Schede
Dopo la prima fugace comparsa in città avvenuta nel 1796, quando ancora era generale comandante dell’Armata francese in Italia, Napoleone Bonaparte tornò a Bologna in veste ufficiale dal 21 al 25 giugno 1805, quando ormai era divenuto Imperatore e Re d’Italia. Il solenne ingresso da Porta San Felice, la memorabile cavalcata a San Michele in Bosco, la grandiosa parata militare ai Prati di Caprara, il déjeuner a Villa Marescalchi e la successiva salita al Colle dell’Osservanza costituirono altrettanti episodi destinati a rimanere a lungo impressi nella memoria collettiva della città. Così il celebre diarista Giuseppe Guidicini descriveva l’arrivo di Napoleone I in città:
21 giugno. Alle ore 3 pomeridiane è arrivato Napoleone allo sparo dell’artiglieria ed al suono di tutte le campane della città, felicitato dai parrochi in cotta e stola davanti alle chiese parrocchiali dove passava, come fu fatto anche ieri per l’Imperatrice. I detti parrochi erano accompagnati dai loro preti. L’Imperatore era stato ricevuto ai confini dal prefetto Somenzari. All’arco di trionfo fuori di San Felice, dal signor Domenico Bettini, presidente della municipalità, gli sono state presentate le chiavi, che ha ricusato dicendo che stavano bene nelle mani di chi erano… Ha accettato la Guardia d’onore e la cantata di un inno in sua lode, terminato il quale è entrato in città in mezzo a mille acclamazioni, che lo hanno accompagnato fino a Palazzo Caprara. Per tutta la strada vi era una doppia spalliera di soldati ed alla porta di san Felice la Guardia nazionale. La sera ha avuto luogo l’opera seria nel teatro del Corso. Terminato il ballo, le loro maestà si sono ritirate al loro alloggio. Tutta la città, come la sera precedente, era illuminata, e dal Palazzo Caprara sino al teatro, anche con numerose fiaccole. (Guidicini, vol. terzo, pp. 61-62)
Al generale coro di ammirazione si unirono anche personaggi in genere tutt’altro che teneri. Così, Tommaso De’ Buoi descrive nel suo Diario la festa offerta all’Imperatore nella prestigiosa sede del Teatro Comunale:
23 giugno. L’Imperatore la mattina ascoltò la Messa nell’Oratorio privato di Casa Caprara; la sera vi furono gran fuochi di gioja sulla Piazza del Mercato, ove in una elegante Galleria formata intervennero le LL.MM., e dopo andarono al Gran Teatro illuminato con gran sfarzo a giorno, il pavimento della platea era stato innalzato a livello del pavimento del Palco scenico, e fatta una grande apertura in faccia al guasto, per unire al Teatro il giardino fittizio formato con molta eleganza in riparti graziosi di fioriti parterre, e di gulie, di viali di alberi, di vaga artificiale fontana, di laberinti, e di spalliere verdi tutto illuminato vagamente, e così bene inteso, …, che i Francesi ebbero a dire di non potersi nulla di più gajo vedere a Parigi. Le MM.LL. vi si trattennero brev’ora, e la festa proseguì fino a giorno. (De’ Buoi, p.184)
Una nutrita serie di decisioni in campo economico ed amministrativo, adottate dall’infaticabile Imperatore nel suo breve soggiorno bolognese (riapertura della Zecca in città, sgravi daziari per la tradizionale produzione locale dei veli, stanziò i fondi per realizzare il “pubblico passeggio” creato alla Montagnola, ecc.), lo resero poi molto popolare sia tra la gente comune che tra i sospettosissimi aristocratici non sensibili in passato alle nuove idee di Francia. Fedeli alle antiche tradizioni locali, la Municipalità decretò, ad onore e gloria di Napoleone e come ringraziamento a Dio, un solenne Tedeum con tutte le autorità presenti, una discesa straordinaria dell’immagine della Vergine di San Luca in città, che venne ospitata in San Petronio per tre giorni, e una “sparata in piazza d’Armi”. (De’ Buoi, pp.184-185)
A memoria postuma di quei giorni, restarono le cronache citate, e altre ancora, i resoconti sui giornali, manifesti e fogli volanti; e ancora lo stendardo della Guardia d’onore presentato all’Imperatore dalla Municipalità (in seta avorio, reca dipinti da un lato l’aquila napoleonica e dall’altro il leone simbolo di Bologna) e l’uniforme dei Veliti reali (corpo d’onore composto da un Reggimento, per un totale di 12 compagnie di 100 uomini ciascuna, destinati al servizio presso i palazzi reali) oggi conservati al Museo civico del Risorgimento.
Mirtide Gavelli