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Ugo Bassi e Giovanni Livraghi condotti al supplizio

seconda metà del XIX sec.

Schede

Silvio Faccioli (Bologna, 1836 - ivi, 1886), Ugo Bassi e Giovanni Livraghi condotti al supplizio, seconda metà del XIX sec. Museo del Risorgimento Bologna, inv. 2057. Ugo Bassi e Giovanni Livraghi sono ritratti nel momento in cui escono da Villa Spada, scortatti dal plotone d'esecuzione e condotti all'estremo supplizio: l'8 agosto 1849 vennero fucilati dai militari austriaci in un campo posto dietro il portico che dal Meloncello collega il cimitero della Certosa.

Silvio Faccioli fu artista che non operò al di fuori della cerchia locale; non rimase insensibile alle influenze stilistiche toscane, mediate a Bologna da Antonio Puccinelli e, soprattutto in questo caso, dai partecipanti all'Esposizione bolognese del 1862, dove era presente un dipinto di Vincenzo Cabianca insieme a quelli di altri artisti della scuola di Staggia. Influssi profondamente assorbiti anche da Alfonso Savini, che col dipinto 'Io mi sedea in parte..." vinse il Premio Curlandese del 1863, quadro in cui è riconoscibile l'influenza della contemporanea ricerca pittorica sull'"effetto dell'aria" di Cabianca "tesa ad un impiego della macchia in chiave di colta e raffinata eleganza" (A. Borgogelli 1983, p. 195). Circa a tale data si fa risalire anche questo quadro (C. Poppi, 1983, p. 200) dove il Faccioli, "evitando ogni accento retorico, intende dare del fatto una versione quasi cronachistica limitandosi ad indugiare sulla caratterizzazione dei volti, che in alcuni casi giungono ad espressioni quasi caricaturali" (ibid.). Il taglio del quadro è fotografico e si riscontra una particolare attenzione al contrasto tra luce ed ombra che si avvicina agli "sbattimenti di luce" propri del Savini. Si rilevano suggestioni toscane soprattutto nello scorcio del giardino di Villa Spada: sullo sfondo l'artista riesce a rendere un bosco in cui la liricità è espressa da delicate sfumature di colori, che creano un'atmosfera rarefatta, tanto che questo brano di pittura potrebbe costituire di per se un dipinto autonomo di qualità.

Tratto da Claudia Collina, La collezione dei dipinti a olio del Museo civico del Risorgimento di Bologna, 1993.