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Pietro Nenni

9 Febbraio 1891 - 1 Gennaio 1980

Scheda

Nenni Pietro di Giuseppe e Castellari Angela, 9/2/1891, Faenza (Ra). Giornalista, socialista.
A causa delle difficili condizioni economiche seguite alla morte del padre (1896) è affidato al locale collegio degli orfanelli. All'uscita dalla struttura avvia la militanza nella corrente di estrema sinistra Partito repubblicano italiano (Pri).
Nel 1910 è redattore del settimanale Il pensiero romagnolo. Nel 1911 sposa Carmela (Carmen) Emiliani ed è nominato segretario della Camera del lavoro repubblicana di Forlì. Nell'ottobre 1911 è arrestato con il socialista Benito Mussolini in seguito ad uno sciopero contro la guerra in Libia. Scarcerato ai primi del 1912, è eletto segretario nazionale della Consociazione repubblicana delle Marche.
Nel giugno 1914 è tra i promotori delle agitazioni della 'settimana rossa' scaturita proprio dalle Marche (7-14 giugno): arrestato il 23 giugno, è detenuto nel carcere di Santa Palazia di Ancona.
Il processo si apre all'Aquila il 19 novembre, ma Nenni è amnistiato il 30 dicembre. Dichiaratamente interventista allo scoppio della guerra, si impegna per l'entrata in guerra dell'Italia. Si arruola volontario il 28 maggio 1915, ma rifiuta il giuramento al re; parte soldato semplice, ma è promosso caporale sul fronte dell'Isonzo. Ferito gravemente, nel 1916 torna alla vita civile. Nel 1917 assume la direzione del Giornale del mattino di Bologna, carica che tiene sino alla chiusura del quotidiano (31 agosto 1919) a parte una nuova esperienza di volontario al fronte dopo la rotta di Caporetto (quando è incorporato nella 94. batteria bombardieri).
Nel 1919 è tra i fondatori del Fascio di combattimento di Bologna, presto disciolto.
Nel 1919 si trasferisce a Milano, dove è assunto dal Secolo di Milano come inviato all'estero. Nel settembre 1920 si dimette dal Pri, avvicinandosi ai socialisti. Nel marzo 1921 è assunto dal quotidiano Avanti! quale inviato a Parigi, dove si iscrive al Psi; nell'estate 1922 rientra a Milano in qualità  di redattore capo.
Nel pieno della crisi del Psi legata alla scissione dell'ala riformista di Turati e Matteotti (3 ottobre) e della marcia su Roma (28 ottobre) si oppone alla linea  fusionista per la confluenza del Psi nel Pcd'I.
Durante l'aventino sostiene la necessità  di iniziative comuni con Psu (divenuto Psli) e Pcd'I ma la proposta di dialogo fallisce: Nenni si dimette dall'esecutivo del partito e dalla direzione de "Avanti!".
Nel 1926 fonda con Carlo Rosselli la rivista "Il Quarto Stato". Nell'autunno 1926 emigra a Parigi, dove trova lavoro come giornalista nei fogli di area. Aderisce alla Concentrazione antifascista.
Nel marzo 1930 la frazione sostenuta da Nenni, favorevole alla fusione con il Psli e contraria alla guida massimalista, si scinde dal Psi: il 19 luglio si unifica con la formazione di Turati, Treves e Saragat nel Psi-Sezione dell'Internazionale operaia socialista (Psi-Ios), di cui Nenni è eletto segretario nel congresso di Marsiglia (18 aprile 1933). Nenni partecipa a Parigi al congresso dell'Internazionale operaia e socialista (Ios) dell'agosto 1933 su posizioni favorevoli ad un dialogo con l'Internazionale comunista, posizione che determina la crisi della Concentrazione (sciolta nel maggio 1934).
E' tra i principali fautori del Patto d'unità  d'azione siglato nell'agosto 1934 tra Psi e Pcd'I e sostenitore della politica dei fronti popolari proposti.
Nenni nell'agosto 1936 è a Madrid quale rappresentante Ios per incontrare il governo repubblicano e stabilire contatti con le prime formazioni internazionali. In Spagna è commissario politico delle brigate internazionali.
Alla conferenza Ios di Londra del marzo 1937 non riesce a convincere i rappresentanti inglesi e francesi ad un maggiore intervento a sostegno della Repubblica. Sostiene l'alleanza con i comunisti al congresso del giugno 1937, tenuto dopo i recenti fatti di Barcellona: il consesso mette in minoranza il dissenso antibolscevico animato da Angelo Tasca e Giuseppe Emanuele Modigliani.
Nel 1937 Nenni aderisce all'Unione popolare italiana e sostiene l'alleanza con i comunisti anche dopo il patto Molotov-Ribbentrop, ma resta solo all'interno del partito: il 28 agosto 1939 è costretto a dimettersi dalla segreteria del Psi.
Lasciata Parigi nel giugno 1940, si rifugia nei Pirenei (Palalde).
Nel 1941, con l'attacco della Germania all'Urss riprende l'attività  per l'unità  antifascista: un nuovo patto d'unità  d'azione siglato da socialisti, comunisti e giellisti a Tolosa nell'ottobre 1941. Ad inizio 1942 è animatore del Nuovo Avanti!, attività  che spinge le autorità  di Vichy a confinarlo a Saint-Flour (Cantal): da questo luogo sarebbe possibile fuggire in America, ma decide però di restare per cercare di seguire le sorti della figlia Vittoria e del genero catturati dalla Gestapo (Vittoria muore ad Auschwitz).
L'8 febbraio 1943 Nenni è arrestato dalla Gestapo a Saint-Fleur e detenuto per circa un mese nel carcere di Fresnes a Parigi. Il 5 aprile è consegnato alle autorità  italiane, forse per intercessione di Mussolini. Imprigionato a Regina Coeli, è poi confinato a Ponza.
Liberato a seguito del crollo del regime fascista, il 4 agosto Nenni è già  attivo politicamente a Roma dove si impegna per la costituzione del Partito socialista italiano d'unità  proletaria. Durante la Resistenza è a Roma, dove il 15 ottobre 1943 sfugge all'arresto che colpisce Pertini e Saragat. Tra i membri più influenti delle Brigate Matteotti, si prodiga per coordinare l'azione che porta alla loro liberazione. In questa fase sostiene l'accordo con il Pci, l'ingresso nel Ccln, la scelta repubblicana e il rifiuto di accordi con la monarchia.
Dopo la 'svolta di Salerno' (aprile 1944) rifiuta incarichi nei governi Badoglio II e Bonomi II. Raggiunge avventurosamente Milano ai primi di maggio per incontrare i vertici delle Brigate Matteotti.

Istituto Nazionale Parri


Nell'immediato dopoguerra è membro del governo Parri in qualità  di vicepresidente del Consiglio e ministro per la Costituente, incarichi mantenuti nel successivo governo De Gasperi.
Dal luglio 1945 è commissario dell'Alto commissariato per le sanzioni contro il fascismo. Con gli incarichi di governo Nenni lascia la segreteria del Psiup a Pertini. Nel partito la maggioranza è saldamente a favore dell'alleanza con il Pci: il congresso di Firenze dell'aprile 1946 mette in minoranza Saragat, ostile ai comunisti.
A partire dal 18 ottobre 1946 è nominato ministro degli esteri nel secondo governo De Gasperi. Il dissenso di Saragat porta nel gennaio 1948 alla scissione di palazzo Barberini. A seguito dei risultati delle elezioni del 1948 il 27° congresso di Genova del Psi mette Nenni in minoranza, ma al successivo congresso di Firenze (1949) è eletto nuovamente segretario, incarico che mantiene sino al 1963.
All'esplodere della guerra fredda Nenni si schiera con Stalin, impegnandosi contro l'ingresso del paese nel patto atlantico e a sostegno del movimento dei Partigiani della pace.
Dopo la battaglia contro la 'Legge truffa' (1953) avvia una nuova linea politica tesa a sottrarsi alla dipendenza dal Pci attraverso il dialogo con le masse cattoliche: il tema è al centro del dibattito al congresso di Torino del 1955, che pure conferma l'alleanza con il Pci.
Nel 1956, dopo il XX congresso del Pcus e l'invasione dell'Ungheria da parte dell'Urss, Nenni intensifica la linea autonomista, ma al congresso di Venezia del 1957 la maggioranza del Psi è ancora della sinistra filocomunista. Gli autonomisti guidati da Nenni ottengono la maggioranza al congresso di Napoli del 1959. Dopo le elezioni amministrative del 1961 sono costituite varie giunte di centrosinistra e nel febbraio 1962 il Psi assicura l'appoggio esterno al IV governo Fanfani. Dopo le elezioni del 1963 la corrente di Nenni si spacca sull'opportunità  di entrare in maggioranza governativa: il 35° congresso approva - al prezzo di una scissione della corrente filocomunista - la svolta governativa.
Nenni è vicepresidente del Consiglio nei primi governi di centrosinistra (Moro I, Moro II, Moro III). La linea autonomista di Nenni giunge nell'ottobre 1966 alla riunificazione tra Psi e Psdi nel Partito socialista unificato (Psu), di cui Nenni è segretario.
Il risultato negativo del Psu alle elezioni del 1968 porta tensioni tra le due componenti del partito, ma Nenni ottiene l'ingresso della formazione nel primo governo Rumor, nel quale è ministro degli esteri.
Nel luglio 1969 la componente socialdemocratica, ostile al governo, esce dal Psu per ricostituire il Psdi. Nenni si dimette da tutte le cariche di partito e di governo.
Nel 1970 è nominato senatore a vita; nel 1974 prende parte alla campagna referendaria a favore del divorzio. Muore a Roma il 1 gennaio 1980.