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Giuseppe Petroni

25 Febbraio 1812 - 8 Giugno 1888

Scheda

Nato a Bologna, studiò in un collegio dei padri barnabiti e si iscrisse poi alla facoltà di giurisprudenza. Entrò subito in contatto con gli ambienti liberali e durante la rivoluzione del 1831 fu arruolato nella Legione Pallade. Nel 1832 entrò nella Giovine Italia e nella setta degli Apofasimeni guidati da Napoleone Masina. Laureatosi nel 1833, iniziò a svolgere la professione di avvocato.

L'anno successivo la setta fu scoperta e Petroni venne arrestato e processato; rimesso in libertà, fu però sottoposto a precetto politico. Si trasferì allora a Roma, dove non tardò a farsi apprezzare per le sue qualità professionali, e nel 1845 fu dichiarato avvocato del Tribunale della Sacra Rota. Nel 1847 fu nominato Aggiunto alla Procura dei poveri, ed ebbe così modo di difendere importanti cause politiche, guadagnando grande popolarità e giovando alla causa liberale. Fervidamene mazziniano, nel 1849 aderì alla Repubblica Romana, dove fu nominato segretario generale del Ministro di Grazia e Giustizia, svolgendo l'incarico con onestà e fermezza. Alla caduta della Repubblica restò a Roma e per qualche tempo continuò ad esercitare la professione, ma nell'aprile 1850 fu destituito dall'incarico di Aggiunto alla Procura dei poveri.

Nel frattempo entrò a fare parte dell'Associazione nazionale italiana fondata da Mazzini, prima come membro del Comitato centrale, poi come direttore della Direzione centrale interna che a quello fu sostituita. Sospettato dalla polizia, nel 1851 fu arrestato e liberato dopo due giorni, con l'obbligo di lasciare  Roma. Petroni  però, invece di partire, si dette alla clandestinità e, come direttore dell'Associazione, rappresentò Mazzini in Italia, e ne fu "fedelissimo interprete". Nel 1853 fu scoperto, processato e l'anno successivo ricevette una condanna a morte, poi commutata in carcere a vita, continuando per altro a tenere contatti con Mazzini e gli altri repubblicani. Fu liberato dal carcere soltanto nel 1870, in seguito alla Presa di Roma da parte dell'esercito italiano. Subito Mazzini gli affidò la direzione del giornale "La Roma del popolo" (1871-1872) e l'organizzazione del XII Congresso delle Società operaie affratellate (novembre 1871) che portò all'approvazione del Patto di fratellanza. Riprese inoltre l'attività forense e si associò alla Massoneria, ascendendone i gradi fino a diventare Gran Maestro del Grande Oriente d'Italia (1882-1885). Eletto deputato nel collegio di Ancona, rifiutò il seggio, per non dovere giurare fedeltà al Re, e rimanere fedele ai principi repubblicani. In seguito alla prematura scomparsa del figlio Raffaele (1884) e ad una malattia invalidante si ritirò dalla vita politica e si trasferì a Terni, presso la figlia Erminia. L'anno successivo alla sua morte gli venne dedicata la strada in cui si trova la sua casa natale, sulla quale fu posta una lapide celebrativa, dettata da Giosue Carducci.

Otello Sangiorgi