1796 - 1915

Bologna attraversa tra Otto e Novecento un periodo tumultuoso ed estremamente vario: dalla fase giacobina filo-francese alla Restaurazione del governo pontificio, dai moti risorgimentali all’adesione al Regno d’Italia, fino all’avvio dell’industrializzazione, alla mobilitazione sociale ed economica ed all’entrata in guerra nel 1915. Similmente agli altri centri urbani della nazione, questo susseguirsi di eventi si riflette anche nell’ambito della cultura e delle arti, favorendo un serrato confronto tra cultura d’accademia ed avanguardia. Ancora oggi è forte la propensione a definire tout court la scuola artistica locale accademica, valutando solo l’influenza dell’istituto di via Belle Arti, senza però mai andare oltre questo pur importante, ma non unico, aspetto del problema. E ciò significa anche svalutare l’Accademia di Belle Arti stessa, che con i suoi premi Curlandese e Baruzzi è stata tra i principali crocevia del confronto artistico nazionale. Bologna, pur non essendo al pari dei grandi centri urbani italiani (Milano, Roma, Torino, Genova), era - ed è - crocevia geografico e culturale della penisola, come dimostrato, ad esempio, dal ruolo svolto da Carlo Bianconi o Pelagio Palagi all’interno dell’Accademia di Brera a Milano all’inizio del XIX secolo.
Oltre alla trasformazione dell’Accademia Clementina in Accademia di Belle Arti, in questo lungo secolo hanno luogo altri eventi rilevanti. Tra questi, ricordiamo il grande cantiere che prende avvio nel 1801, offrendo agli artisti spazi e mezzi del tutto nuovi: il cimitero monumentale della Certosa. Complesso di dimensioni urbanistiche, vede le famiglie gareggiare nel rivolgersi al meglio della scultura e dell’architettura locale, non disdegnando però le committenze ad alcuni artisti ‘forestieri’ quali Vincenzo Vela o Giovanni Duprè, consentendo in tal modo un confronto di altissimo livello. Nel corso dell’Ottocento in città si formano poi istituti quali il Collegio Venturoli (1825), associazioni come la Francesco Francia (1894) o il Comitato per Bologna Storica e Artistica (1899), il movimento artistico dell'Aemilia Ars cresciuto intorno alla figura di Alfonso Rubbiani, altre gilde e cenacoli di breve e brevissima durata: tutte occasioni per poter declinare il gusto contemporaneo. La nascita della Società protettrice delle Belle Arti permette, con le esposizioni tenute nella seconda metà del XIX secolo, la vendita delle opere ai privati, non trascurabile incentivo per gli artisti a produrre opere meno accademiche, adatte ad un pubblico borghese e meno elitario. Tutta questa ricchezza di intelletti si riflette anche in un impressionante numero di pubblicazioni periodiche e riviste d’arte, e aiuta lo sviluppo di una delle più importanti tipografie italiane dell’epoca - la Litografia Chappuis - con cui collaborano artisti del calibro di Marcello Dudovich.
Il 1888 è l’anno della svolta economica e culturale della città: da una parte le celebrazioni per l’ottavo centenario dell’Università e dall’altra l’Esposizione Emiliana pongono Bologna al centro dell’attenzione nazionale, mostrando i progressi compiuti dalla città dopo l’Unità d’Italia. Per l’occasione, l’arte svolgerà un ruolo vitale, con il grandioso padiglione della Musica nei Giardini Margherita e con l’Esposizione delle Belle Arti in san Michele in Bosco. I nostri artisti non mancheranno di partecipare alle grandi esposizioni nazionali ed internazionali, spesso riscuotendo favorevoli recensioni e commissioni. Un esempio tra i tanti è segnalato da 'Il Cittadino - giornale della domenica', Cesena, 4 agosto 1901: Riproduciamo con piacere dal Resto del Carlino, Io Bacche ultima copula, così ha intitolato Tullo Golfarelli – il simpatico scultore cesenate, ormai divenuto bolognese per lunga dimora e sincero amore a questa città – una graziosa figura di baccante che egli ha finemente modellata e poi fusa in bronzo per l'esposizione di Monaco di Baviera. (...) Agli intelligenti era piaciuta anche qui, ed il verdetto è stato riconfermato autorevolmente anche a Monaco. Ieri il Golfarelli ha ricevuto un'onorevole proposta di vendita, che l'egregio scultore ha accettato, ed io mi felicito con lui pel meritato successo e perchè il suo nome, già caro ai nostri cultori dell'arte, acquista credito anche all'estero e in centro artistico importante quale è quello di Monaco.
Queste brevi considerazioni già aiutano a comprendere quanto siano ricche e variegate l’architettura, la pittura e la scultura nella Bologna tra Otto e Novecento - tutto meno che provinciali - anche se oggi risulta difficile averne una visione complessiva ed esaustiva. L’ultima occasione espositiva che ne ha consentito una visione d’insieme risale al 1983, con la mostra dedicata alla pittura a Bologna prima e dopo l’Unità. Di scultura si parlò invece nel 1998 attraverso la lente del cimitero monumentale, nel volume Immortalità della memoria, e di architettura nel 2001 con la mostra (e relativo catalogo) Norma e arbitrio. Negli anni successivi sono fioriti moltissimi studi e pubblicazioni sul periodo di nostro interesse, ma sono mancate le occasioni per una visione d’insieme.
Roberto Martorelli
Giugno 2015. Testo tratto dal catalogo della mostra "Angelo Venturoli - Una eredità lunga 190 anni", Medicina (Bo) 19 aprile - 14 giugno 2015