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Giovanni Battista Salvioni

23 Settembre 1849 - 23 Novembre 1925

Scheda

All'età di 76 anni il 23 novembre si spense serenamente il prof. Gian Battista Salvioni. La notizia della sua morte recò a moltissimi vivo rinerescimento specialmente a quanti poterono godere il beneficio del suo insegnamento universitario. Nacque nel 1849 a Burano di Venezia, esso portò nella scuola e lungo tutta la sua vita un prezioso patrimonio di fede. Insegnò in parecchie città e nel 1888 fu chiamato a Bologna ad assumere l'insegnamento di statistica nel nostro Ateneo, cattedra che conservò fino allo scorso anno, e che dovette abbandonare per infermità. Devoto al dovere egli tenne lezione con regolarità scrupolosa ed attese agli studi fino agli ultimi suoi giorni coll'assistenza delle virtuose e colte figliole che confortarono, la cecità del loro buon padre. La casa dell' Estinto fu meta il giorno dopo la sua morte di un numeroso ed ininterotto pellegrinaggio di professori e di studenti, di colleghi e di discepoli dell' illustre Maestro. I funerali sebbene in forma semplice, per desiderio dell'estinto, riuscirono imponenti per il numero di persone partecipanti. Un carro di prima classe offerto dal Comune trasportò la salma; dopo le esequie il prof. Brini che rappresentava la Facoltà di Giurisprudenza e la R. Accademia delle Scienze pronunciò un elevato discorso di saluto estremo. Dopo di ciò la salma posta in un' automobile parti per Pieve di Soligo in provincia di Rovigo per essere tumulata nella tomba di famiglia. (Testo tratto dalla rivista 'Il Comune di Bologna', novembre 1925).

"La sera del 23 novembre 1925 spirava, in età di 76 anni, confortato negli estremi istanti dall'assistenza religiosa e dalla benedizione del S. Padre, il dottore Giovanni Battista Salvioni, professore ordinario di Statistica, membro dell'Istituto internazionale di Statistica, della Deputazione di Storia Patria per la Romagna e Accademico Benedettino. La notizia della sua morte, fu appresa con vivo dolore dai discepoli, dai colleghi, dagli studiosi e da tutti coloro che leggendone da molti anni gli articoli nell'Avvenire d’Italia, da Lui eletto a cattedra di alti insegnamenti morali e scientifici, avevano imparato a conoscerne la retta coscienza e l'inspirato amore peri il vero, per il bene e per il bello. Sono i tre obbiettivi che animarono sempre la doviziosa sua produzione scientifica, etica ed artistica elencata in calce a questo breve cenno necrologico e che abbraccia una zona di sapere vastissima, vivificata da penetrante raziocinio, dalla fede ardente e dal più squisito gusto letterario. Veneto d'origine - essendo nato nel 1849 a Burano di Venezia - aveva portato nella scuola e nella vita, per tutta una lunga carriera, custodendoli gelosamente, ma anche professandoli apertamente, quando era difficile farne mostra, principi di fede e consuetudini religiose tradizionali nella sua famiglia. Non sempre Egli insegnò a Bologna. Laureatosi nel 1860 all’Università di Padova, insegnò dal 1876 al 1887 scienze sociali e giuridiche a quell'Istituto Tecnico. Nel 1888, essendo stata smembrata la cattedra di Statistica e di Economia politica all'Università di Bologna, il giovane docente venne dalla Facoltà chiamato ad assumere l'insegnamento di Statistica al nostro Ateneo, cattedra che conservò fino allo scorso anno e che dovette abbandonare avendo raggiunto il termine prescritto dalle leggi per il collocamento a riposo. 

Gli studiosi consulteranno a lungo le sue opere di statistica, di economia, di sociologia e fra esse la notissima traduzione della Statistica e la vita sociale del Mayr da Lui arricchita di dati storici e statistici e commenti preziosi ai quali l'opera dello statistico bavarese dovette l'ampia sua diffusione in Italia; il magistrale lavoro sul Valore della lira bolognese (dalle origini alla fine del secolo XV) completata pochi giorni prima che la morte lo colpisse, ed i numerosi saggi statistici, demografici, monetari, bancari disseminati nelle maggiori riviste di Statistica e di Economia italiane e straniere che sempre ne ricercarono avidamente la collaborazione dotta, geniale, brillante. Né la scienza e le riposanti composizioni e versioni poetiche sempre felici, con le quali alternava spesso gli aridi e penosi studi statistici ed economici, distrassero l'umanista veneto dalle questioni politiche suscitate dalla nostra guerra di cui in una eruditissima memoria letta il 1° maggio 1916 alla R. Accademia delle Scienze dell'Istituto di Bologna, intitolata Terioli, profetava la conclusione vittoriosa, consacrata dalla annessione al Regno di tutta la regione settentrionale d'Italia che dalle prealpi venetolombarde sale alle Alpi nevose, erroneamente designata finora col nome di Alto Adige e di Trentino in luogo di quello di Tirolo, da Lui ritenuto con dati storici e geografici come il solo romanamente appropriato. Ed inneggiando alla sicura riconquista del naturale confine geografico, al quale ben pochi nel 1916 pensavano, credendo che l'Italia finisse alla stretta di Salorno, concludeva: «Così si adempiano i voti della Nazione; così si possa un giorno erigere sulla vetta del Brennero alla Maestà dal Re liberatore un ricordo con quel titolo di fundator pacis aeternae che Settimio Valenziano dedicò in Augusta all'imperatore Diocleziano, quando questi, in una spedizione vittoriosa nella Rezia, rintuzzò le velleità invaditrici dei Germani incalzanti nel Danubio». Ma non meno degli scritti che al Salvioni procurarono alta fama e il vanto di discepoli che, quali il Gini, occupano ora negli studi statistici uno dei primissimi posti, importa ricordare la figura morale del Maestro austero e rigoroso, che irradiava intorno a sé una luce di affettuosa venerazione. Malgrado la cecità che presto lo colse, mai venne meno ai suoi doveri verso la Scuola, compiuti con lo stesso intenso fervore con cui osservava le pratiche religiose, regola e conforto supremo della sua vita di padre affettuoso, di docente eletto, di cittadino esemplare. Fu così che Egli, benché cieco, poté con l'ammirevole aiuto delle figliuole amorose e colte, seguire il quotidiano progresso degli studi e arricchire, anche negli ultimi tempi, la letteratura statistica di eccellenti lavori demografici e linguistici riguardanti le terre redente, i quali saranno sempre consultati con profitto da tutti coloro che vogliono dare alle nuove provincie un assetto politico stabile e duraturo.

Perciò la memoria del Maestro illustre, che con il suo insegnamento lucido e tranquillo, con la serena dolcezza dell'animo buono, diffuse nella scuola dottrine preziose, nutrite di verità purificatrici, rimarrà a lungo nell'animo dei suoi discepoli, come quella delle sue opere nella storia della scienza. Prof. FEDERICO FLORA" (Cenno biografico - Annuario 1925-26, in collaborazione con Archivio storico dell'Università di Bologna).