Schede
Siamo nel giugno del 1887 e Fabio Fabbi relizza uno dei suoi capolavori belle epoque: due figure femminili adagiate sul Lungarno intente a pescare con le loro canne di legno.
Vestite di gran lusso, insieme sono l’immagine tangibile di come Fabbi pensava alla figura femminile nel proprio contemporaneo. La grande attualità con cui egli le descrive scardina infatti il concetto di donna di fine Ottocento. La prima, vestita con un candido abito bianco e delicati pois, ha accanto un ombrellino rosa rovesciato sul prato. Dettaglio da non sottovalutare poi, le calze arancioni che sbucano simpaticamente dal vestito. Accanto a lei siede la sua amica che, con un cappellino di paglia impreziosito da piume nere, sfoggia un abito a righe blu e rosa da far invidia alle donne di Boldini o De Nittis. La differenza? Queste non sono ritratte in contesti elenganti e aggraziati, magari ad una gara di corse di cavalli oppure in un ricco interno da alta borghesia. Al contrario, vestite di tutto punto, eleganti, raffinate, preferiscono dedicare il momento a pescare sull’Arno piuttosto che ad una serata di gran gala. Attività congeniale soprattutto agli uomini, ma che esse si conquistano con la propria attitudine alla spontaneità, con un tocco di sano menefreghismo.
Forse esse si erano stancate dalla folla aristocratica che si radunava nei lidi balneari sorti sul fiume Arno nell’Ottocento? Tra i tanti, quello più aristocratico era proprio davanti allo studio di Fabio Fabbi in Lungarno Serristori. Esso era molto organizzato, con tende da sole, camerini singoli ed era naturalmente frequentato dal fior fiore della società fiorentina. E’ possibile che le due donne, annoiate dal vociare della folla avressero deciso di staccarsi per dedicarsi momenti più tranquilli e autentici in riva al fiume? Improvvisando magari una gita fuori porta. Ma un particolare ci viene in aiuto. In alto a destra si riconosce un edificio rinascimentale che permette di collocare topograficamente il luogo: è la celebre villa La Casaccia a Bellariva in Lungarno Cristoforo Colombo. Essa a metà Ottocento fu frequentata dagli artisti macchiaioli come Fattori, Telemaco Signorini o Silvestro Lega che andavano in visita dai proprietari, una famiglia di pittori livornesi, facendo da sfondo a numerose loro opere. Essa divenne un importante circolo culturale tanto che letterati come Carducci o Panzacchi furono ospiti fissi, il cosiddetto “Cenacolo Bellariva”. Anche dal punto di vista storico l’opera è di grande interesse, poichè è firmata e datata “giugno 1887”. Fabbi era tornato da poco tempo dall’Egitto, dove era stato tra il giugno e l’ottobre del 1886. Di lì a poco avrebbe partecipato con Una terrazza ad Alessandria all’Esposizione del Circolo degli Artisti di Firenze del 1888. In quest’ultima appare una donna che ricorda moltissimo la pescatrice vestita di bianco in primo piano, era la stessa modella? Chissà.
Pescatrici sull’Arno può entrare nel novero delle opere inserite nel filone occidentalista di Fabio Fabbi, a cui fanno parte grandi capolavori preziosi e fuori dal tempo, uniti dal filo sottile del “bel vivere” e del relax: quello delle località ludico-balneari che sul finire dell’Ottocento ebbero un così vasto successo di pubblico. Tra questi si possono citare, tra i tanti, Bagnanti al Lido di Casalecchio o Bagno Balena. Tuttavia Pescatrici riesce sorprendentemente a superare quei confini grazie alla scelta ideata da Fabbi nell’invenzione delle protagoniste. Un’opera nuova che dialoga con lo spirito irriverente delle stesse giovani pescatrici curiose.
Francesca Sinigaglia, 2021.
Fabio Fabbi, Pescatrici sull’Arno alla Casaccia di Bellariva, 1887 (giugno), olio su tela, 43 x 32 cm, Collezione Archivio Fabio Fabbi.