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Macchinetta per fabbricare oggetti fini in vimini spaccati

Schede

L’Istituto ortopedico Rizzoli, fondato a Bologna nel 1896, aveva creato al suo interno una Officina Ortepedica allo scopo di progettare e realizzare dispositivi ortopedici ed attrezzature ospedaliere a supporto dell’attività medica. Allo scoppio della Grande Guerra, nel 1915, diventato ospedale militare di riserva, il Rizzoli moltiplicò i propri sforzi per poter ospitare feriti e mutilati che giungevano dal fronte tanto che, trasformando tutti gli spazi disponibili in sale di degenza, giunse ad avere cinquecento posti letto. All’inizio del 1916 poi, per l’accoglienza dei mutilati, si fece ricorso alle cliniche universitarie e a due strutture esterne direttamente collegate all’istituto ortopedico principale.

Vennero anche potenziate le officine da cui uscivano arti artificiali per le migliaia di mutilati: manufatti razionali e funzionali, ma anche esteticamente validi, grazie all’apporto di artigiani di altissimo valore. Qualificata come Officina Nazionale di Protesi, maggior centro italiano di apparecchi per mutilati e strumenti chirurgici creati in collaborazione con la Scuola di Applicazione per gli ingegneri, dai laboratori del Rizzoli tra il 1915 e il 1920 uscirono oltre 8500 protesi, 6000 scarpe speciali, 2200 apparecchi ortopedici. Il compito di assistere i mutilati e gli invalidi non più bisognosi di cure strettamente mediche, ma di una importante e necessaria riabilitazione alla vita quotidiana ed al lavoro, venne assunto da un Comitato cittadino per l’assistenza agli invalidi di guerra, costituito il 28 novembre 1915 ad opera di un gruppo di esponenti dell’aristocrazia e della borghesia illuminata, con il dichiarato scopo di “integrare e continuare l’azione tutrice dello Stato in favore dei soldati mutilati e storpi di guerra, educandoli al lavoro ed assistendoli nel miglior modo possibile, affinché ritornando essi nella vita comune, fossero di nuovo fattori di produzione, utili a loro stessi e alla società”. Sorse così la Casa di Rieducazione Professionale per Mutilati e Storpi di Guerra di Bologna, che operò dal 9 aprile 1916 al 3 gennaio 1922, ed ebbe sede nella piazza del Foro Boario, oggi Trento e Trieste, in un convento di suore appositamente acquisito e trasformato. A fianco di questo lavoro di base medico e riabilitativo, il mondo dell’artigianato cittadino già legato a produzioni meccaniche di alta specializzazione si mobilitò e diede vita ad un vivacissimo movimento di produzione di ausili atti a favorire il lavoro dei mutilati.

La “macchinetta speciale per fabbricare con una sola mano oggetti fini in vimini spaccati”, come recita il foglietto di accompagnamento, venne brevettata dall’Officina meccanica Fratelli Cocchi di Bologna negli anni del primo conflitto mondiale. Come risulta dall’interessante e ricco fondo fotografico della Casa di Rieducazione conservato presso il nostro Istituto, ausili analoghi vennero prodotti per calzolai, sarti, tornitori, autisti, scrivani, dattilografi ecc., consentendo a quegli uomini già tanto provati dalla guerra la possibilità di guadagnarsi da vivere con il proprio lavoro.

Macchinetta speciale per fabbricare con una sola mano oggetti fini in vimini spaccati, metallo, cm. 6,5 x 13,5 x 4. Museo civico del Risorgimento di Bologna. Il fondo fotografico, che documenta le strutture e le attività della Casa tra il 1916 ed il 1921, è stato interamente digitalizzato ed è consultabile cliccando qui.

Mirtide Gavelli

Bibliografia: Mirtide Gavelli, Fiorenza Tarozzi, La Casa di Rieducazione Professionale per Mutilati e Storpi di Guerra di Bologna (9 aprile 1916 – 3 gennaio 1922), in (a cura di Fabio Montella, Francesco Paolella, Felicita Ratti) Una regione ospedale. Medicina e sanità in Emilia-Romagna durante la prima guerra mondiale, Bologna, CLUEB, 2010, pp.287-304 ed inserto fotografico.