Salta al contenuto principale Skip to footer content

La Guerra nelle Dolomiti. L'occupazione di Cortina d'Ampezzo

Battaglia 29 Maggio 1915

Schede

Alcuni giorni prima dell’inizio della guerra, il generale Nava comandante della 4a Armata mandò ai suoi comandi le direttive d’attacco contro il nemico. Gli obiettivi principali erano: l’occupazione totale del monte Piana e la presa di possesso della conca di Cortina d’Ampezzo; entrambi gli obiettivi erano nel settore d’intervento del I° Corpo d’armata del generale Ragni.
Il Comando del Corpo d’armata rispose che non riteneva possibile l’occupazione stabile del monte Piana perché il pianoro sommitale rimaneva sotto il tiro della artiglieria austriaca posta sul monte Specie (Prato Piazza) e monti di Rudo; tuttavia neppure il nemico avrebbe potuto rimanervi se l’artiglieria italiana si fosse sistemata lungo il fronte Misurina – malga Rinbianco – Forcella Longeres. Il generale Ragni concordava con il Comando d’Armata che l’occupazione della conca di Cortina era di grande importanza per lo svolgimento degli attacchi allo sbarramento avversario, prima bisognava stabilirsi sulle cime a corona della conca e la cosa avrebbe sicuramente comportato gravi difficoltà.
Il Comando della 4a Armata si orientò sin dai primi giorni di guerra ad utilizzare uno schema d’attacco che prevedeva un lento avvicinamento alle difese nemiche, da sgretolare con l’impiego della artiglieria pesante che non era ancora in dotazione dell’Armata; infatti nelle direttive del 7 aprile, il generale Nava vietò di prendere iniziative individuali, riservandosi ogni decisione in proposito. Tale stato di cose non piacque al Comando Supremo e il 22 maggio Cadorna, in vista della entrata in guerra, ordinò al Nava di imprimere uno spiccato vigore offensivo alle operazioni della 4a Armata. Il 23 maggio dal Comando della 4a Armata fu ordinato ai comandanti dei Corpi d’armata di essere “cauti ed avveduti”, prima di intraprendere ogni azione militare occorreva ben “meditare” e fare sapere al Comando per iscritto il piano d’attacco. Il risultato fu che la 4a Armata rimase inoperosa, dando al nemico la possibilità di trincerarsi sulle vette dolomitiche. Il Comando Supremo italiano si rifece sentire: il 27 maggio ordinò al generale Nava di guadagnare il maggior terreno possibile con uno sbalzo offensivo da effettuarsi immediatamente. L’ordine determinò l’avanzata delle truppe italiane verso Cortina, risalendo dalla località Zuel e l’occupazione del passo Tre Croci, Misurina, il 28 maggio.
Queste operazioni furono precedute da una audace esplorazione di una pattuglia condotta dal sottotenente Matter (caduto ad Oppachiasella, medaglia d’oro) del 55° fanteria; questi già il 26 maggio si era recato al Passo Tre Croci trovandolo sgombro da truppe nemiche; il giorno seguente l’ufficiale scese a Cortina e quali testimoni che in paese non v’era traccia del nemico, si fece riaccompagnare al Passo dalle autorità civili presenti. Finalmente, il giorno 29 maggio le truppe italiane risalenti da Acquabona e Zuel entrarono in Cortina, mentre quelle in marcia da Auronzo si stabilirono a Misurina, con obiettivo il Monte Piana e le Tre cime del Lavaredo.
L’artiglieria austriaca iniziò il bombardamento della conca Ampezzana il giorno 30 maggio, con alcuni tiri sulla località di Cadin; nell’agosto a farsi sentire furono due obici da 305 mm. piazzati tra Landro e Cimabanche che spararono una decina di granate su Cortina e dintorni: immediatamente individuati dalla artiglieria italiana del Monte Piana, uno fu colpito e l’altro smontato e ritirato.
Anche il 1916 si aprì con bombardamenti austriaci della conca ampezzana quasi giornalieri; il 21 febbraio andò a fuoco metà dell’abitato di Cadin, poi ci fu un periodo di relativa calma fino al 30 giugno per riprendere con violenza e cadenza quotidiana. Il tiro era diretto contro i comandi, magazzini e corvée italiani con risultati abbastanza efficaci, tanto che in luglio il generale Caputo ordinò di spostare le sedi fuori dell’abitato di Cortina. Questo ordine portò ad una diminuzione della azione dell’artiglieria austriaca e i danni da essa prodotti alle abitazioni della conca ampezzana divennero trascurabili. Tale situazione si protrasse sino ai primi di novembre del 1917, quando, per lo sfondamento del fronte a Caporetto, la 4a Armata si ritirò sul Grappa e le truppe austriache ripresero possesso di Cortina e dintorni.

Paolo Antolini