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Gilberto Remondini detto/a Ivan, Gil

28 ottobre 1919 - 10 agosto 1944

Scheda

Gilberto Remondini, «Ivan, Gil», da Enrico e Clementina Rondelli; nato il 28 ottobre 1919 a Castel San Pietro Terme; ivi residente nel 1943. Studente nella facoltà di medicina dell'università di Bologna.
Iscritto al PdA.
Subito dopo l’8 settembre 1943 costituì a Castel San Pietro Terme, con Mario Felicori e Renato Giorgi «Angelo», un nucleo armato molto attivo e fece parte, contemporaneamente, del gruppo dirigente provinciale del PdA. Militò nell'8a brigata Masia GL con funzione di comandante di distaccamento
Nella primavera 1944 si spostò nella zona di Monte Calderaro, nella valle del Sillaro, e costituì la 2a brigata GL Montagna Piero Jacchia. Assunse il comando della formazione e guidò i suoi uomini in ardimentose azioni, come la conquista della caserma fascista di Sassoleone (Casalfiumanese) il 24 luglio 1944.
Il suo comando — anche se tutti lo giudicavano un abile combattente - fu contestato nell'estate quando nella formazione entrarono numerosi elementi di diverso orientamento politico. In particolare lo contestò il tenente Antonio Mereu «Attila». Eros Poggi «Polino» ha scritto che alla fine Mereu se ne andò «per dissensi che cominciarono a venire nel comando». A sua volta Giuseppe Campanelli testimonia che «entrambi avevano qualità personali e prestigio sufficienti per comandare tutta la formazione, ma non si accordarono». Anche Aldo Bacchilega ricorda che «entrambi aspiravano alla supremazia del comando». Quando Mereu, a metà giugno, passò con un battaglione alla 36a brigata Bianconcini Garibaldi, restò comandante della formazione.
Cadde la mattina del 10 agosto 1944 al Cimone della Bastia mentre rientrava alla base della brigata a Monte Battaglia, dopo avere compiuto un'azione militare. «Sulla via del ritorno - ha scritto Sara Prati - Ivan, che aveva in capo un berretto da ufficiale tedesco, e indossava una giacca simile a quella dei tedeschi, fu scambiato da un partigiano per un nemico e, colpito da un colpo di fucile al capo, cadde morto».
Le circostanze della morte — anche se la zona era coperta da una fitta nebbia - e i dissensi politici avuti in passato con Mereu e altri partigiani, accreditarono l'ipotesi di un incidente provocato. Un'accurata inchiesta aperta dopo la Liberazione non accertò irregolarità.
Dopo la sua morte, la brigata fu ribattezzata in 66a brigata Jacchia Garibaldi. Gli è stata conferita la medaglia d'argento al valor militare.
Riconosciuto partigiano dal 9 settembre 1943 al 10 agosto 1944. [O]

E' ricordato nel Sacrario di Piazza Nettuno.