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Rodolfo Paleotti, Protonotaio Apostolico

lapide 1620

Schede

D(EO) O(PTIMO) M(AXIMO)
RODOLPHUS PALAEOTUS

PROTHON(OTARIUS) AP(OSTOLICUS) BON(ONIENSIS) ARCHID(IOECESIS) ET
S(ANCTI) D(OMINI) N(OSTRI) CLEMENTIS, FOEL(ICITER) REC(ORDATI) P(ONTIFICIS)

P(ONTIFICUM) VIII,
CUBICULARIUS HONORIS (CAUSA),

ECCL(ESIAE) HUIUS ET IURIUM EI ANNEXOR(UM) ABBAS ET PRIOR,
INIURIIS TEMPORIS IN DEI, ET SANCTI IULIANI HONOREM,

MEDERI CUPIENS,

AEDEM, SIMUL ET CANONICAM AERE PROP(RIO) CURAVIT INSTAURANDAM
FORNICE INSUPER, ANTEMURALEM ECCL(ESIAE) PORTICUM CONTEGENTE,

ET REAEDIFICATO, ET MUNIFICENTIUS EXORNATO.

INDEQ(UE), A S(ANCTO) PAULO P(ONTIFICE) P(ONTIFICUM) V AD ECCL(ESIAE)

IMOLEN(SIS) EPISCOPATUM ASSUMPTUS,
IAM SEPTIMO EIUS ADMINISTRATIONIS ANNO
MAGNA CUM SUI GREGIS MOESTITIA, NATURAE SATISFECIT,
R(EVERENDUS) D(OMINUS) IOANNES IACOBUS BARALDUS,
EIUS FAMILIARIS, ET PER RESSIGNATIONEM SUCCESSOR,

ERECTO RELIQUIARIO,

STRATAQ(UE) LATERIB(US) AERE PROP(RIO) ADHUC RUDI PORTICU,
HOC PERPETUUM GRATAE SUAE IN BENEM(ERENTEM) DOMINUM VOLUNTATIS

P(OSUIT) ARGUMENTUM.

AN(NO) A REDEMPTIONE MUNDI MDCXX DE MENSE APRILIS

Via Santo Stefano 121, anno di posa 1620

Traduzione

“Al Dio Ottimo Massimo.
Rodolfo Paleotti, Protonotaio Apostolico della diocesi bolognese e del nostro Santo Signore
Clemente, il felicemente ricordato VIII Pontefice dei Pontefici, Cubiculario honoris causa, abate e
priore di questa chiesa e dei diritti a lei annessi, desiderando porre rimedio alle ingiurie del tempo,
in onore di Dio e di San Giuliano, si curò che con il proprio denaro fosse restaurata la chiesa e nello
stesso tempo la canonica, dopo aver inoltre sia riedificato sia abbellito con grande generosità l’arco
che copriva il portico antistante la chiesa. E in seguito, innalzato all’episcopato della diocesi di
Imola dal Santo Pontefice dei Pontefici Paolo V, nell’ormai settimo anno della sua
amministrazione, con grande tristezza del suo gregge, morì. Il Reverendo Signore Giovanni
Giacomo Baraldi, suo amico e successore per ressignazione, dopo aver eretto un reliquiario e dopo
aver lastricato con pietre di tasca propria il portico fino ad allora disadorno, pose questo segno
perpetuo della sua volontà grata verso il Signore benemerente.
Nell’anno 1620 dalla redenzione del mondo, nel mese di aprile.”

Note:

La grafia di feliciter (r. 3) con il dittongo oe è piuttosto diffusa in questa formula
commemorativa.
Le parole abbas e prior (r. 5) sono state aggiunte in un secondo momento su un testo precedente
eraso; l’interpunzione fa parte del testo originale.
L’espressione naturae satisfecit (r. 13), letteralmente “pagò il (proprio) debito alla natura”, equivale
a “morì”.