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Un mulino in mezzo a un luogo montuoso

1826

Dettagli

In un impianto ancora classicista, con gli alberi a chiudere le quinte e la strada a invitare lo sguardo verso le montagne che chiudono l’orizzonte, si distinguono nella luce dorata del pomeriggio un mulino e poche figure solitarie: una donna con un secchio in primo piano e, sulla strada, un viaggiatore a cavallo che sembra chiedere indicazioni lungo il cammino. Fu Renzo Grandi (in Bologna 1983) a restituire per primo questo paesaggio a Ottavio Campedelli, leggendo l’iscrizione sul retro che lo data al 1826. Claudia Collina (in Bologna 1994) vi vedeva una dimostrazione di un interesse naturalistico precoce del pittore, che dovette, evidentemente già dal terzo decennio del secolo, muoversi su un doppio registro, quello più classicista del suo esordio nel 1816 – e che gli valse premi Accademici nel 1818 e nel 1821 – e questo, di ascendenza olandese, che già gli riconosceva, seppur con giudizi discordanti, la critica a lui contemporanea.

Già nel 1835 infatti Salvatore Muzzi scrive che: «dipinge la natura siccome la vede e nelle cose imponenti e nelle sue parti le più piccole» (cit. da Renzi in Bologna 1983, p. 98). Controprova di questa tendenza già negli anni Venti, è l’osservazione che Varignana fece sul questa tavola, allora ancora anonima, nella quale distingueva una matrice «sorprendentemente soltanto inglese» (1977, p. XXVI), riconoscendo in essa quella radice comune al nostro pittore – come a un John Constable – rappresentata dalla pittura di Jan van Goyen e Salomon van Ruysdael. Resta però da meglio comprendere da cosa e da quali incontri o viaggi, possa esser nata questa prima evoluzione. Questa infatti non può essere spiegata dal viaggio a Roma ipotizzato da Collina soltanto nel 1840 (in Bologna 1994, p. 101), e di cui sarebbero frutto sia alcuni album di disegni ricchi di soggetti romani (si veda Varignana 1977, tavv. 81-124 e pp. 295-335), nei quali la studiosa sente echi della pittura degli olandesi ma trapiantati a Roma, Hendrikt Voogd e Abraham Teerlink, sia i quadri portati dal pittore all’esposizione accademica del 1841 (Rupe Ferronia al Sasso e Cascatelle di Tivoli), letti già all’epoca come un ulteriore cambio di passo da parte del pittore (Pancaldi cit. da Grandi in Bologna 1983 e da Collina in Bologna 1994). Per dare qualche esempio del contesto locale, è interessante notare le scelte dei giovani pittori. Nel 1837 il quasi esordiente Alessandro Guardassoni sceglie di esporre: «Un paese colorato ad olio, in cui si vede un temporale, tratto da Woot [Pieter de Hooch, n.d.r.]» (Atti 1837, p. 67). Nel 1853 l’oggi sconosciuto Alfonso Manfredi (1826-1887) si presenta all’esposizione con delle copie da Campedelli, evidentemente suo riferimento ideale, ma già nel 1856 – l’anno in cui si dà notizia della stanza paese che Campedelli ha dipinto per sé – sarà celebrato per i suoi paesaggi delle montagne svizzere e della Savoja che evocano «vaghezza» e «orrore», ben lontani dallo stile lenticolare e osservatore del suo vecchio maestro (Bellentani 1856, pp. 63-65). 

Ottavio Campedelli (Bologna, 1792 - ivi, 1862), Un mulino in mezzo a un luogo montuoso, olio su tavola, cm. 35 x 45, 1826. Sul retro: Ottavio Campedelli fece 1826; Di Ragione Pietro Rizzoli Ebanista. Bologna, MAMbo - collezioni storiche.

Isabella Stancari

Bibliografia: Varignana 1977, p. XXVI; Grandi in Bologna 1983, p. 100; Collina in Bologna 1994, p. 34. Riferimenti bibliografici nel testo:Atti della Pontificia Accademia di Belle Arti in Bologna, Bologna, Tipografia Governativa Alla Volpe, 1841; G. Bellentani, La premiazione e l’esposizione di belle arti, agraria e industria del 1856 in Bologna, Bologna, Carlo Gamberini Editore, 1856; F. Varignana, (a cura di), Le collezioni d’arte della Cassa di Risparmio in Bologna. I disegni, III, Bologna, Alfa-Cassa di risparmio in Bologna, 1977; R. Grandi (a cura di), Dall’Accademia al vero. La pittura a Bologna prima e dopo l’Unità, Bologna, 1983, Catalogo della mostra (Bologna, Galleria d’arte moderna, 29 gennaio-4 aprile 1983); C. Poppi e C. Collina (a cura di), Collezionisti a Bologna nell’Ottocento: Vincenzo Valorani e Luigi, Catalogo della mostra (Bologna, Collezioni comunali d’arte, marzo-maggio 1994), Casalecchio di Reno, Grafis, 1994.