Ritratto di Giovanni Maria Damiani

Ritratto di Giovanni Maria Damiani

1872

Scheda

Entrato a far parte del patrimonio del Museo del Risorgimento di Bologna dopo il 1920, il dipinto è ricordato da Raffaele Belluzzi nel Catalogo illustrativo dell’Esposizione Emiliana del 1888, dove era esposta una sua fotografia, donata anch’essa al Museo dal Damiani stesso nel 1901. Giovanni Maria Damiani (1822-1908), di origine piacentina, si arruolava nelle Guide garibaldine nel 1859 e poi tra i Mille, ove si distingueva per eroismo conquistando il grado di capitano delle Guide e il titolo di Cavaliere dell’Ordine Militare di Savoia, dopo aver salvato Garibaldi da un’imboscata; la sua partecipazione è testimoniata con valore in tutte le campagne d’Italia, dal 1848 al 1867. Nel dipinto è ritratto con l’uniforme delle Guide, decorata con le medaglie da lui conquistate sui campi di battaglia.

Il toscano Antonio Puccinelli, arrivato a Bologna nel 1861 come titolare della cattedra di Pittura della Reale Accademia di Belle Arti per le province dell’Emilia, rinnovava la pittura bolognese e, in particolare, il genere del ritratto, ricalibrato su peculiarità d’intensa introspezione psicologica dei soggetti e su novità stilistiche, di matrice macchiaiola e purista, che si contrapponevano alla linea classicista secentesca di tradizione felsinea. Il Damiani è colto di tre quarti, contro uno sfondo neutro che ha lo scopo di mettere in risalto il soggetto; la profondità è sbarrata dalla massa del corpo, scorciata e appiattita con sintesi geometrica contro lo sfondo e solo l’incrocio delle braccia traccia un’indicazione prospettica in diagonale. Il quadro, inedito sino al 1993, è realizzato con quella parsimonia di «tinte sulla tavolozza […] disegno nitido e copioso […] colore sommario, e calato in larghe zone» che caratterizza la pittura concettualmente innovativa della maturità dell’artista che, in questo caso, enfatizza una duplicità di registro che varia dal volto reso con accentuato naturalismo d’ispirazione padana al compendio formale dei volumi corporei riempiti da vaste campiture di colore a plat. L’intensità psicologica del volto, sul quale traspaiono contemporaneamente espressioni di fierezza e malinconia, rende palese la finezza dell’artista, nel saper «afferrare il pensiero intimo e il senso recondito del soggetto rappresentato», che contraddistingue tutta la sua ritrattistica sin dagli esordi: dal volto «assorto e severo» del Ritratto di volontario toscano al Ritratto di Emilio Donnini, sino all’alta qualità artistica sempre più attenta al vero espressa nel ritratto del Damiani e sperimentata nell’ardita declinazione di sfumature poetiche puriste, toscane e venete, coniugate a proposte macchiaiole, esplicitate in altre importanti opere bolognesi come Carlo Alberto a Oporto (Bologna, Museo del Risorgimento) e il Ritratto della Marchesa Albergati (Bologna, Pinacoteca Nazionale).

Claudia Collina

Bibliografia: Belluzzi, Fiorini 1890-1901, Oggetti, p. 14, n. 211; Collina 1993, pp. 75-76 n. 94; Collezionisti a Bologna nell’Ottocento 1994, pp. 107-108; Durbè 1997, pp. 192-193, n. 142; Passione patriottica… 2011, p. 55. Testo tratto da Il Museo del Risorgimento di Bologna a cura di Mirtide Gavelli e Otello Sangiorgi, Bononia University Press, Bologna, 2013.

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