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Giovanni Pellicciari detto/a Gianni

15 Agosto 1926 - [?]

Scheda

Giovanni Pellicciari, «Gianni», da Giuseppe e Fernanda Masotti; nato il 15 agosto 1926 a Bologna; ivi residente nel 1943. Diploma di scuola media superiore. Rappresentante.
Antifascista, per la sua formazione cristiana, per l'educazione ricevuta in famiglia, per esser cresciuto nel milieu dei perseguitati politici di via del Pratello, subito dopo l’8 settembre 1943 decise, insieme con alcuni amici, di entrare nella lotta di liberazione.
Nell'inverno 1943, come delegato aspiranti della GIAC di Santa Maria della Carità, partecipò alle conversazioni tenute nel convento di San Domenico e nel collegio di San Luigi su tematiche sociali ed economiche.
Nell'inverno 1943-44 partecipò alla raccolta di armi e munizioni e alle attività assistenziali organizzate per le vittime della repressione fascista.
Ben presto si rese conto che non bastava la sola partecipazione alle azioni militari e all'attività assistenziale, ma occorreva entrare nella lotta politica antifascista, occorreva costituire un movimento democratico cristiano politicamente preparato, capace di elaborare un programma, di inserirsi con suoi rappresentanti negli organismi e nei CLN di quartiere che venivano costituendosi. E il passaggio dall'adesione spontanea alla Resistenza alla presenza politica come gruppo cattolico, fu segnato da una lunga e travagliata fase di elaborazione che mise in luce l'impreparazione politica, dottrinale, ideologica dei giovani cattolici cresciuti sotto il fascismo, la loro inesperienza nel lavoro politico clandestino, perché ad essi erano mancati i contatti con i militanti del PPI, perché non a conoscenza dell'esperienza maturata in altri contesti cattolici anche regionali.
Dagli incontri in San Domenico e in San Luigi nacque il ristretto gruppo, di cui fu uno dei protagonisti con Achille Ardigò, Alfonso Melloni, Egisto Pecci, Roberto e Rosalia Roveda, Vittoria Rubbi, Angelo Salizzoni che, aiutato da Fulvio Milani, incominciò a riunirsi presso la chiesa di San Giovanni in Monte con l'assistenza di mons. Emilio Faggioli, e ad elaborare un programma e una strategia politica per il movimento democratico giovanile. Per la sua attività di rappresentante di una ditta di Milano, fu incaricato di mantenere i contatti con il gruppo milanese.
Nel giugno 1944, nella sede dell'AC di via Zamboni, dopo accese discussioni, fu costituito il movimento democratico giovanile della DC, nel quale non assunse nessun incarico.
Militò nella 6ª brigata Giacomo.
Rastrellato una prima volta all'Eremo di Tizzano (Zola Predosa) il 10 ottobre 1944, condotto alle Caserme rosse, il 12 ottobre riuscì a fuggire a seguito del bombardamento. Ripresi i contatti con Roveda e Pecci, ritornò, su ordine del CUMER, a Monte Capra presso l'Osservatorio dell'Eremo per recupepare un aviolancio.
Venne di nuovo rastrellato alla fine di ottobre 1944 con Roveda e condotto a Colle Ameno (Pontecchio Marconi - Sasso Marconi), consegnato alla Feldgendarmeria. Fu trasferito a Bologna e rinchiuso in una villa. Non tentò la fuga perché, essendo in possesso di tessera della Todt, era sicuro del suo rilascio. Fu condotto a Fossoli (Carpi - MO) benché affetto da un'influenza degenerata in una «provvidenziale» broncopolmonite che gli evitò la deportazione in Germania. A seguito del bombardamento del campo di Fossoli, raggiunse Carpi e si nascose in un rifugio antiaereo dove ritrovò molti amici che lo aiutarono a rientrare a Bologna. Ripresi i contatti con il suo gruppo, proseguì la sua attività nella Pro-Ra.
Riconosciuto partigiano con il grado di maresciallo dall'1 settembre 1944 alla Liberazione. [AQ]