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Giovanni David

15 Settembre 1790 - 1864

Scheda

Ne Vie de Rossini di Stendhal, David Giovanni viene così definito “le premier ténor existant, et qui met du génie dans son chant” (il più grande tenore esistente e un interprete di talento). Tenore. Nato a Napoli il 15 settembre 1790, all’età di tre anni venne trasferito a Bergamo, città natale del padre Giacomo, anch’egli tenore. Iniziato agli studi di musica già da fanciullo, ne apprese i principi dal parroco Don Pietro Norbis, per poi passare alla scuola del maestro Giuseppe Marchesini ed infine a quella del maestro Gazzaniga a Crema. Dopo alcuni anni venne portato a Milano per continuare i suoi studi sotto l’ala dell’insegnante Lavigna. L’esordio del tenore avvenne nel 1808 nel teatro di Siena: insieme al padre, primo tenore, compariva Giovanni come secondo tenore nell’opera Adelaide di Guesclino di Mayr. Le parti del giovane vennero modificate per meglio adattarle alla sua voce. Fu poi il padre, da quel momento, a curare i suoi studi. Successivamente venne messo in scena nello stesso teatro il Pirro del Paisiello: anche in quest’opera la parte venne adattata alla voce di Giovanni. L’anno dopo prese parte come secondo tenore a Cleopatra di Weigl nel Teatro alla Scala di Milano. Dopodiché si ritirò per alcuni mesi per concentrarsi sugli studi musicali a Gandino (BG).

Tornato in scena, lo vediamo a Verona in Ritorno di Serse e a Mantova in Giulietta. Durante il carnevale del 1810 nell’opera Matrimonio segreto cantò un’aria (Pria che spunti in ciel l’aurora) che tanto piacque al pubblico da guadagnarsi il soprannome di Paganini. Questa stessa rappresentazione venne poi messa in scena a Mantova nella Quaresima successiva, poi in primavera a Brescia e in autunno a Treviso. Nel 1811 lo troviamo a Padova: nel teatro degli Obizzi interpretò la cantata Pigmalione di Cimador in una solennità patriottica. Fu inoltre presente durante il carnevale e il successo fu così grande che in primavera venne richiamato per cantare nel Simoncino e nella Moglie giudice del marito. Nell’autunno dello stesso anno venne udito per la prima volta a Lucca. Nel 1812 al carnevale di Genova mostrò tutto il suo talento. Qui, da primo tenore, cantò l’aria di Mosca Quando al marzial periglio introdotta nel Coriolano di Nicolini e fu presente nella prima assoluta di Angelica di Scio, insieme ad Adele Naldi Dalman nel ruolo di Angelica. Poi a Firenze, grazie al successo avuto in Voto di Jefte presso l’oratorio del maestro Orgitano, iniziarono a volerlo nelle chiese durante la Settimana Santa. Rimase nel capoluogo toscano anche nella primavera e in estate, interpretando Orazi e Curiazi, Camilla e la prima assoluta di Maria Stuarda regina di Scozia al Teatro della Pergola. Nell’autunno cantò in Orbo che ci vede di Generali e ne Pretendenti delusi di Mosca; poi a Bologna nel Teatro del Corso ne L’inganno felice e ne I pretendenti delusi. Nel carnevale di Torino del 1813 eseguì molti dei capolavori del Pesarese, Castore e Polluce, Crudeltà di Mesenzio e la prima assoluta di Lauso e Lidia al Teatro Imperiale: il successo fu tale che venne richiamato anche nel 1815, con doppia paga. Sempre nello stesso anno lo troviamo durante la Quaresima a Perugia (con Voto di Jefte), a Reggio e a Faenza con Artemisia di Cimarosa, a Siena con l’Ifigenia in Aulide e Ginevra di Scozia ed infine a Roma, dove cantò in Voto di Jefte, Bernice in Siria e nella prima assoluta di Tamerlano al Teatro Valle. Il successo di David era così grande che veniva soprannominato il dio, il rigeneratore, il Moscheles della musica vocale italiana.

Quando arrivò alla Società del Casino era agli esordi di una prestigiosa carriera: Si presenta con un nome che risveglia delle ricordanze care agli amici della musica drammatica emulando suo padre per l’estensione e la flessibilità della voce, e per la facilità dei passaggi. Non ha ereditato il suo accorgimento nella distribuzione dei mezzi, nella giustezza delle intonazioni, infine in quel bel metodo che collocava questo tenore nella classe dei cantori di prim’ordine. Allorché le lezioni del padre avranno dato al suo talento la vera direzione che deve prendere, i contorni della sua voce diverranno più molli, i tratti espressivi avranno l’impronta della forza senza essere rozzi, e le sue belle voci di testa non si offriranno che come accessori da rabbellire il canto senza comporne la base principale (GDR 9 marzo 1813). Come attestato ne I teatri: giornale drammatico musicale e coreografico, nel 1814 il giovane venne sorpreso “dalle vaiuole naturali”, dalle quali però si riprese totalmente. In questo stesso anno partecipò come primo tenore nell’opera Quinto Fabio durante il carnevale di Milano ed in primavera in Attila. Rimasto famoso per i suoi ruoli nelle opere di Rossini - dopo averlo avuto nella prima del Turco in Italia nel 1814 nel Teatro alla Scala, Rossini scrisse per lui i ruoli di Peleo nella cantata Le nozze di Teti (1816), Rodrigo per l’Otello (1816), Ricciardo per Ricciardo e Zoraide (1818), Oreste per l’Ermione (1819), Uberto per La donna del lago (1819), Ilo per la Zelmira (1822). Pacini invece scrisse per lui l’Amazilia, l’Ultimo giorno di Pompei e gli Arabi nelle Gallie.

Nel 1816 a Venezia cantò la Zoraide di Farinelli, Adelasia di Mayr e l’aria di Generali Senti, Roma, io non ho madre. Si spostò anche nel Regno delle Due Sicilie: partecipò con successo ne Le nozze di Teti e di Peleo, Elisabetta, Otello e Tancredi. L’anno seguente passò a Palermo, dove eseguì il Ritorno di Serse. Raggiunse Milano l’anno successivo, a causa di problemi di salute dovuti a una tempesta che ne impedì la precoce partenza. Qui figurò in Etelinda di Winter, in Rivale di se stesso di Weigl e in Gianni di Parigi. Nello stesso anno passò poi a Napoli: cantò in Berenice in Siria ed in Ricciardo e Zoraide al Teatro San Carlo. Prestò la sua voce anche al Teatro del Fondo e ad altre opere di illustri maestri. Tra il 1820-21 si sposta tra Palermo (dove si esibisce in Ifigenia in Aulide e in Rosa bianca e la rosa rossa) e Napoli, con Ciro in Babilonia al Teatro S. Carlo e privilegiando l’esecuzione di opere di Rossini. La notorietà del David è attestata anche dalla sua presenza al matrimonio del Gran Duca di Toscana Ferdinando nella primavera del 1821, dove eseguì Otello e Zoraide. Poi torna a Napoli al Teatro San Carlo. Nel 1822 passa a Vienna insieme a una compagnia di cantanti: qui eseguì la Zelmira, il Corradino, Elisabetta d’Inghilterra, la Gazza Ladra e la Zoraide. Poi si spostò a Lucca e Livorno con le stesse opere (Donna del Lago e Zoraide) e gli stessi cantanti; infine a Roma. Pur fra i successi, i giudizi però erano divisi: “Che deve pensarsi di David? È realmente questo giovane un grande cantore? Esistono più bellezze o difetti nella sua maniera?” E si concludeva ancora che erano difetti dovuti all’età: “Chi rimprovera a David la poca scelta ne’ suoi modi, la soverchia profusione della voce, ed i troppo bruschi passaggi dai gravi agli acuti, e dal forte al piano, chi lo riprende severamente per l’azione talvolta esagerata e per un contegno non sempre nobile e maestoso, accusa l’inesperienza della gioventù” (GDR 10 marzo 1822).

Nel 1823-24 fu a Vienna con la compagnia ed eseguì varie opere, tra cui la prima nazionale della Semiramide di Rossini. Si muove poi tra Venezia e Napoli. Nel carnevale del 1827 a Milano cantò ne Alessandro nell’Indie, nella Zoraide e negli Arabi nelle Gallie; poi passò a Vienna con gli Arabi nelle Gallie, il Mosè, l’Amazilia, la Zelmira e l’Ultimo giorno di Pompei; tornato a Napoli fu protagonista ne il Matrimonio Segreto, gli Arabi nelle Gallie, la Zoraide. Il 16 aprile 1830 diede una grande accademia alla Società del Casino di Bologna, che venne ampliamente apprezzata: cantò l’aria e il duetto degli Arabi nelle Gallie, il terzetto del Conte Ory e l’Ermione. Nello stesso anno si esibì al Teatro della Pergola a Firenze a al Teatro delle Muse di Ancona, dove cantò Otello e gli Arabi nelle Gallie. In un articolo pubblicato il 9 giugno 1830 ad Ancona viene attestato che Apertosi il teatro agli spettatori, fu nella piazza del medesimo levato un globo aereostatico con emblemi e scritti allusivi, e nel vestibolo del teatro vedeasi il busto di lui con questa iscrizione: A Giovanni David / per sentire e per valentia primo nel canto / per melodia movente anche i più schivi / a tutte passioni / gli ammiratori inalzarono questo simulacro / il dì VIII giugno MDCCCXXX / nella sera di suo benefizio. Infatti in suo onore venne lanciata una mongolfiera e venne installato un busto con dedica nell’atrio del teatro. Dopo la recita David venne accompagnato da ventiquattro coristi (ancora in abiti teatrali e con fiaccole) all’albergo della Pace dove alloggiava, dalle cui finestre si sporse poco dopo per salutare la folla. Nella stagione 1832-33 fu presente al teatro S. Carlo e al teatro del Fondo di Napoli, poi alla Pergola di Firenze (per Anna Bolena), a Genova (ne La donna del lago), poi ancora a Bergamo in Ricciardo e Zoraide, a Roma nel teatro Valle per Otello e nel teatro Argentina. Ebbe un rapido tramonto: nel 1834 Giuseppe Gioachino Belli scriveva che “Fa er nasino, ha un tantin de raganella, / Sfiata a ccommido suo, ggnavola, stona”, e, paragonandolo “archiudese e a l’aprisse d’un cancello”, concludeva: “Quanno la vosce nun ze tiè ppiú bbona, / Invesce de cantà la tarantella / Se sta a ccasa e sse disce la corona”. Nonostante ciò il 7 giugno 1838, come riporta il giornale Glissons, n’appuyons pas del 13 giugno 1838, David si esibì a Pavia ne Otello, dove fu molto gradita anche la figlia in scena con lui. Nel 1840 a Vienna cantò gli Arabi nelle Gallie, e sempre quest’opera venne proposta a Bergamo insieme all’Otello. Ritornato a Napoli, si esibì al Fondo e al teatro Nuovo, decretando la fine della sua carriera. Dopo la perdita completa della voce, aprì a Napoli una scuola di canto, ma data la poca affluenza provò ad aprirne una a Vienna. La condizione economica poco agiata però lo costrinse a trasferirsi nel 1844 a S. Pietroburgo, dove diventò direttore artistico all’Opera italiana. Morirà in questa città nel 1864.

Laura Zuffi

Bibliografia: Corago.unibo.it, voce David Giovanni; Bollettino del Museo del Risorgimento, Bologna, anno 2011-2012, voce David Giovanni; I teatri: giornale drammatico musicale e coreografico, Volumi 1-2, Milano, 1827, pp.801-809.; Glissons, n’appuyons pas. Giornale critico-letterario d’arti, teatri e varietà, Volume 5, Pirotta, 1838, n°47; Chiappori G., Serie cronologica delle rappresentazioni drammatico-pantomimiche nei teatri di Milano, 1776-1818; Plužnikov K., Nicola Ivanoff. Un tenore italiano, Roma, Sandro Teti Editore, 2007, pp.31-33; Prividali L., Il Censore universale dei teatri, Giov. Pirotta, 1830, pp.191-192; Regli F., Dizionario biografico dei più celebri poeti e artisti melodrammatici, tragici e comici, maestri, concertisti, coreografi, mimi, ballerini, scenografi, giornalisti, impresarii, ecc. ecc. che fiorirono in Italia dal 1800 al 1860, Coi tipi di E. Dalmazzo, 1860; Stendhal, Vie de Rossini, M. Lévy, Parigi, 1854, p.133; Teatri, arti e letteratura, volume 13 e volumi 28-30; Treccani.it, voce David Giovanni.