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Privazione della cittadinanza

Descrizione

Antifascisti privati della cittadinanza.
Per stroncare l’attività dei partiti democratici che si erano riorganizzati in esilio - in Francia, in modo particolare - nel 1926 il governo fascista decise di privare della cittadinanza alcuni tra gli esponenti più autorevoli del mondo antifascista.
Con decreto del 26.3.1926 fu «inflitta la perdita della cittadinanza italiana con la confisca dei beni eventualmente posseduti» a Vincenzo Vacirca, Angelo Tonello e Francesco Frola.
Vacirca era un militante del PSI nato in Sicilia ed eletto deputato nel 1919 a Bologna. Tonello era un maestro elementare veneto, pure lui iscritto al PSI, che aveva svolto un’intensa attività politica a Bologna nel primo ventennio del 1900.
Con decreti del 30.9.1926, pubblicati sulla “Gazzetta ufficiale del Regno d’Italia”, n.243 del 19.10.1926, la cittadinanza fu revocata, con la confisca dei beni, ad Emilio Carlo Bazzi, Ettore Cuzzani*, Alceste De Ambris, Giuseppe Donati, Arturo Giuseppe Fasciolo detto Benedetto, Giulio Armando Grimaldi, Adelmo Pedrini*, Mario Pistocchi, Massimo Rocca, Cesare Rossi, Aldo Salerno, Gaetano Salvemini, Francesco Scozzese Ciccotti e Ubaldo Triaca. Cuzzani e Pedrini erano due anarchici bolognesi.
La “Gazzetta” del 2.12.1932, n.278, pubblicò il decreto n.1.510 del 17.11.1932. Il documento, dopo avere richiamato i decreti relativi alla revoca della cittadinanza emessi nel 1926, recitava testualmente: «I Nostri decreti predetti sono revocati a tutti gli effetti».
Il governo fascista non motivò la decisione di revocare i decreti del 1926. Nel decreto di Cuzzani si legge che a Tolosa, sul giornale “Il Mezzogiorno”, aveva «in una serie di articoli, firmati con lo pseudonimo di “Cadetto di Guascogna”, esercitato una violenta, calunniosa campagna contro il Governo Nazionale e le patrie istituzioni, dipingendo la nostra situazione coi colori più foschi, facendo le insinuazioni più orrende, con gran detrimento del nostro buon nome, e con offese al nostro sentimento nazionale». In quello di Pedrini si legge che in Francia «divenne uno dei più attivi esponenti della campagna antinazionale, sia come redattore del giornale edito a Tolosa “Il Mezzogiorno”, famigerato per la sua intonazione violenta e sistematicamente denigratrice dell’Italia, sia in pubblici comizi, come quelli tenuti il 7 marzo u.s. a Tolosa ed il 30 maggio 1926 a Muret, nei quali lanciò le più volgari contumelie contro il Regime nazionale dipingendolo, all’occhio dello straniero, come un pericolo per la pace europea, incitando i governi democratici di Francia e degli altri stati ad unirsi per combatterlo ad oltranza, eccitando i contadini italiani, che sono in gran numero emigrati nel mezzogiorno della Francia, a diffidare dell’assistenza delle nostra autorità consolari, gettando sempre il sospetto e il discredito sulle nostre istituzioni». [O]