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Accademia di Letteratura e Storia Polacca e Slava Mickiewicz

1879 | 1920

Schede

In Via Zamboni, storica via universitaria di Bologna, troviamo un’inusuale lapide al civico nove, riportante la scritta “Qui ebbe la sua prima sede l'Accademia di letteratura e di storia polacca e slava Adam Mickiewicz fondata in Bologna nel 1879”. Come mai le torri felsinee volgevano il loro sguardo verso Est?

I rapporti tra Italia e Polonia risalgono alla nascita stessa dello stato polacco nel X secolo per motivi religiosi e culturali, il latino venne scelto come lingua ufficiale e l’Italia divenne meta di pellegrinaggio e le università di Padova e Bologna luoghi culturali d’eccellenza. Durante il periodo risorgimentale i due popoli intrecciarono inestricabilmente i propri cammini, Bologna diventò un un punto cruciale: le vicende dell’Accademia furono alcune delle mille sfumature di cui si colora il composito reticolato di connessioni storico-culturali tra Polonia, Italia e soprattutto Bologna. Tanti professori, studenti, ecclesiasti, militari hanno frequentato l’antica università per erudirsi, taluni sono poi tornati in patria a incrementare la conoscenza delle lettere, delle scienze e dell’astronomia, alcuni hanno goduto di una calorosa ospitalità e di una degna sepoltura. Molto probabilmente nessuna città italiana ha stretto siffatto rapporto con la Polonia come Bologna, “la quale ricorda d’aver accolto fra le sue mura il più grande poeta moderno di Polonia, quando nel 1848 con un eletto drappello di artisti illustri e di ufficiali valorosi polacchi, accorreva in Lombardia a difesa dell’indipendenza d’Italia. L’Accademia di storia e letteratura polacca qui fondata nel 1879 che degnamente s’intitola dal nome del grande poeta, riannodando gli antichi coi recenti ricordi, manterrà per l’avvenire quei rapporti di studi, che fra la nostra Bologna e la patria di Adamo Mickiewicz esistono da tanti secoli con affetto vivo e costante.”

L’accademia di storia e letteratura polono-slava è stata una caratteristica istituzione della città di Bologna fondata dal docente Domenico Santagata e vissuta ufficialmente quarantanni, fino al 1920, anno di nascita della ricostituzione della Repubblica Polacca. Scrivere la storia di un istituto così particolare è opera ardua, purtroppo la maggior parte del materiale donata alla Biblioteca dell’Archiginnasio è andata perduta durante i bombardamenti del 1944. Come nacque l’idea al Santagata? Non dobbiamo dimenticare lo zeitgeist del XIX secolo, periodo dall’animo romantico costellato di fervori patriottici, in ogni luogo era possibile incrociare potenziali sobillatori dello status quo, studiosi, civili animati, alcuni viaggiavano con la storia del proprio paese da raccontare alla ricerca di simpatizzanti all’estero. Il nostro Santagata apparteneva a una famiglia di patrioti e, per motivi universitari venne mandato dal padre a Parigi. La città francese era all’epoca la primavera dei popoli, conobbe esuli di varia nazione e fu assiduo allievo del Collège de France. Lì conobbe Adam Mickiewicz «cantore ed un poeta epico per il popolo polacco, ed un pellegrino per la libertà delle nazioni» come lo definì lo storico Kazimierz Wyka. Seguì le sue lezioni e apprese storia, filosofia e religione dei popoli slavi. Le parole udite in quelle aule lasciarono un’impronta indelebile, gettarono le basi di un predilezione per quel popolo e proprio su quella forma vorrà fondare l’accademia nell’attuale capoluogo emiliano. L’Accademia porterà il nome del padre di Pan Tadeusz e Dziady non per la sua fama, non perché condottiero della Legione Polacca bensì per la densità dei suoi discorsi, per quelle idee, per l’analisi storico- religiosa che aveva potuto udire e su come aveva impresso tutti con lo spirito slavo. La causa favorevole per la nascita dell’istituto si presentò dopo la firma del Trattato di Santo Stefano, la cui ratifica poco gradita a polacchi e italiani, li mise in collegamento in quanto i primi invitarono i secondi a collaborare nel processo di rinascita della Polonia indipendente (che era scomparsa dalle cartine geografiche) “L’8 giugno 1878 una sessantina di studenti dell’Università di Bologna, con a capo il Santagata, rispose a quell’indirizzo, impegnandosi a creare nell’Ateneo un centro permanente di studi e di storia polacca.”

Il 14 dicembre 1879 l’Accademia entrò ufficialmente nella storia. Con un suo primo intervento il Santagata rievocava la storia della Polonia, sempre armata, strenua paladina della propria libertà e della propria essenza, contro i Tartari, contro gli Ottomani, ricca spiritualmente e moralmente. Uno dei momenti più sublimi della storia polacca fu proprio una battaglia contro questi ultimi, avvenuta il 12 settembre 1683, quando Re Giovanni III Sobieski salvò Vienna e respinse vittoriosamente le truppe musulmane, segnando la decandenza degli Osmanli. In Italia era necessario colmare queste lacune, le letterature dovevano conoscersi e fondersi tra loro perché “…richiamandosi a Goethe e Mazzini, vagheggiava una letteratura europea perché «l’indole e il genio di un popolo, aveva scritto quel grande, non basta a se stesso, ma deve collegarsi agli altri popoli nel commercio letterario il quale apporta ricchezza sempre nuova di affetti e sentimenti». E il Goethe stesso «ammirava la feconda fantasia della gente slava e per molti altri pregi ebbe a esaltarne la letteratura con somme lodi». L’Accademia aveva il compito di “studiare, conoscere e divulgare la storia, la letteratura degli slavi e particolarmente della Polonia: far conoscere lo stato presente e promuoverne i comuni interessi”. Nonostante il grande anelito di Santagata, l’Accademia stentava a divenire un centro nevralgico, ma la carenza di materiale oggi a nostra disposizione non ci permette di conoscere dettagliatamente le vicende. Sappiamo che nel 1888 cessò l’insegnamento e spostò l’Accademia presso casa sua. Nel frattempo illustri personaggi frequentarono l’istituto, tra cui Teofil Lenartowicz e Michelina Olszewska patrioti intemerati e zelanti protagonisti della vita culturale e organizzativa dell’Accademia. Quest’ultima si trasferì a Bologna nel 1881 con il figlio e la madre dopo diversi viaggi e alloggi. Qui conseguì il diploma che l’abilitò all’insegnamento delle lingue straniere, nel suo caso francese e tedesco, materie che insegnerà per tutta la sua vita. Alla docenza universitaria affiancò una nutrita attività patriottica nell’Accademia. Per questo, nel 1901, quando il professor Santagata morì, le vennero consegnati l’archivio, la biblioteca, la galleria d’arte e la residenza degli Olszewski divenne la sede stessa dell’Accademia. Nonostante i cambiamenti e la letargia dell’attività accademica dovuta al precipitare degli eventi politici, la pasionaria polacca condusse le sue ricerche e i suoi insegnamenti fino alla sua morte, avvenuta nel 1915, quando lasciò al figlio Witold Olszewski la presidenza e “l’eredità spirituale delle sorti della connessione polacca di Bologna”. Non deluse le aspettative della madre ma, essendo lo spirito del tempo cambiato, spostò l’attività dal campo letterario al campo politico organizzando comitati italiani pro Polonia e conferenze per sostenere la causa polacca in diverse città italiane durante gli anni della Grande Guerra. I temi anti imperialistici, l’anelito di libertà per tutti i popoli, l’attenzione per le classi subalterne e le minoranze garantirono agli incontri un notevole successo. Nel 1920 la Polonia riacquisì la sua agognata indipendenza e l’Accademia, già in fase crepuscolare da tempo, si scioglieva ufficialmente “in considerazione dell’avvenuto felice compimento degli altri scopi perseguiti”. La biblioteca, l’archivio e la galleria d’arte dell’accademia furono depositati presso la Biblioteca dell’Archiginnasio. Come detto poc’anzi, la ferocia dei bombardamenti del ‘44 non ha risparmiato l’ala dell’Archiginnasio dove era depositato il materiale della “creazione” di Domenico Santagata, salvo eccezioni. La modesta biblioteca dell’Accademia constava dell’acquisto di pochi volumi di lingua russa e polacca, tramite i canali Zanichelli e Treves e il resto della collezione dipendeva dalla munificenza dei benefattori. Tra questi figuravano venti volumi del Vate del romanticismo polacco, donate dal figlio stesso al Santagata. La biblioteca dell’Accademia non ha mai raggiunto i fasti di altri istituti culturali, ma simbolicamente ha rappresentato un esperimento unico, perché per per la prima volta uno straniero si è interessato così alla causa polacca. “Solamente in Italia prima Domenico Santagata e poi Attilio Begey si sono lasciati contagiare dall’entusiasmo dei Polacchi per i libri e per gli archivi come depositari indistruttibili della cultura nazionale”.

L’Archivio era diviso in due parti, una parte conteneva gli originali delle opere letterarie, fra le quali la più importante era la storia della Polonia dalla preistoria al Medioevo, scritta da Mickiewicz in persona. La seconda parte, salva dai bombardamenti del 44 contiene materiale necessario per la ricostruzione della storia dell’accademia: statuti, verbali delle sedute e delle assemblee, bilanci annuali e ricevute varie, domande di iscrizioni e soci vari, atti e memorie, una parte cospicua riguarda la corrispondenza tra i protagonisti della vita culturale dell’accademia,tra cui Lenartowicz, la Olszewska, Carlo Pepoli, Aurelio Saffi, Marco Minghetti e tanti altri protagonisti, anche minori, del Risorgimento. Non doveva mancare l’elemento artistico, l’Accademia aveva anche una Galleria d’arte. Appresa la notizia, molti inviarono dei loro lavori. Teofilo Lenartowicz offrì un bassorilievo rappresentante gli ultimi momenti di vita del colonnello Stanislao Bechi, fucilato dai russi durante l’insurrezione polacca 1863-1864 (ora situata nel chiostro Santa Croce a Firenze). Teodoro Bygier inviò un busto di Copernico e di Lenatowicz, di cui solo il primo si salvò. La raccolta delle stampe fu merito di Ludwik Jenike, l’allora direttore della più importante ed illustre rivista culturale varsaviense Tygodnik Ilustrowany, da cui l’Accademia ricevette litografie, cromolitografie, silografie. Da un altro periodico, Kłosy che ereditò la serie completa delle incisioni regalate ai propri soci come premio annuale della società delle Belle Arti di Varsavia. Tale raccolta rappresentava dei livelli alti di pittura polacca a tema storico patriottico e costume popolare. Tra i maggiori artisti ricordiamo Wojciech Gerson, Józef Brandt e Jan Matejko.

Cosa accadde dopo il 1920? Abbiamo manchevole materiale sui rapporti tra Bologna e la Polonia dopo la Grande Guerra, eccettuato qualche incontro tra docenti bolognesi e polacchi e la fondazione dell’associazione Gli amici della Polonia che organizzò una messa nella Basilica di San Bartolomeo in onore del generale Józef Piłsudski, deceduto nel 1935. Come ben sappiamo, i destini dell’Italia e della Polonia si ibrideranno nuovamente durante la Seconda Guerra Mondiale, quando il II Corpo d’Armata Polacco sarà protagonista della Liberazione dell’Italia. Il 21 aprile 1945 le truppe entrarono e liberarono Bologna e ne seguì il commovente incontro tra l’ultimo presidente dell’Accademia, Olszewski e il Generale Anders. Nel marzo del 1979 a Bologna venne organizzata una rassegna celebrativa per il centenario dell’accademia, dove parteciparono docenti, ricercatori di altri istituti e centri culturali, quali l’Accademia polacca di Roma, l’Associazione Polono-italiana, l’Associazione Italiana Slavisti, l’Istituto di cultura polacca “Attilio Begey”. Nonostante le scarse notizie che abbiamo attualmente, il valore dell’Accademia va oltre l’attività culturale tipica di qualsiasi istituto, come ha scritto l’illustre polonista Marina Bersano Begey “l’ispirazione a una fraternità di popoli occidentali e slavi attuata su un piano di libertà e di reciproca indipendenza, che direttamente deriva dal poeta profeta polacco”. L’ Accademia ideata e sognata dal Santagata è stata foriera di tutte le cattedre di slavistica e polacco oggi esistenti, oltre che di tutti i centri e istituti culturali polacchi e slavi nati dopo. Come è accaduto in Piemonte, divenuta regione italiana pullulante.

Manuela Capece

In collaborazione con "Fluttuando sulle linee - Un ponte verso Est".