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Sante Silimbani detto/a Bartolo

10 aprile 1903 - 31 dicembre 1937

Scheda

Sante Silimbani, «Bartolo», da Antonio e Maria Magrini; nato il 10 aprile 1903 a Imola. Licenza elementare. Muratore. Iscritto al PSI e al PCI. Il 20 febbraio 1925 fu arrestato e condannato a 4 mesi di reclusione per «incitamento all'odio di classe» e diffusione di volantini.
Venne liberato il 2 maggio e schedato. Nel 1930 gli fu negato il passaporto per la Francia, a causa dei suoi precedenti. Espatriò clandestinamente, per cui nei suoi confronti venne emesso un ordine di cattura, nel caso fosse rientrato. Dalla Francia si trasferì in URSS nel 1934, con un visto turistico. Scarse e frammentarie, oltre che indirette le informazioni sul suo soggiorno in URSS.
Pare che abbia avuto dei dissapori politici con il PCI per cui sarebbe stato prima espulso poi riammesso nel partito. A Mosca, dove lavorava come muratore alla costruzione della metropolitana, ebbe rapporti con l'ex deputato di Imola Anselmo Marabini. All'inizio del 1937 si presentò all'ambasciata italiana a Mosca e chiese la concessione del passaporto per la Francia, dove avrebbe voluto raggiungere il fratello Mario un esule antifascista residente a Tolosa.
Il governo italiano non solo non gli concesse il passaporto, ma emise un mandato di cattura nei suoi confronti se fosse rientrato in Italia.
In data 15 luglio 1937 l'ambasciatore italiano inviò un nuovo rapporto al governo per informarlo che si era ripresentato per sollecitare la concessione del passaporto. «Il Silimbani», scrisse, «è probabilmente disilluso della vita in Russia e per questo si è deciso a presentarsi alla Regia Ambasciata per ottenere il passaporto».
In data 7 ottobre 1937 nuova lettera dell'ambasciatore per comunicare che «il Silimbani si è ripresentato alla Regia Ambasciata chiedendo che gli venissero rilasciati i documenti necessari per il rimpatrio, non desiderando più oltre soggiornare nell'URSS, col rischio di essere suo malgrado dichiarato cittadino sovietico».
Avendo l'ambasciatore adombrato l'ipotesi che il Silimbani potesse nel frattempo acquisire la cittadinanza sovietica, il governo italiano diede disposizione alla polizia di frontiera di respingerlo, nel caso si fosse presentato. In data 6 luglio 1938 l'ambasciata a Mosca informò il governo italiano che il Silimbani, dopo il 7 ottobre 1937, «non ha dato più notizie di sé».
Nel dopoguerra il Tribunale di Bologna ha emesso una dichiarazione di «morte presunta» avvenuta il 31 dicembre 1937. Arrestato dalla polizia sovietica, fu deportato in un campo di lavoro in Siberia, dove è deceduto. [O]