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Calderara di Reno, (BO)

1919 | 1943

Insediamento

Schede

Il Comune di Calderara e' nella pianura bolognese a sinistra del Reno e il suo territorio, in passato esclusivamente agricolo, si è riempito, dalla meta' del '900, di insediamenti industriali ed artigianali.

Il Comune, fondato sotto il governo Napoleonico nel 1802, col nome di "San Vitale e Calderara", nel Cantone di Bologna, Distretto del Reno elesse il primo Sindaco, Agostino Carpi.
Pochi anni dopo i due Comuni di Longara e Sacerno furono aggregati a Calderara.

Notevoli opere del '900 sono l’attuale Teatro Spazio Reno (ex Casa del Fascio), l'Acquedotto Renano, la Chiesa Parrocchiale di Calderara, alcuni edifici scolastici, i monumenti ai Caduti della Guerra del 1915-18 (un bronzo del Prof. Borghesiani inaugurato nel 1926) e quello alla Resistenza di Nicola Zamboni e allievi).

Negli anni del primo dopoguerra i lavoratori della terra di Calderara parteciparono alle lotte sociali e alle elezioni amministrative del 31 ottobre 1920 con le quali fu rieletto Sindaco il socialista Giuseppe Bassi (1882) di professione cestaio.
Nel corso del 1921 si ebbero le prime azioni squadristiche a Calderara: uno dei primi attacchi avvenne il primo maggio contro un comizio comunista; successivamente, il 4 giugno, nella frazione di Castel Campeggi, gli squadristi, alla ricerca dell’antifascista Celso Guazzaloca, spararono alla moglie e al figlio.
Le violenze fasciste continuarono: una notte, una squadra di fascisti distrusse completamente una sede operaia in località Zoppo di San Vitale di Reno. Alcune sere dopo i fascisti tentarono di distruggere lo spaccio della cooperativa di consumo, ma vennero respinti da un gruppo di lavoratori. Nell’estate di quello stesso anno si susseguirono altri numerosi scontri ed aggressioni.
Il 21 maggio 1922 fu indetto un comizio sindacale e gruppi di fascisti aggredirono lungo le strade i lavoratori che si recavano alla riunione e, in piazza, minacciarono con le armi e bastonarono quanti vi si trovavano radunati, provocando una ventina di feriti. I carabinieri intervennero ed impedirono il comizio. Quattro giorni dopo un gruppo di fascisti tentò di entrare nella Cooperativa agricola, ma venne respinto da un centinaio di lavoratori; nel pomeriggio oltre 200 fascisti lanciarono bombe contro il capannone della Cooperativa agricola e dentro la sede della Cooperativa di consumo, contro un fienile e una casa colonica. Molti operai furono percossi dagli aggressori e due vennero feriti gravemente da colpi di arma da fuoco. Le forze di polizia arrestarono 8 fascisti.
A metà del 1922 il Consiglio Comunale si trovò in condizioni di non poter più operare e il Sindaco, il 9 luglio, rassegnò le dimissioni.
Durante gli anni del regime fascista 45 calderaresi furono arrestati per attività antifascista, 12 furono condannati dal Tribunale Speciale ad un totale di 71 anni e 10 giorni di carcere, e 10 furono mandati al confine.
Il 7 novembre 1930, per l’anniversario della Rivoluzione sovietica, vennero appese bandiere rosse ai fili dell’alta tensione e comparvero varie scritte sui muri di Calderara; per questo furono arrestati 21 calderaresi.
Uno degli arrestati, il muratore venticinquenne Ferdinando Albertazzi, il 6 dicembre 1931 morì a causa delle percosse subite.
Adelmo Arbizzani, nativo di San Giorgio di Piano e residente a Calderara, entrò nelle Brigate Internazionali e fu ucciso in Spagna.
Nella frazione di Sacerno, nel maggio del 1943, sorse uno dei primissimi Comitati di Difesa Contadina, allo scopo di impedire la sottrazione dei prodotti da parte dei fascisti e dei tedeschi, e per rivendicare miglioramenti economici.