Schede
Questo percorso ha come scopo quello di mostrare in che modo la cultura neoclassica - che comprende il XVIII secolo e oltre la metà del XIX - e la cultura romantica - che si estende dal primo quarto del 1800 fino agli albori del 1900 - si esprimono attraverso le iscrizioni lapidarie e i monumenti del Cimitero della Certosa. Il cimitero storico monumentale, infatti, essendo stato istituito nel 1801, rispecchia il clima intellettuale di entrambi i movimenti culturali. In particolare, nel considerare la necropoli bolognese come espressione del periodo neoclassico e del periodo romantico, è indicativo che questo ultimo sia stato definito dalla scrittrice Caroly De Gaix, in contrapposizione alla precedente epoca neoclassica, "il tempo delle belle morti". Il tema della morte, infatti, è uno dei più ossessivi leitmotiv del romanticismo, che opera una rivoluzione radicale rispetto al secolo appena trascorso. Infatti, il Settecento, l'epoca dei lumi, aveva spostato l'attenzione sulla vita, e aveva cessato di concentrarsi sulla morte. Il Settecento spoglia la morte dell'enfasi e della tensione drammatica da cui è solitamente circondata e invita a godere della vita, senza temerne la fine. La cultura neoclassica da' importanza alla razionalità umana, mentre il romanticismo rivaluta la sfera del sentimento, della passione e anche dell'irrazionalità. Mentre il romanticismo è un movimento di grandi suggestioni religiose, il neoclassicismo è profondamente laico, e persino ateo, come dimostra il pensiero di alcuni scrittori dell’epoca. Per esempio le teorie di Rousseau furono particolarmente dibattute, al tempo, a causa dei giudizi in ambito religioso contenuti in esse. L'idea di Rousseau, che l'uomo fosse buono per natura, era in contrasto con la dottrina del peccato originale; inoltre nel “Contratto Sociale” (1762) Rousseau afferma che i seguaci autentici di Gesù non potranno mai essere buoni cittadini, ragione per cui questo libro fu condannato. Rousseau non fu comunque un ateo, anche se la sua fede e la sua filosofia contrastavano diversi principî del cristianesimo. Altro punto di riferimento per tutta l'Europa illuminista fu senza alcun dubbio Voltaire, le cui "Lettres" (1734) tentavano di svincolare la ricerca scientifica dall'antica subordinazione alla verità religiosa.
Il secolo successivo agli autori sopra citati, però, dimostra l'emergere di una nuova sensibilità, diversa da ciò che l'ha preceduta, le cui caratteristiche tipiche sono l'incapacità di adattarsi alla morte, la tristezza di una vita privata dei suoi affetti, la volontà e la certezza di ritrovare gli scomparsi dopo la morte, e la religione come strumento di forza. Le testimonianze circa questo nuovo atteggiamento romantico davanti alla morte sono numerose, soprattutto in letteratura: ne sono una prova indicativa i poeti inglesi ottocenteschi, definiti sepolcrali proprio per il loro interessamento al tema della morte. Anche in Italia il romanticismo fu un movimento letterario di portata considerevole. Per esempio Ugo Foscolo fu un precursore del romanticismo, che iniziò a trattare il tema della morte già nel 1802 con la poesia dedicata al fratello "In morte del fratello Giovanni", poi nel 1803, con il sonetto "Alla Sera", in cui introdusse il celebre paragone della morte come sera, e nel 1806 con "I Sepolcri", il cui solo titolo intraprendeva il tema della morte e dei cimiteri. Anche Alessandro Manzoni fu un autore di stampo chiaramente romantico; già ne "I Promessi Sposi" la peste diventa strumento di morte dell'intero romanzo, ma il romanticismo di Manzoni è ancor più evidente per quanto riguarda la sfera politico-risorgimentale, con liriche come "Marzo 1821" e "Il proclama di Rimini". Infine, impossibile non citare Giacomo Leopardi, la cui concezione della morte appare chiara nell'insieme delle sue opere ed è una costante: "A Silvia", "L'ultimo canto di Saffo", "Il dialogo di Federico Ruysch e dei suoi morti" sono tutti poemi che hanno la morte come protagonista assoluta. La poesia di questi letterati, al contrario della precedente generazione neoclassica, non è realistica e oggettiva, ma sentimentale, in quanto si basa sul mondo interiore del poeta. E' possibile ritrovare nelle lapidi di stampo romantico del Chiostro III gli stessi temi e le stesse riflessioni di tutti questi autori.
Il cimitero della Certosa è un eloquente esempio di come il passaggio dalla razionalità illuminista al sentimentalismo romantico si riflette sui cimiteri ottocenteschi. In particolare un luogo come il Chiostro III, una delle zone più antiche della Certosa, offre un’occasione pressoché unica di apprezzare il passaggio tra i due movimenti culturali sia attraverso le sculture sia attraverso le lapidi commemorative. Per il visitatore che percorre il Chiostro III, infatti, sarà facile riconoscere il mutamento intellettuale soprattutto in tre sfere: quello sentimentale e personale, quello religioso e quello politico. L'ambito emotivo e soggettivo è certo il più chiaramente riconoscibile a colpo d'occhio. Infatti, l'importanza nuova data ai sepolcri in epoca romantica, contro il razionalismo degli Illuministi, rende i luoghi dove la morte domina, i cimiteri, pieni di phàtos ed enfasi. Così, accanto a tombe di chiara ispirazione neoclassica (la tomba Atti e la tomba Uttini), più serene e ordinate, è possibile osservare monumenti funebri in cui il nuovo primato assunto dai sentimenti si manifesta nella drammatizzazione delle opere scultoree (donne piangenti, raffigurazioni del defunto ammalato). Allo stesso modo agli epitaffi in latino (lingua classica per eccellenza), in genere molto sobri e tipici, si sostituiscono epitaffi in italiano che spesso raccontano dettagliatamente, con lo scopo di divulgare, le circostanze della morte del defunto. La dicotomia tra le due correnti intellettuali, rappresentata dal ritorno alla fede religiosa del romanticismo, contro l'ateismo razionalista, è facilmente individuabile in un luogo come un cimitero. La devozione religiosa, infatti, diventa un caposaldo della cultura romantica; il ricordo dei morti pertanto è coltivato con un'intensità sentimentale senza precedenti. E' necessario non dimenticare che nella cultura romantica la vita umana è dolore, conseguentemente la dote religiosa permette agli uomini di affrontare più serenamente le sofferenze, affidandosi anche alla credenza dell'immortalità. Anche questo carattere distintivo del passaggio tra le due culture è visibile nel Chiostro III della Certosa, dove si affiancano tombe che preferiscono temi pagani (rappresentazioni di Thanatos) ad altre che prediligono raffigurazioni cristiane (angeli o santi). Inoltre è fortemente indicativo notare come negli epitaffi scritti in latino (quindi di chiara ispirazione neoclassica) ricorrono molto meno spesso temi religiosi o invocazioni a Dio.
Infine, per una visione più completa dell'evoluzione dalla corrente neoclassica a quella romantica nel Chiostro III, è doveroso analizzare il tema dell'esaltazione del concetto di Patria e di Nazione. Infatti, in epoca romantica, si assiste ad una rivalutazione delle radici dell'identità nazionale in contrapposizione al cosmopolitismo napoleonico d’epoca neoclassica. In altre parole, il sentimentalismo tipico del XIX secolo si riversava anche nella politica e nei confronti della propria patria. In Italia l'esigenza patriottica sfocia nella rivoluzione risorgimentale, e, infatti, il romanticismo coincide cronologicamente con quella fase storica definita Risorgimento, ossia il periodo compreso tra 1820 e 1860, in cui si realizzò l'unità d'Italia. I contenuti culturali del romanticismo, quindi, furono in parte anche indirizzati al risveglio dell'identità nazionale. Inoltre è importante ricordare che il neoclassicismo fu, nella sua ultima fase, lo stile di Napoleone e del suo impero, vale a dire di un'entità politica che cercò di eliminare le varie nazioni europee per fonderle in un unico stato. Al visitatore attento del Chiostro III non sfuggirà come, dal primo ventennio del 1800 in poi, nelle epigrafi commemorative, tra i meriti più distinti attribuiti al defunto ci saranno anche quelli patriottici.
Genny Bronzetti
Ottobre 2008