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Mario Neri

20 aprile 1889 - [?]

Scheda

Mario Neri, da Girolamo e Maria Lenzi; nato il 20 aprile 1889 a Isernia (CB). Nel 1943 residente a Torino. Laureato in Giurisprudenza. Magistrato. Antifascista. Giunto a Bologna negli anni del primo dopoguerra, si schierò sin dall'inizio su posizioni politiche antifasciste, pur non aderendo a partiti.
Non si fece intimidire dalla violenza fascista e riuscì a ottenere la condanna di alcuni squadristi, responsabili di violenze. I
l 3 aprile 1922 chiese e ottenne la condanna di un gruppo di fascisti di Molinella, responsabile di aggressioni e bastonature contro lavoratori. All'uscita dal tribunale fu aggredito - unitamente all'avvocato Mario Bergamo, il rappresentante della parte civile - da una squadra di fascisti molinellesi guidati da Augusto Regazzi. Per nulla intimidito, proseguì la sua opera di magistrato. Aderì all'associazione di ex combattenti Italia libera e sottoscrisse a favore dei lavoratori di Molinella in lotta contro agrari e fascisti. Il 7 marzo 1925 fu trasferito a Torino per punizione. Qui, nel 1926, fu tra i promotori del gruppo antifascista Giovane Italia e fu per lungo tempo in contatto con un gruppo antifascista della Sardegna. Il 26 marzo 1929 venne arrestato nel capoluogo piemontese, unitamente ad altri 15 antifascisti, con l'accusa di diffusione di volantini clandestini, propaganda sovversiva contro il «plebiscito» e cospirazione. Deferito in un primo tempo al Tribunale speciale, il 19 aprile 1929 fu assegnato al confino per 3 anni e inviato a Ponza (LT). Il 5 novembre 1929 venne liberato e la parte restante della pena commutata in ammonizione. Tornò a Torino e fu radiato dalla magistratura. Il 18 settembre 1937 venne arrestato, perché accusato di svolgere attività politica e diffidato. Negli anni seguenti fu sottoposto a periodici controlli, l'ultimo dei quali il 9 marzo 1942. Nel 1941, come testimonia Rita Comoglio, organizzò una riunione di antifascisti torinesi per tentare di coordinare l'attività dei partiti che si opponevano al regime. Durante la lotta di liberazione militò in una brigata in valle di Lanzo e fu a lungo ricercato dai fascisti. Dopo la Liberazione ricoprì la carica di presidente della commissione epurazione di Torino. Non chiese il riconoscimento partigiano. [O]