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Laura Pirazzoli

11 novembre 1904 - [?]

Scheda

Laura Pirazzoli, da Raffaele e Maria Conti; nata l’11 novembre 1904 a Imola; ivi residente nel 1943. 3ª elementare. Commerciante.
Moglie di Claudio Montevecchi ne condivise l'attività politica sia negli anni delle dittatura fascista sia durante la lotta di liberazione.
Pur «se non avevo capito ancora la differenza dell'attività di antifascista di mio marito prima e dopo l’8 settembre 1943», l'affiancò e ne condivise la responsabilità.
Il suo negozio per la vendita e la riparazione di apparecchiature radio, divenne sede per riunioni dei gruppi clandestini operanti a Porta dei Servi (Imola), alla Cogne, alla Cooperativa muratori; centro di raccolta e di distribuzione della stampa clandestina, di viveri e indumenti destinati al movimento partigiano e, sul finire del 1943, fu anche punto di transito e nascondiglio dei giovani diretti in montagna.
Nonostante la continua tensione a cui era sottoposta, svolse il suo compito di collaboratrice con fredda imperturbabilità. «Giocando d'astuzia», avvertiva suo marito e i capi della resistenza imolese riuniti nel retrobottega, quando in negozio entravano persone sospette.
Prese in consegna gli articoli da stampare su "La Comune" che proprio nel suo negozio ebbe la prima sede redazionale. «Gli aguzzini della Rocca mirarono giusto nell'effettuare il mio arresto» avvenuto nella sua abitazione dopo il bombardamento aereo di Imola del 24 maggio 1944.
Condotta nel carcere della Rocca (Imola) per un'ora venne interrogata «in modo concitante e stressante» per farle confessare il nascondiglio del marito e del figlio Ferruccio, per strapparle i nomi dei capi della resistenza imolese. Agli interrogatori improvvisi, avvenuti anche di notte, si alternarono gli insulti e le minacce, la privazione del cibo, le percosse. Durante «l'ora d'aria» fu oggetto di tiro al bersaglio da parte dei fascisti. «Non svenni solo perché ero seduta per terra». Nonostante tutte le angherie e intimidazioni, non cedette, non rivelò un nome. «Non fu cosa facile resistere alle loro insidie, alle loro minacce e non so se fu per la loro incapacità a interrogami o se fu la mia capacità a resistere alle loro torture che riuscii a tirarmi fuori dal pericolo». Unici momenti di sollievo furono i due colloqui avuti in carcere con don Giulio Minardi presenti i carcerieri. Liberata dopo mesi, riprese la sua attività di collaborazione con il movimento resistenziale, sorretta dal suo indomito corraggio nell'eludere la stretta sorveglianza dei nazifascisti.
Riconosciuta partigiana nel dist imolese della 7ª brigata GAP Gianni Garibaldi dal 9 settembre 1943 al 14 aprile 1945. [AQ] Ha reso testimonianza in L. Morini, ...per essere libere...