Note sintetiche
Onorificenze
Medaglia di Bronzo al Valor Militare
Forni Ferdinando, da Bologna, 87° battaglione Milizia Territoriale.
Assunto volontariamente il comando di una squadra incaricata di costruire, di giorno, una trincea, a breve distanza dalla linea nemica e sotto intenso tiro che cagionava numerose perdite, con perizia e sprezzo del pericolo, per parecchi giorni, riuscendo sempre di esempio ai suoi dipendenti, assolveva molto lodevolmente il suo compito. In un successivo combattimento, dopo aver dato nuove prove della sua devozione al dovere ed alla Patria, cadeva gloriosamente sul campo.
Monte Fortin, 20 maggio - 5 agosto 1916;
Veliki-Kribach, 12 ottobre 1916.
Regio decreto del 10 agosto 1923.Croce di Guerra al Valor Militare
Forni Ferdinando, da Bologna, sottotenente 87 battaglione milizia territoriale.
Monte Fortin Casso, 20 maggio-15 agosto 1916.
Scheda
Ferdinando Forni, (Medaglia di Bronzo e Croce di Guerra) di Alberto, sottotenente nel 78 reggimento Fanteria, nato a Milano nel 1894, dimorante a Bologna, morto per ferite sul Carso il 12 ottobre 1916, sepolto nel cimitero di Doberdò. Commerciante. Celibe. Viene assegnato al 78° negli ultimi mesi prima di morire.
Così viene ricordato nel libretto a lui dedicato dalla famiglia dopo la sua morte: "Era nato a Milano il 30 giugno 1894, primogenito, da Alberto Forni e da Carolina Tosi, bolognesi ma oriundi entrambi da famiglie di fieri patrioti romagnoli: il nonno materno, Bartolomeo Tosi, di Rimini, volontario del I Reggimento Granatieri di Sardegna, aveva partecipato alle campagne del Risorgimento. Ed egli pareva riassumere in sè, fuse con italica armonia, le peculiari virtù delle terre che più avevano influito sulla Sua anima: il fervore di feconda attività, la volontà tenace dell'industre metropoli lombarda; la pensosa dolcezza, la fine sensibilità spirituale ed intellettuale della capitale emiliana – raccolta a meditare ed a sognare sotto l'arco dei suoi portici intimi e un poco tristi o su per l'erta delle sue ridenti colline -; e la pronta vivacità dell'intelletto, l'impulsiva generosità, la fierezza indomita, la lealtà ad ogni costo, della forte terra di Romagna, ricca di messi e d'ideali. Amava la vita. Come sanno amarla le anime veramente buone e forti. (...) Sul finire del 1910, mentre si preparava a frequentare il terzo corso dell'Istituto Tecnico, da una importante ditta di Francoforte sul Meno, della quale il padre era rappresentante per l'Italia, gli veniva offerto un impiego, apprezzabile per la possibilità di una vasta esperienza commerciale. Col consiglio paterno, egli decideva di accettarlo. A sedici anni lasciava il tranquillo insegnamento della scuola, per cercare quello più duro della gran maestra: la vita. Partì a metà febbraio 1911 e nel distacco, penosissimo, dai Suoi, seppe mostrarsi il più forte. Nella sua vita all'estero, Lo seguiva l'amore dei Suoi e l'aiuto e la vigile protezione del padre, conosciuto nella colonia italiana di Francoforte. (...) Occupato tutto il giorno, dedica la sera allo studio teorico della lingua tedesca con un maestro. E non tralascia di allargare, da sè, la propria cultura. (...) Segue con amore la sua vita famigliare, le vivende della Sua Patria, della Sua città, del Suo bel Battaglione, il cui significato di profonda italianità ingigantisce nella lontananza. Buono e affettuoso, aveva creduto, giungendo in Germania, di potersi affiatare col popolo – allora alleato – che Lo ospitava. Ma più lo conosce, più se ne sente lontano e deluso. Lo nausea, lo sdegna, la diffidenza e l'ipocrisia che sente pervadere la vita tedesca, che vede gravare, sotto una vernice di cortese amicizia, nei rapporti della Germania verso l'Italia e che Gli si rivela compiutamente allorchè scoppia la guerra di Tripoli. (...) Finalmente, il 29 giugno 1912, ritorna in Italia. Compie l'indomani i diciotto anni. Subito porta tutto l'impulso della Sua fresca e tenace energia nell'azienda creata dal padre. (...) Nel 1913 anche il fratello Lo segue nella ditta e, più tardi, previdentemente Egli vi chiamerà la sorellina, appena diplomata maestra. Guida fu ai fratelli, che ora, continuandone l'opera e raccogliendone il frutto, sentono indelebilmente, con la più grande riconoscenza, tutto il vuoto insanabile lasciato, anche nel lavoro, dalla perdita di Lui. (...) Giunge l'Agosto 1914. La guerra europea. La neutralità italiana. Al contrario del fratello, Egli non è subito interventista. Spera in un primo tempo che la ragione ed il diritto trionfino senza ulteriore spargimento di sangue e che cessi l'immane conflitto di popoli. (...) Appartenne alla terza categoria, fa, all'inizio del 1915, volontaria domanda per essere nominato Sottotenente nell'arma di Fanteria. Lo è con R. Decreto 18 aprile 1915 ed è assegnato, pel caso di mobilitazione, al Distretto Militare di Mantova. Egli ha ferma fiducia nella vittoria, ma non si illude: ne prevede lunga e difficile la conquista. Al fratello diciottenne che si arruola pure volontario, Egli spesso ammonisce: "Parto io subito, e con orgoglio, per compiere il mio dovere di Italiano. Ma tu, più giovane, avresti dovuto restare qualche mese a consolare la nostra mamma, a renderle meno doloroso il duplice distacco. Non dubitare: avresti avuto ugualmente tutto il tempo di offrire il tuo tributo alla Patria!".