Salta al contenuto principale Skip to footer content

Le Bracciatelle di Medicina

1757

Schede

La mole di informazioni riguardanti Medicina nel Settecento, annotate dall’attento e scrupoloso cronista Gasperini nei suoi “Diari” manoscritti, contengono ogni aspetto di quanto egli ritiene importante documentare e tramandare ai futuri ricercatori interessati alla storia del paese. Oltre ai richiami riguardanti le memorie delle origini del luogo e dei suoi lontani personaggi, il nostro storico non tralascia tutto ciò che in paese accade giorno per giorno di carattere civile e comunitario. Insomma, ormai chi si è occupato di storia medicinese non ha potuto fare a meno di consultare gli scritti di Evangelista Gasperini, e così dovrà fare chi ancora intende coltivare interessi di carattere storico locale. Nel corso di mie ricerche, tra le tante informazioni di evidente importanza, mi è accaduto di trovare un accenno non di un evento straordinario, ma una inaspettata curiosa annotazione: si tratta nientemeno di una ricetta di una piccola specialità gastronomica prodotta a Medicina nei secoli passati, che qui mi è sembrato interessante proporre ai lettori per due motivi. In primo luogo perché si trattava di un prodotto di cui non si conosceva la diffusa produzione, ed inoltre perché nelle ultime righe dello scritto si avverte con chiarezza tutto il rammarico di un autorevole cittadino medicinese che rileva, anche in questa non più nota attività alimentare, un mancato importante introito per molte famiglie a motivo della soppressione delle esenzioni daziarie di cui godevano i diversi prodotti medicinesi fino al 1746 destinati a Bologna e al suo territorio. Ecco qui sotto la trascrizione integrale della ricetta per chi volesse tentare di tradurla in pratica ed eventualmente di offrirne un assaggio, a medicinesi e a forestieri, in qualche occasione di festa, di fiera o di rievocazione storica.

“Queste Bracciatelle sono di fiore di farina impastate d’acqua e lievito, ne’ tempi andati vi aggiungevano dell’ova; fatte che sono li danno una cottura a lesso in una grande caldaia, le levano e le distendono sopra grisoli di canne, perché s’asciugano, e poi le cuociono nel forno e riescono gustosissime da mangiare; ne fanno in diverse maniere, cioè con diversi lavori. E ne’ tempi che Medicina godeva li suoi privileggi moltissime famiglie vivevano con quest’arte perché il concorso de forastieri era grande e ne portavano in varie bande; in oggi vi hanno posto un gran dazio e sono ristrette al solo territorio di Medicina”.

Luigi Samoggia

Testo tratto da "Brodo di serpe - Miscellanea di cose medicinesi", Associazione Pro Loco Medicina, n. 15, dicembre 2017.