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Luigi Cappellari

1867 - 1927

Scheda

“Su, su… svegliati Fonso! Stanot l’è mort al tu padròn!” con queste parole mio nonno, Alfonso Caprara, fu svegliato in maniera trafelata dal padre Giovanni la mattina del 28 ottobre 1927, esattamente ottant’anni fa. Aveva appena compiuto i dodici anni, abitava nella casa dei suoi genitori, vicino allo stallatico gestito dal padre di fianco al Porticone del Venturoli. Aveva compiuto gli studi fino alla sesta e si era dimostrato abbastanza diligente, ma siccome le possibilità per la famiglia erano assai limitate non potè continuare a studiare se non per mezzo di un particolare stratagemma: lui avrebbe svolto il servizio di sagrestano alla chiesa del Crocifisso di cui era rettore don Luigi Cappellari ed in cambio avrebbe frequentato le lezioni nella scuola ‘privata’ dello stesso don Luigi presso la sua casa di via Pillio all’attuale civico 6. La prima persona che mi ha raccontato di don Luigi Cappellari è stato proprio mio nonno nel corso dei lunghi monologhi che era solito tenere durante i pranzi del martedì, quando io, liceale, andavo a mangiare le tagliatelle dalla nonna Enrica. Il nonno inseriva il racconto nella narrazione della sua vita e considerava la morte di don Luigi una sorta di discrimen: di qua l’infanzia, di là l’adolescenza. Lo descriveva come uno di quei traumi che ti cambiano la vita e ti costringono a crescere, a maturare e ad assumerti le tue responsabilità. Infatti in seguito a quella morte tre degli allievi di don Luigi fecero la scelta di entrare in seminario: Bernardo Bernardi, Domenico Rangoni e, appunto, Alfonso Caprara. Essi non scelsero il Seminario Diocesano, ma furono accompagnati dal loro parroco, Mons. Francesco Vancini, da pochi anni a Medicina, presso Seminari di Istituti Regolari. Bernardi e Rangoni si iscrissero al seminario della Consolata a Torino mentre mio nonno si iscrisse al Seminario dei Paolini ad Alba. Ricordo ancora il racconto del nonno che narrava del viaggio in treno di quei tre ragazzini (nati tra il ’15 ed il ’16) accompagnati da Monsignore nel freddo autunno del ’27. Sono diverse le persone da cui ho potuto avere una testimonianza della figura di don Luigi, purtroppo nessuna di queste è più in vita: oltre a mio nonno, mons. Luigi Dardani, il prof. Bernardo Bernardi, Cleto Ramazza, mons. Vittorio Gardini. Intrecciando i ricordi di quelle testimonianze e qualche documento consultato in Archivio Parrocchiale cercherò di delineare un superficiale ritratto del personaggio che è senza dubbio degno di uno studio assai più approfondito.

Don Luigi Cappellari era nato a Medicina nel 1867 da Giuseppe e Vittoria Gualandi, frequentò il Nobile Collegio delle Missioni di Savona dove compì gli studi e dove rimase come convittore mentre frequentava il Seminario di Savona. Fu ordinato prete a Bologna il 20 settembre 1889. Da allora visse e svolse il suo ministero a Medicina. Egli viveva nella casa di sua proprietà in via Pillio al civico 13, con la sorella Luigia e il cognato Barnaba Dalla Rù, aveva l’in carico pastorale di rettore della chiesa dell’Assunta o del Crocifisso1 di cui poteva godere le rendite ed i benefici. In quegli anni a Medicina era presente oltre ai parroci, che furono Mons. Luigi Franchini dal 1880 al 1908, don Umberto Montanari fino al 1921 e Mons. Francesco Vancini, un certo don Giuseppe Buttazzi, medicinese, che svolgeva le mansioni di rettore alla chiesa del Carmine ed era assai attivo insieme a don Luigi nelle attività socio-politiche. Gli anni quindi in cui inserire l’attività di questo nostro personaggio sono quelli dalla fine dell’Ottocento alla data della morte che, come è stato ricordato sopra, sopravvenne nell’ottobre del 1927. Non mi dilungherò sull’importanza storica di quegli anni sia per quanto riguarda le vicende politiche nazionali, dalle lotte operaie alla Grande Guerra, dal “biennio rosso” alla marcia su Roma, sia per quanto riguarda i fermenti all’interno del mondo cattolico, dal non expedit alle aperture di Leone XIII, dalla battaglia contro il modernismo di Pio X al Patto Gentiloni e, infine, dalla costituzione dell’Opera dei Congressi alla nascita del Partito Popolare Italiano. Certamente don Luigi non solo seguì con grande attenzione tutti gli eventi nazionali e locali, ma fu anche un importante animatore e attore delle vicende pastorali e sociali medicinesi. Metterò in evidenza tre aspetti che a mio avviso caratterizzano la personalità di don Cappellari: passione educativa, azione pastorale e passione sociale e politica.

PASSIONE EDUCATIVA | Proprio in quegli anni don Luigi Cappellari diede vita presso la sua abitazione ad una scuola ‘privata’, per i ragazzi che si dovevano preparare a sostenere l’esame di ammissione alle classi ginnasiali o tecniche che avrebbero frequentato poi a Bologna. Cleto Ramazza mi disse: “don Luig, al pareva una cioza cun i pisen” (don Luigi sembrava una chioccia coi pulcini), era sempre attorniato dai suoi ragazzi. Il prof. Bernardi mi disse: “mi soprannominavano al cagnulén ed don Luig (il cagnolino di don Luigi) perché ero sempre dietro a lui”; la migliore gioventù medicinese di quegli anni passò dalla sua scuola. Di ciascun allievo era solito farsi lasciare una fotografia spesso con dedica. In Archivio Parrocchiale ne sono conservate ancora tante, da quelle abbiamo tratto le immagini qui riprodotte. Don Luigi aveva una forte passione educativa e cercava di appassionare i suoi allievi al piacere della conoscenza, la sua ‘scuola’ era rifornita di enciclopedie geografiche, scientifiche e storiche, spesso non si tratteneva nemmeno dall’andare a casa dei genitori dei ragazzi meritevoli per insistere affinché permettessero loro di continuare gli studi. Anche le cartoline conservate in Archivio sono assai numerose, e testimoniano l’attaccamento degli allievi al loro maestro. La grande passione di don Luigi fu senza dubbio la lingua latina. Egli possedeva numerosi testi classici e spesso gli stessi sono corretti e commentati da lui a penna. Mons. Dardani raccontava di aver assistito da ragazzo ad una lite furibonda tra don Luigi e il dottor Gino Zanardi a proposito dell’insegna in lingua latina da apporre al ‘nuovo’ acquedotto (quello della Fabbrica in via S. Vitale): non si trovavano d’accordo sul testo; purtroppo Dardani non ricordava il motivo della lite, ma sappiamo per certo che il testo, che ancora oggi campeggia, è “limpida, pura, levis populo fluat utilis”.

AZIONE PASTORALE | Da buon sacerdote don Luigi Cappellari svolgeva le sue funzioni religiose quotidiane con serietà e costanza. Si rimetteva alla volontà del parroco chiunque fosse. Insieme a Mons. Franchini, con cui ebbe un ottimo rapporto di stima, svolse un importante compito educativo e di intrattenimento dei ragazzi e dei giovani anche presso i locali attigui alla chiesa del Suffragio, in cui istituì il Teatro Alfieri, dove ogni anno a carnevale ed in altre occasioni venivano messe in scena dai giovani medicinesi alcune commedie. La collaborazione con don Umberto Montanari fu assai più difficoltosa per divergenze di carattere e forse anche politiche; senza dubbio Montanari riuscì a farsi molto ben volere dai cattolici medicinesi, tanto che, quando fu sostituito da don Vancini, furono tanti i gesti anche plateali dei parrocchiani contro questo avvicendamento… ma questo è un altro discorso. I sei anni di collaborazione con Vancini, invece, furono sereni e di una collaborazione fattiva.

PASSIONE SOCIALE E POLITICA | Il carattere di don Luigi era assai focoso ed impulsivo, diceva quello che pensava a chiare lettere; non solo diceva, ma spesso scriveva ai giornali o nel suo diario, conservato in Archivio Parrocchiale, con una sagacia e una forza di spirito e di ironia veramente brillanti. Certo non era un tipo ‘diplomatico’, le cose che diceva spesso potevano anche ferire, me senza dubbio era sincero e spontaneo. Questa sua forza di spirito la usava soprattutto in quella che probabilmente fu una delle battaglie più importanti della sua vita: la lotta contro il socialismo e gli atteggiamenti spesso anticlericali che questo comportava. In una terra in cui gli ideali socialisti erano diffusi ed avevano avuto una buona fortuna presso le masse, la battaglia di don Luigi fu tutta nel diffondere un altro modo di vedere la realtà e di pensare l’individuo in rapporto allo Stato. Fin dalla fine dell’Ottocento, dalle istituzioni, per volere dei Vescovi, in ogni parrocchia sorsero dei Comitati Parrocchiali dell’Opera dei Congressi, l’attività di don Luigi fu frenetica e trainante, per quelle persone che si dichiararono disponibili a sostenere le sue stesse idee politiche. Venne costituita la Società Operaia Cattolica di Mutuo Soccorso, in occasione delle competizioni elettorali veniva costituito un Comitato Elettorale Cattolico che aveva il fine di “raccogliere e istruire elettori e tenerli pronti alle elezioni comunali, provinciali e politiche”, non solo, ma l’obiettivo era anche quello di “costituire in ogni Sezione un corpo di elettori forti moralmente e fisicamente che sorvegli gli uffici, rassicuri i timidi, impedisca le sopraffazioni e le violenze”. In occasione delle elezioni comunali del 1899 a Medicina i cattolici ed i moderati conclusero un’alleanza per sostenere una lista alternativa a quella socialista. La trattativa per questo accordo, però, non fu facile per un motivo molto semplice: da un lato i moderati non volevano la presenza in lista di don Cappellari perché “si dà un colore troppo nero e retrogrado al Consiglio”, dall’altro lato i cattolici non volevano rinunciare alla presenza del sacerdote che rappresentava un punto di riferimento per molti cattolici medicinesi. Dopo una accesa discussione i cattolici cedettero e ritirarono la candidatura di don Luigi. Nei primi anni del Novecento furono istituite anche una scuola serale frequentata da una cinquantina di persone e l’Unione Professionale del Lavoro, con 360 adesioni, con lo scopo di “allontanare i contadini, gli operai, i lavoratori dalle lusinghe e dalle insidie del socialismo, di assisterli nei loro bisogni religiosi, morali, economici armonizzando pacificamente i loro interessi con quelli delle classi superiori secondo carità e giustizia”. In diverse occasioni lo stesso don Luigi cercava di aiutare le persone a trovare lavoro presso suoi conoscenti. Nel 1902 fu istituito anche a Medicina il movimento della “Democrazia cristiana” di don Romolo Murri, e, in occasione di un’iniziativa pubblica presso la chiesa del Carmine, si discusse dell’Enciclica Rerum Novarum con grande partecipazione di pubblico con garofani bianchi all’occhiello. Quali fossero le posizioni di don Luigi dopo la Grande Guerra non è chiaro, egli certamente aderì alle idee del Partito Popolare Italiano di don Sturzo, ma non è facile capire quale fosse il suo rapporto col nascente fascismo. Di certo egli era molto legato ai fratelli Gaetano e Carlo Calza, con i quali fece anche alcuni viaggi in questi anni, che negli anni Venti non erano esponenti del partito fascista medicinese. Non ne era affatto estraneo, invece, Emilio Cacciari la cui nomina a Podestà di Medicina fu commentata così da don Luigi: “I’an fat al piò sumar ed Migina!” (hanno fatto il più somaro di Medicina); ora che dietro a quest’affermazione si nasconda una valutazione politica oppure una considerazione ‘da maestro’ (quale fu don Luigi di Cacciari) non è facile capire. Certo è che la lettera scritta da Cacciari a don Luigi in data 27 marzo 1924 presentandosi come “suo vecchio scolaro” ed evidenziando come “solo questo partito (fascista n.d.a.) e nessun altro ha saputo difendere e valorizzare la fede che dalla guerra in poi era stata dimenticata ed offesa” ha tutta l’aria di una risposta ad una contrapposizione in atto.

UNA ANTOLOGIA DI “SPOON RIVER” MEDICINESE | Don Cappellari era solito comporre, su richiesta, i testi dei ricordi funebri (le cosiddette murtlin) con brevi parole che descrivessero il defunto. In Archivio Parrocchiale è conservato un suo quaderno con raccolti tutti i testi scritti per diverse persone; inoltre nel suo diario don Luigi riportava brevemente la biografia delle personalità e spesso anche dei socialisti che morivano senza risparmiare commenti e critiche fulminanti. Non solo, ma era anche solito conservare i ricordi funebri scritti da altri preti e commentarli a matita (evidenziando le affermazioni che non condivideva). Insomma, mettendo insieme tutto questo materiale sulla scia di Edgar Lee Masters si comporrebbe una Antologia di Medicina.

Enrico Caprara

Testo tratto da "RICORDO DI DON LUIGI CAPPELLARI", in "Brodo di serpe - Miscellanea di cose medicinesi", Associazione Pro Loco Medicina, n. 5, dicembre 2007.