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Antonio Tadolini

1771 ca. - 1 Febbraio 1845

Scheda

"Nel primo di Febbraio cessò di vivere in Bologna sua patria nell’età d’anni 85, certo Antonio Tadolini, cieco dall’infanzia in causa del vajuolo. Era mirabile cosa il vederlo girare, come noi lo vedemmo, tutto solo per le contrade della Città. Nè è a dire che avesse imparato a percorrerle prima che divenisse cieco; imperrocchè aveva appena sei anni quando perde il bene della vista: infiniti cambiamenti d’altronde avevano avuto luogo, durante la vita sua, tanto né fabbricati che nelle vie, le quali egli ha sempre percorse dalle più remote alle più centrali, senza sbagliar mai d’una linea nel voltare da una nell’altra. Quando prendevasi dall’un lato della strada per passare sotto il portico della parte opposta, evitava perfettamente le colonne, e ciò faceva senza andare a tentoni e senza l’aiuto del bastone che ben di rado portava. Saliva e discendeva i gradini delle porte delle case e faceva le scale senza sbagliar mai né in più né in meno il numero dei medesimi; nella stessa guisa trovandosi da una parte della contrada, sapeva dirigersi senza errore ad una porta di una casa che trovavasi dalla opposta parte, ove davasi a suonare il campanello od a battere il martello che ritrovava al primo stendere della mano. Tacerò la squisitezza che possedeva nel tatto, cosa comune a’ poveri ciechi, mediante la quale facendo l’elemosina ai poveri non equivocava mai le monete d’argento con quelle di rame. Sempre mediante il tatto sapeva dire quale ora fosse, e quanti i minuti secondi. Ma che dirò della sua rara abilità nell’accordare non pure i Piano-forti moderni, ma ancora i Clavicembali antichi a penna, né quali più che mai ad aggiustarne il meccanismo è necessario il prezioso dono della vista. Era questa l’arte sua prediletta, mercè la quale provvide mai sempre onoratamente a se stesso, alla moglie e ad un figlio. Sortì da natura un carattere gioviale ed un indole buonissima. Fu piuttosto piccolo di corpo e un po' pasciuto; ebbe modi onesti e civili, e si fece amare da ognuno perfino dai ragazzi della strada che incontrandolo per via lo salutavamo cordialmente e con rispetto. (Enrico Bottrigari, Cronaca di Bologna, Zanichelli, 1960).

E' sepolto nella Certosa di Bologna, Chiostro V o Maggiore, portico nord-est, pozzetto n. 381. L'iscrizione sulla lapide recita: OSSA ET CINERES / ANTONI DOMINICI F TADOLINI / (...) ROSA GRANDIA / (...) VIXIT A LXXXIIII M III D XXV / OB PR (...) FEBR A M DCCC XXXV