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Eccidi partigiani nella Bassa bolognese

Rappresaglia 8 - 11 Maggio 1945

Schede

Tra l'8 e l'11 maggio nelle campagne tra Argelato, Pieve di Cento e San Giorgio di Piano 29 persone vengono sequestrate e uccise da un nucleo di polizia partigiana della 2a Brigata Paolo Garibaldi, già operante in quella zona.
Il gruppo, che ospita anche alcuni componenti della 7a GAP, riceve ordini da Vittorio Caffeo "Drago" (1923-2007) ex commissario politico e vice comandante, in rapporto con il comando della brigata di stanza a San Pietro in Casale.
I sequestrati sono considerati fascisti o collusi con il fascismo della RSI. L'eccidio si svolge in due tempi: l'8 maggio sono catturate dodici persone, tra le quali la professoressa Laura Emiliani, l'ex podestà di San Pietro in Casale Sisto Costa, rapito assieme alla moglie e al figlio, e nove cittadini di Pieve di Cento, quasi tutti appartenenti alle Brigate Nere. Giudicati sommariamente da un tribunale partigiano, sono tutti condannati a morte.
Nella seconda strage, l'11 maggio, rimangono vittime sette fratelli, Dino, Emo, Augusto, Ida, Marino, Giuseppe e Primo Govoni, dei quali solo due avevano aderito alla RSI. Alcuni sono sequestrati a Pieve di Cento durante una festa da ballo. Altre dieci persone sono prelevate dai partigiani a San Giorgio di Piano.
I prigionieri subiscono torture, sono derubati e giustiziati. I loro corpi sono sepolti in fosse comuni, che verranno rinvenute nel febbraio 1951, grazie ad alcune testimonianze e alle indagini del maresciallo dei carabinieri Vincenzo Masala.
Il processo per le due stragi sarà celebrato a Bologna nel 1953 e vedrà la condanna all'ergastolo di quattro ex partigiani (Vittorio Caffeo, Vitaliano Bertuzzi, Adelmo Benini, Luigi Borghi), poi amnistiati, tutti quanti nel frattempo riparati nella Cecoslovacchia comunista.
Lo Stato italiano deciderà di risarcire la madre dei fratelli Govoni per i figli uccisi.

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