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Nerina Moschetti

Schede

Eravamo scampati miracolosamente alla strage del 29 settembre, nascondendoci in una cunetta fra Caprara di Sotto e San Giovanni. Purtroppo, il 3 ottobre, una cannonata colse in pieno mia madre, Augusta Possati, presso la fontana dove era andata a fare il bucato. In quei giorni fu un continuo vagare. Nella notte del 30 ci eravamo nascosti nel bosco, e avevamo dormito dentro una grotta sopra Caprara. Morta la mamma, scendemmo di nuovo a Caprara di sotto. Le case erano bruciate; si era salvata solo la stalla e l’edificio detto “Fornace”, dai muri spessi, ma scoperchiato. Il 13 ottobre, mentre la nonna Gemma Corbellini faceva da mangiare, poco prima di mezzogiorno ci investì una bordata di cannonate. Perirono sul colpo Amelia e Vittorina Ventura, insieme a Bruna e Maria Concetta, figlie dello zio Dario. Ida Stalli, sua moglie, ebbe un tallone trapassato, mentre il piccolo Mario di sei mesi morì poco dopo per un orrendo squarcio al bacino. Io riuscii a salvarmi, perché mi ero rifugiata nella stalla con la nonna. Giuseppe e Giorgio, miei fratelli, rimasero feriti dalle schegge; il primo più gravemente a un fianco, l’altro lievemente a un piede. Lo zio Dario rimase colpito alla gamba buona. L’altra era già fuori uso a causa della sinovite. Faceva il falegname: non mobili di lusso, ma taglieri e ‘ciappini’ vari. Papà Armando si era dato alla macchia per paura dei tedeschi. Lo zio Lido, che era già menomato per un colpo di sole, non si fece niente. Nel pomeriggio del 13 ottobre scendemmo verso il Casoncello a cercare un medico, per curare la ferita di Giuseppe che minacciava cancrena. Passammo da San Giovanni di Sotto e vedemmo i segni della strage. Ma le disgrazie non erano finite. Al Casoncello nonno Ferdinando fu investito da un colpo di cannone e morì.

Luciano Gherardi, "Le querce di Monte Sole. Vita e morte delle comunità martiri fra Setta e Reno 1898-1944", Introduzione di Giuseppe Dossetti, Il Mulino, 1994
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Note
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