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La battaglia di Tolmino - le operazioni del 1915 prima della sosta invernale

Battaglia 10 novembre - 2 dicembre 1915

Schede

La IV° battaglia dell’Isonzo iniziò il 10 novembre, il piano studiato dal Comando Supremo Italiano prevedeva un attacco dal Sabotino al mare, dimostrativo alle ali (Sabotino e Sei Busi), risolutivo al centro fra Oslavia e San Martino del Carso; a sostegno delle operazioni sulla fronte Carsica, la 2a Armata doveva riprendere gli attacchi contro Plezzo e Tolmino, per impegnare il maggior numero di battaglioni austroungarici.
Di fronte a Tolmino erano in posizione le truppe italiane dell’ VIII° Corpo con la 7a Divisione: Brg. Valtellina e tre battaglioni Alpini nelle trincee fronteggianti il Santa Maria, la 13a Divisione, Brg. Bergamo, il 158° ft. e i btg. Alpini Intra e Val Dora contro il Santa Lucia. Il piano di guerra ideato quale ultimo sforzo prima della sosta invernale, prevedeva un attacco dell’ala destra del IV° Corpo con la 33a Divisione lungo la dorsale sud del Monte Nero e la 8a Divisione contro il Mrzli – Vodil; l’ala sinistra dell’ VIII° Corpo con la 7a Divisione contro il Santa Maria e la 13a Divisione contro il Santa Lucia. Queste operazioni congiunte, tentate e non riuscite nei mesi precedenti, avevano lo scopo di avvolgere Tolmino da nord e da sud; l’efficienza difensiva del nemico era andata aumentando e questo nuovo sforzo delle truppe italiane aveva ancora minori possibilità di riuscita, tuttavia le operazioni si inquadravano nel piano generale ideato dal Comando Supremo e andavano fatte.
Dopo una serie di tentativi e colpi di mano effettuati dagli italiani fino alla metà del mese a cui erano seguiti i contrattacchi austroungarici, l’attacco venne fissato per il 26 novembre. Quel giorno la 8a Divisione (IV° Corpo d’Armata) aveva in linea la Brg. Salerno e gli Alpini del btg. Intra nel settore Mrzli e la Brg. Modena contro lo Sleme e sino al Mrzli, mentre i Gruppi Alpini B e A erano sotto le difese del monte Vodil. La preparazione di artiglieria iniziò alle 7 e le truppe uscirono dalle trincee alle 10; la Brg. Salerno e gli Alpini del btg. Intra riuscirono a sorpassare i reticolati per i varchi aperti dalla artiglieria penetrando nella trincea sommitale del Mrzli, occupandola e facendo un centinaio di prigionieri; sostituita da truppe di rincalzo, la Salerno proseguì l’avanzata verso l’ultima fascia difensiva nemica dove purtroppo non vi erano varchi attraverso i quali filtrare. Nel pomeriggio la reazione austroungarica si fece pressante, sostenute dal tiro della loro artiglieria le riserve attaccarono i superstiti della Salerno e gli Alpini costringendoli a ripiegare. Pari sorte era toccata ai Gruppi Alpini B e A contro il Vodil; bloccati allo scoperto dal tiro delle mitragliatrici e dei cannoni, nel pomeriggio furono costretti a rientrare nelle trincee di partenza. Il giorno 27 novembre due battaglioni di Bersaglieri sostituirono gli Alpini; la battaglia riprese per la 8a Divisione il 28, con la Salerno e i Bersaglieri impegnati solo contro il Mrzli, risultando il monte Vodil al momento imprendibile. Dopo un’ora di tiro dell’artiglieria, le truppe uscirono all’attacco; i Bersaglieri avanzarono a brevi ondate, riuscendo a riprendere la trincea sommitale del Mrzli, subito raggiunti dai rinforzi della Brg. Salerno; l’azione proseguì verso la cima del monte dove nel primo pomeriggio arrivò la 10a compagnia del V° btg. ciclisti Bersaglieri. Il nemico, come la volta precedente, aspettò quell’ultimo assalto per contrattaccare, la lotta si protrasse sino a sera poi si spense, solo un breve tratto di trincea era stato riconquistato, il resto rimaneva in saldo possesso degli italiani. Le perdite della 8a Divisione in quei due giorni di battaglia, furono di 29 ufficiali e 570 soldati.
Sulla fronte dell’VIII° Corpo, il mattino del 26 novembre la 7a Divisione aveva in linea la Brg. Valtellina contro il Santa Maria e la Brg. Bergamo verso la sella di Kozarsce; la 13a Divisione teneva la Brg. Salerno sotto le quote 588 e 510 del Santa Lucia, mentre la Brg. Messina si trovava distesa lungo il costone di Selo. Le artiglierie della 7a Divisione aprirono il fuoco alle 7 del 26 novembre, le truppe attaccarono alle 11. L’avanzata delle Brg. Valtellina e Bergamo fu fermata da fasce di reticolati e ostacoli vari che il nemico aveva posto davanti alle sue trincee, i soldati rallentati nella azione vennero falciati dal tiro delle mitragliatrici; la 13a Divisione mandò avanti la Brg. Salerno e reparti di Bersaglieri contro le difese nemiche alle quote 588 e 510 del Santa Lucia, come per altri tentativi anche questo fallì con le truppe italiane bloccate nella terra di nessuno. Ci fu un altro attacco della 13a Divisione il giorno 27, sospeso il 28 e ripreso il 29 novembre soltanto contro il Santa Lucia, azione che si protrasse per due giorni interi senza apprezzabili risultati. Il 1° dicembre le Brg. Valtellina e Bergamo unirono le forze per la conquista di un fortino nemico a metà pendio del Santa Maria; l’attacco ebbe successo e la posizione fu mantenuta e rafforzata. Questa fu l’ultima operazione nel settore di Tolmino, la necessità di preparare le truppe all’imminente inverno consigliò solo lavori di rafforzamento e piccole operazioni per la rettifica del fronte. Tolmino e la testa di ponte austroungarica formata dalle due colline del Santa Maria e Santa Lucia, così come le alture del Mrzli e Vodil, che proteggevano il fianco dello schieramento avversario, erano stati intaccati dalla azione italiana; le difese avevano però sostanzialmente retto e i tentativi per la loro conquista furono rimandati al 1916.

Paolo Antolini