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Commedia Anca no l’Espusiziòn

3 Gennaio 1889

Schede

Il 3 gennaio 1889 venne rappresentata, al teatro Contavalli, la prima della commedia dialettale Anca no l’Espusiziòn scritta e diretta da Alfredo Testoni, valente commediografo e giornalista oltre che fautore ed organizzatore del teatro bolognese in vernacolo. L’azione scenica era ambientata in un anonimo borgo della provincia bolognese dove Alfonso, figlio d’avvocato e studente sfaccendato - per distrarre l’attenzione delle comari e dei compaesani maldicenti sulla sconveniente relazione, rimasta fino a quel momento segreta, tra il segretario comunale Augusto e la figlia del sindaco Adalgisa - lanciava l’idea di fare una mostra paesana, sollecitato a ciò dall’esempio della Esposizione emiliana, tenutasi a Bologna nel 1888.

Sull’onda di sogni grandiosi, nascevano, non solo comitati e sottocomitati, presidenti e vicepresidenti, ma anche rivalità e gelosie. Malgrado tutto la manifestazione, allestita in casa del sindaco, andava in porto; ma il giorno dell’inaugurazione, in un intrecciarsi di liti familiari e di battibecchi fra i maggiorenti, il cannone - che avrebbe dovuto sancire, con un colpo solenne, il tanto atteso varo della rassegna - caricato troppo esplodeva, provocando il crollo del palco su cui attendevano le autorità cittadine. La conclusione appariva ovvia: l’inganno, venuto alla luce, si chiariva e gli innamorati potevano sposarsi.

Le cronache locali riportarono recensioni favorevolissime - scenografie graziose, personaggi delineati con garbo, intreccio animato da scene vive e argute, interpretazione lodevolissima degli attori «che hanno dato prova di un affiatamento mirabile» - sebbene l’obiettivo dei critici fosse soprattutto diretto a rettificare l’impressione - che poteva essere suscitata dal titolo volutamente ambiguo ma di sicuro richiamo - di un lavoro con «pretese di satira sociale… o semplicemente locale», creando perciò una falsa attesa nel pubblico. Così infatti si esprimeva l’articolista della “Gazzetta”: «Per ragioni di convenienza facili a capirsi [Testoni] non poteva maggiormente colorire certi tratti, non poteva più sottilmente penetrare oltre una certa profondità; tutta la parte che è allusione personale non poteva essere che accennata vagamente. Così la materia si andava restringendo in mano all’autore, mentre il titolo seguitava a promettere più di quanto l’autore voleva dare; così la commedia ha ottenuto un buonissimo successo» (“Gazzetta dell’Emilia”, 4 gennaio 1889).

Il commediografo, in effetti, non aveva alcuna intenzione di dare una versione caricaturale e burlesca di personaggi locali direttamente implicati nell’organizzazione della rassegna bolognese del 1888 o di trattare con dileggio una materia così delicata come era quella riguardante la messa in opera della stessa, di cui peraltro era esperto conoscitore avendo ricoperto la carica di segretario del Comitato esecutivo, vale a dire l’organismo deputato a curarne ogni aspetto, tecnico, logistico, finanziario; piuttosto si era servito del lato comico di situazioni che gli erano state suggerite dall’ambiente, come da lui stesso ricordato nella prefazione al libretto dell’opera pubblicato nel 1892 (A. Testoni, 1892, pp. VIII-IX). La commedia, gradita al pubblico e sempre applauditissima, venne replicata, con alcune interruzioni, per l’intero mese di gennaio e riproposta, durante il carnevale, il 5 febbraio al Contavalli (a questa rappresentazione, dunque, si riferiscono le foto qui riprodotte) e il 27 al teatro del Corso.

Rossella Ropa

Testo tratto da Cent'anni fa Bologna: angoli e ricordi della città nella raccolta fotografica Belluzzi, Bologna, Costa, 2000.