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Sala Bolognese, (BO)

1919 | 1943

Insediamento

Schede

A Sala Bolognese fin dagli inizi del secolo si era andata affermando una consistente tradizione socialista, organizzata e prestigiosa.
Nelle elezioni amministrative che si svolsero il 24 ottobre 1920, i socialisti, con la presentazione di due liste, conquistarono sia i 16 consiglieri di maggioranza sia i 4 di minoranza. Nella prima seduta del Consiglio venne eletto a Sindaco Giuseppe Gaspari.
Il fascismo s'impose nei due anni successivi con particolare brutalità. Violenze furono commesse contro il sindaco e contro i consiglieri comunali eletti, contro altri dirigenti sindacali e cooperativi locali, contro singoli socialisti e lavoratori organizzati e contro le istituzioni e i patrimoni dei lavoratori.
La sera del 14 maggio 1921, un gruppo di militanti socialisti - fra i quali era Noè Bastia - mentre distribuiva materiale elettorale per il voto politico indetto per l'indomani, venne aggredito da una squadra di fascisti: ne nacque un violento scontro armato, che alla fine vide tre feriti tra i socialisti e un morto e due feriti tra i fascisti. Con un intervento a senso unico, solo diversi socialisti furono arrestati e incarcerati e poi rinviati a giudizio.
Nell'estate i fascisti incendiarono le sedi della Cooperativa di consumo, del Circolo operaio e della Cooperativa muratori.
Il 15 maggio 1922 i fascisti appiccarono fuoco alla Casa del popolo provocando la devastazione dello spaccio cooperativo e della cantina; poi la occuparono. L'11 maggio 1923, a conclusione del processo in Corte d'assise a Bologna, contro 13 militanti socialisti, per lo scontro con i fascisti avvenuto due anni prima, quattro furono condannati dagli 11 ai 14 anni. Noè Bastia, fra loro, a 14 anni e due mesi.
Nel 1927 i fascisti del luogo si recarono alle abitazioni dei 450 soci della Casa del popolo e imposero loro la voltura delle azioni versate a suo tempo per la sua costruzione, a favore dei "sindacati nazionali", ossia del sindacato fascista.
Nello stesso anno, a seguito di un'amnistia, Noè Bastia venne liberato dal carcere, prese residenza a Bologna e ricominciò a lavorare come muratore. Agli inizi del 1928, rimasto disoccupato, tornò a Sala e la sera del 22 febbraio, "mentre si trovava in un'osteria del luogo, venne affrontato da Cesarino e Nello Monari, fratelli del fascista rimasto ucciso nello scontro del 1921. Cesarino Monari estrasse la rivoltella e sparò alla testa del Bastia uccidendolo sul colpo".
Durante gli anni del regime fascista, otto nativi di Sala Bolognese furono deferiti, processati e condannati dal TS (Aula IV); sette furono assegnati al confino di polizia per atti d'opposizione (Confinati).
Nel corso della guerra di Spagna, scatenata dai rivoltosi capeggiati dal generale Franco contro lo stato repubblicano, Guido Monari (classe 1894) che nel 1922 aveva preso residenza a Bologna e poi era emigrato in Francia, nel 1937 passò in terra iberica e si arruolò nelle file della Compagnia Italiana del Battaglione "Dimitrov"; contratta poi una malattia polmonare, a fine d'agosto, rientrò in Francia e fu ricoverato in un sanatorio. Nel 1940 per antifascismo fu arrestato e internato alle Tourelies (Spagna). All'indomani della caduta del fascismo, a Padulle si svolsero manifestazioni d'esultanza, guidate da Marino Pancaldi (un anziano antifascista, immigrato a Sala dal 1936) le quali portarono alla distruzione di tutti gli emblemi fascisti che ornavano varie sedi pubbliche. Nelle settimane successive fu avviata la creazione di gruppi politici attivi.