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Giulio Miceti

14 maggio 1893 - [?]

Scheda

Giulio Miceti; nato il 14 maggio 1893 a Lugo (RA). Nel 1943 residente ad Imola. Iscritto al PSI. Iniziò la militanza socialista fin dalla prima giovinezza.
Nelle elezioni amministrative del 26 settembre 1920 venne eletto sia consigliere comunale di Imola, sia consigliere dell'amministrazione provinciale di Bologna.
Fu designato sindaco di Imola l'1 ottobre 1920.
Non partecipò mai alle sedute del consiglio provinciale a causa dello scatenersi dello squadrismo fascista e decadde dal mandato a seguito dello scioglimento del consiglio stesso, decretato dal prefetto di Bologna il 21 aprile 1921.
La stessa amministrazione comunale di Imola, fin dal suo insediamento e nei mesi successivi, fu bersaglio della violenza: i fascisti assaltarono più volte il municipio, aggredirono il sindaco (16 maggio 1921) e minacciarono di morte tutti i suoi componenti.
Il sindaco e l'intera amministrazione furono costretti a rassegnare le dimissioni il 30 giugno 1921. Fu direttore de "La Lotta", organo circondariale socialista imolese, dalla fine del 1919 all'8 ottobre 1922. In tale periodo la sede del foglio fu anch'essa ripetutamente bersaglio di violenze.
Un primo saccheggio ed incendio lo subì nell'autunno 1920, a causa del fatto che il gerarca Dino Grandi dopo aver inviato una lettera alla redazione del giornale per manifestare i suoi sentimenti socialisti, passò repentinamente al fascismo e tentò di rientrare in possesso del compromettente documento. Un altro assalto fascista che distrusse la redazione, avvenne nel luglio 1921.
Per la ricorrenza della festa internazionale del lavoro dello stesso anno, redasse il numero unico "La Sorgente" dal sottotitolo: «I socialisti imolesi ai bimbi ed alle madri nel 1° maggio 1921».
Fu tra i fondatori, con Rezio Buscaroli ed altri giovanni socialisti, del «Gruppo Amici dell'Arte» di Imola, che promuovendo iniziative di carattere artistico, musicale e ricreativo, servì, fino al 1924, da copertura all'attività politica dei socialisti, ormai costretti alla semiclandestinità.
Nella seconda metà del 1921, fatto oggetto di ulteriori violenze e persecuzioni da parte dei fascisti, riparò per qualche tempo nella Repubblica di San Marino, rifugio di numerosi antifascisti.
Con la promulgazione delle leggi eccezionali, nel novembre 1926 (dopo aver subito diversi arresti - uno dei quali il 10 dicembre 1923 - bastonature, angherie d'ogni sorta) venne nuovamente carcerato e il 4 dicembre 1926 assegnato al confino per 3 anni e inviato nell'isola di Ustica (PA).
Qui nel 1927, venne arrestato e deferito al Tribunale speciale, assieme ad una quarantina di altri confinati, tutti accusati di un inesistente complotto.
Dopo dieci mesi di carcere all'Ucciardone (PA) venne assolto, assieme agli altri, «per non avere commesso il fatto». Liberato il 14 agosto 1928 rientrò ad Imola e si occupò nella cooperativa SACMI (Società anonima cooperativa meccanica imolese) della quale divenne (benché guardato sospettosamente dai fascisti) il direttore.
L'11 marzo 1930 per «manifestazione antifascista in occasione dei funerali di un noto antifascista» (Paolo Nonni), fu nuovamente assegnato al confino per 3 anni, ma ebbe la pena commutata in ammonizione il 29 luglio 1938 e, quindi, fu liberato.
Dopo la caduta del fascismo, fece parte del Comitato cittadino antifascista, che guidò le manifestazioni popolari durante i quarantacinque giorni del governo Badoglio e che, all'indomani dell'armistizio, si trasformò in CLN.
Alla fine del 1943 il suo nome venne incluso nella lista di proscrizione, con altri 72 antifascisti, preparata dal PFR di Imola. Dietro l'accusa di aver rifornito un gruppo di partigiani in località Campiano (Borgo Tossignano), ricercato dai nazifascisti si costituì per rendere libere due donne arrestate per ostaggio.
Carcerato a Bologna assieme a diversi altri imolesi, dopo durissimi interrogatori protrattisi per circa un mese, tutti furono liberati. Ritornato ad Imola, nel CLN ricoprì la carica di segretario. Alla SACMI favorì l'insediamento di una sede clandestina del CLN, l'installazione di una radio clandestina e il nascondiglio per vari macchinari dello stabilimento Cogne che i tedeschi intendevano sequestrare. Riesumando la vecchia testata socialista imolese, redasse due numeri dattiloscritti del foglio "La Lotta", nel gennaio e febbraio 1945.
Mentre accudiva al lavoro di ritrascrizione del periodico, il 14 marzo 1945 venne sorpreso da soldati tedeschi ed arrestato.
Carcerato ad Imola, nel porcile del carcere, fu seviziato come tanti altri antifascisti rinserrati nelle celle della Rocca Sforzesca.
Nella prima decade di aprile, con una ventina di altri detenuti politici, fu portato al carcere di San Giovanni in Monte (BO).
Pochi giorni prima della liberazione della città, dopo essere stato trasferito alla caserma d'artiglieria, fu lasciato libero, assieme ad un nutrito gruppo di detenuti politici, dai militari tedeschi in cerca di manodopera per lavorare alle fortificazioni, perché troppo macilenti o malati.
Dal CLN di Imola, all'atto della liberazione (avvenuta il 14 aprile 1945), fu nominato sindaco, in omaggio alla continuità della tradizione socialista dell'amministrazione delle città, troncata 24 anni prima della violenza fascista.
Tale carica l'assunse al ritorno ad Imola, dopo la liberazione di Bologna. Nei giorni precedenti lo aveva sostituito il socialista Mario Tarlazzi.
Militò nella brigata Matteotti Città con funzione di comandante di formazione e poi capo del SIM.
Riconosciuto partigiano con il grado di sottotenente dall'1 ottobre 1943 alla Liberazione.
Ha pubblicato: Sindaco di Imola prima e dopo il regime fascista, in Imola. Medaglia d’oro al valor militare, pp. 35-40. [AR] Testimonianza in RB1.