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Monteveglio, (BO)

1919 | 1943

Insediamento

Schede

Comune di notevole attività sociale e politica dall'inizio del secolo, vide l'affermazione dei socialisti nelle elezioni comunali fin dal 28 ottobre 1910, successo riconfermato nella nuova consultazione popolare del 2 agosto 1914. Il 27 settembre 1911 i lavoratori montevegliesi scesero in sciopero contro l'impresa italiana per la conquista della Libia.
Nelle elezioni amministrative del 24 ottobre 1920 i socialisti riconquistarono la maggioranza. Venne eletto a sindaco Luigi Bonetti, che già lo era stato dal 14 luglio 1912, dopo che si era dimesso il sindaco, sempre di parte socialista, Michele Ferro, il quale era stato eletto nella carica il 28 ottobre 1910. Il Bonetti, perseguitato dalle violenze dei fascisti, fu costretto a dare le dimissioni il 16 luglio 1921, dopo che, a fine giugno, si vide bruciare l'abitazione sita in Bazzano. Nella frazione di Stiore, quando le squadre fasciste tentarono di intervenire vennero respinte e le presero sode. Le violenze squadristiche continuarono anche dopo l'avvento dei fascisti al potere e fra queste è da ricordare quella perpetrata il 14 gennaio 1923, in Bazzano, ai danni dell'ex sindaco Bonetti che fu bastonato. Vennero poi le elezioni amministrative con liste di soli fascisti e loro parenti e, dal 1927, i Podestà.
Durante gli anni della dittatura, fra il novembre 1926 e il luglio 1943, quattro antifascisti, nativi di Monteveglio, furono deferiti, processati e condannati dal Tribunale Speciale: Vittorio Neri, Alberto Bartolini, Ariosto Venturi, Fioravante Grimaldi (Aula IV). Negli stessi anni sei montevegliesi per attività d'opposizione furono assegnati al confino di polizia: Arnaldo Barani. Alberto Bartolini, Ettore Cristorti, Umberto Bernardi, Vittorio Neri e Giovanni Lelli (Confinati). Alberto Bartolini (classe 1903), muratore, comunista, prima di comparire davanti al TS era stato confinato nell'isola di Ponza, nel maggio 1927, e prosciolto nel gennaio 1930, poi, a seguito del rinnovato impegno nell'azione clandestina, sempre nello stesso anno, fu arrestato e dal giudice istruttore rinviato al TS che, il 24 settembre 1931 gli comminò tre anni di reclusione: la pena inflittagli cessò con la sua morte per le sofferenze patite in carcere, il 27 marzo 1933. Ettore Cristoni (Dizionario) - che fu deferito tre volte al TS, ma prosciolto, per due volte assegnato al confino e, la terza volta, al Tribunale militare - nel 1930 trasferì la propria residenza a Casalecchio di Reno (v.) e là svolse nuova attività antifascista.
Dopo che il 18 luglio 1936, al comando del gen. Francisco Franco, scoppiò la rivolta contro la repubblica di Spagna, tre montevegliesi, già all'estero da diversi anni, accorsero nella fila dei volontari antifascisti. Di loro qui di seguito annotiamo sintetiche biografie. Luigi Barani (classe 1904), calzolaio, emigrò in Francia nel 1930. Comunista dal 1935, entrò in Spagna il 5 agosto 19.36 e combatté con le milizie popolari ad Irùn, poi passò alla Centuria "Gastone Sozzi" e, successivamente, al Battaglione e alla Brigata Garibaldi. Rientrò in Francia nel 19.38. Agli inizi della Seconda guerra mondiale fu arrestato a Parigi ed internato nel campo delle Tourelles sino all'agosto 1944. Giovanni Baesi (classe 1904), muratore. Militante comunista, dopo essersi scontrato varie volte con i fascisti locali, nel 1930 riparò in Belgio ed in seguito risiedette in Lussemburgo, in Svizzera ed in Francia, svolgendo ovunque attività antifascista. Si arruolò per la Spagna nel settembre 1936. Fece anch'egli parte della Centuria "Sozzi" e poi del Battaglione Garibaltli. Il 21 novembre 1936 fu ferito in combattimento in Madrid a Casa de Campo. Dopo due mesi di ospedale, necessitando di una lunga convalescenza, fu inviato in Francia dove svolse un giro eli propaganda per il reclutamento di volontari e la raccolta di fondi pro-Spagna. Rientrò in terra iberica alla fine del 1937 e ritornò a combattere, conquistando il grado di sergente sul campo. Il 10 settembre 1938, nel corso di un attacco nemico sul fronte dell'Ebro, fu colpito a morte da un colpo d'obice. Antonio Tabarroni (classe 1903), impiegato, emigrato in Francia risiedette a Bordeaux. Arruolatosi nel dicembre 19.36, appartenne al Battaglione e poi alla Brigata Garibaldi. Fu ferito in combattimento tre volte: ad Arganda, a Caspe e sul fronte dell'Ebro. Rientrò in Francia il 7 febbraio 1939 e venne internato nel dipartimento della Garonne. Dopo l'occupazione da parte dei tedeschi, partecipò) alla resistenza francese nel gruppo spagnolo Muret e poi nei Francs Tireurs Partisans.
Caduto il fascismo il 25 luglio 1943, con l'intento di conseguire al più presto la fine della guerra si allargò tra la popolazione la consapevolezza antifascista.