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Rocca sforzesca

Di rilevanza storica

Schede

La Rocca risale al XIII secolo e costituisce uno splendido esempio di architettura fortificata tra Medioevo e Rinascimento. Del periodo più antico conserva il portale con arco a sesto acuto; il mastio con le segrete; i suggestivi ambienti a piano terra e il terrazzo. Una delle torri a pianta rettangolare è ancora riconoscibile, inglobata nel torrione angolare di sud-est. Adattata alle esigenze di difesa dalle armi da fuoco tra 1472 e 1484 per volere della corte milanese degli Sforza, fu arricchita di rivellini, torrioni angolari circolari, cannoniere decorate con ornati e emblemi della signoria Riario-Sforza, e venne impreziosita da ambienti residenziali come il Palazzetto del Paradiso. Tra il XVI e il XX secolo fu invece destinata prevalentemente a carcere. Nel 1973 dopo un lungo restauro, fu aperta al pubblico. Al suo interno è conservata una ricchissima collezione di ceramiche e armi.

L'edificio viene così descritto nel volume "Provincia di Bologna, collana Geografia dell'Italia", Torino, Unione tipografico editrice, 1900: Dopo il palazzo Pubblico ed il Duomo, coi porticati ed edifizi adiacenti a questi, l’edifizio più caratteristico d’Imola è la Rocca. Essa sorge all’angolo occidentale, dominatrice della città e della campagna verso Bologna. Venne costruita intorno al 1304 da Ricciardetto degli Alidosi. Ha forma d’un quadrilatero, con solidi bastioni agli angoli ed un mastio quadrato e massiccio nel mezzo. Era merlata alla guelfa. I bastioni o torroni agli angoli, le grosse mura della fronte e dei lati, mostrano l’antica sua solidità. Dei due rivellini che la rocca possedeva, l’uno volto a settentrione verso la campagna e l’altro verso la città, ambidue con ponte levatoio, non rimangono se non ruderi. Il primo fu smantellato nel 1499 dal duca Cesare Borgia quando, nel dicembre di quell’anno, si impossessò della città; l’altro fu abbattuto nel 1817 allorchè, per dare lavoro in quel momento di penosa carestia al popolo, il Magistrato deliberò che fosse spianato il prato intorno alla rocca e si colmassero i fossati, nei quali era sempre acqua corrente, giranti tutt’intorno all’edifizio. “Improvvida disposizione – dice uno storico imolese – che seppellì quasi per metà e pose, come suol dirsi, a sedere una delle poche fortezze di quei tempi che in codesti luoghi si fosse ben conservata, onde ora non mostra più la sua poderosa bellezza”. Il governo del Regno Italico trasformò la rocca d’Imola in ergastolo del Dipartimento; a tale uso fu adibita anche dal governo pontificio nella successiva restaurazione dopo il 1815. Ora è carcere giudiziario. (Trascrizione a cura di Lorena Barchetti)

In collaborazione con Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna.