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Augusto Zanasi

18 giugno 1899 - 29 aprile 1936

Scheda

Augusto Zanasi, da Emidio e Stella Comastri; nata il 18 giugno 1899 a Crespellano. Rappresentante di commercio.
Dal 1913 residente a Bazzano. Giovanissimo, aderì alla gioventù socialista. Quando si svolse nell'ottobre 1919 il 16° Congresso del PSI, a Bologna, si schierò con la frazione astensionista (bordighiana). Nello stesso periodo fu incaricato di dirigere le organizzazioni sindacali operaie e contadine del mandamento Bazzanese, e con funzione di segretario della CdL di Savigno.
Nel 1921, dopo il congresso di Livorno, divenne comunista e, conseguentemente, bersaglio della persecuzione e degli attacchi delle squadre fasciste. Fu carcerato per circa un anno, a Bazzano ed a Castelfranco Emilia (BO) per ragioni politico-sindacali.
Nel 1924 dovette espatriare in Francia e qui continuò a svolgere attività antifascista.
Nel 1926 Rientrò in Italia e si stabili a Milano, dove esercitò la professione di rappresentante di commercio. Nel maggio 1927 i carabinieri di Porta Garibaldi (Milano) ricevettero l’ordine di rintracciare due «sovversivi» dei quali era nota un'intensa attività clandestina; sia lui che Giuseppe Piancastelli di Imola.
Dopo diversi appostamenti, nel giugno, fu arrestato assieme ad altri tre suoi collaboratori, Guido Martelli, Elena Masetti, e Bruno Sassi, tipografo nato a Zurigo.
Dopo oltre un anno di carcere, senza che fosse stata emessa alcuna sentenza istruttoria, il 9 agosto 1928, i quattro vennero processati dal Tribunale speciale, accusati di «cospirazione, associazione, propaganda sovversiva». Fu condannato a 6 anni di carcere.
I cinque anni di carcere che dovette scontare successivamente, furono anni di sofferenze, di patimenti (fu anche ristretto, per lungo tempo, in una cella nella quale non poteva nemmeno distendersi e che era attraversata da una fossetta d'acqua) che lo portarono alla tubercolosi polmonare. Scarcerato, benchè gravemente colpito nel fisico, riprese contatti con il movimento clandestino comunista e si impegnò in qualche attività.
Dopo una lunga degenza all'Ospedale Maggiore di Milano gli venne riconosciuta l’esigenza di essere inviato in un sanatorio, ma fu escogitato ogni pretesto per impedirglielo. Dopo lunghe attese, lasciò volontariamente l’ospedale e si recò a Bologna, dove, sfinito, cadde a terra nella piazza principale: venne raccolto e, finalmente, ricoverato al Pizzardi.
Il male contratto in carcere era molto progredito: sopravvenne l’emottisi, la crisi e poi la morte, il 29 aprile 1936. [AR]