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Memorie di un paracadutista tedesco

28 Marzo | 2 Maggio 1954

Schede

In questo numero la rivista riporta alcuni brani tratti da una pubblicazione tedesca che titola: “Storia del IV Reggimento paracadutisti 1942-1945”. Vale la pena di narrare come l’opera è pervenuta alla redazione. Una mattina della tarda primavera del 1998 mi trovavo nell’ufficio dell’allora Sindaco Tassoni quando giunse, dall’Ufficio Anagrafe, una telefonata che comunicava che un ‘tedesco’ desiderava parlare con il Sindaco. Una volta ricevuto, il ‘tedesco’ – un signore dell’apparente età di circa 70 anni, di un’evidente vigoria fisica, magro, di statura medio bassa, folta capigliatura bianca - si qualificò come un danese in vacanza in Italia. Era accompagnato dalla moglie, una simpatica, anziana, piccola signora, le cui abbondanti forme compensavano la magrezza del marito. Aveva chiesto di conferire con il Sindaco per vedere se era possibile chiarire un fatto che gli stava a cuore. Nel corso del secondo conflitto mondiale si era arruolato, giovanissimo, nell’esercito tedesco ed era stato incorporato nel IV Reggimento Paracadutisti che aveva combattuto contro gli Alleati in Italia e, per quel che qui interessa, anche nella zona di Medicina. In occasione di una recente visita ad un cimitero di guerra aveva avuto la sorpresa di imbattersi in una croce che riportava il suo nome. Dagli accertamenti fatti aveva appreso che la salma sepolta sotto quella croce proveniva, con quelle generalità, dal cimitero di Medicina. Desiderava chiarire la situazione per cercare di identificare l’ignoto camerata seppellito con il suo nome dato che lui stesso era la prova provata dell’errore in cui era incorso chi aveva, a suo tempo, proceduto all’identificazione del corpo del caduto. Detta così, a parte la singolarità del caso, la vicenda pare semplice, ma il lettore provi ad immaginare un colloquio, su questo argomento, fra un danese che parlava uno stentato inglese e la di lui moglie, che masticava un appena comprensibile francese, e due italiani che, di entrambe le lingue, avevano una conoscenza scolastica; anzi un’ormai antica conoscenza scolastica. Ritengo che se filmata la scenetta avrebbe potuto avere, a buon diritto, una significativa collocazione nel mondo delle comiche. Chiarito che il Comune non disponeva di una documentazione che avrebbe potuto essergli di aiuto, memori dell’esistenza di pubblicazioni inglesi sulla “Battle of Medicina” chiedemmo al “tedesco” se era a conoscenza dell’esistenza di qualche libro, diario o altro attinente al periodo passato dal suo reparto a Medicina. Rispose di sì e promise di inviare quanto ci interessava. Da buon “tedesco” ha puntualmente mantenuto la parola. Lo scritto riveste un indubbio interesse in quanto riporta una parte importante della cronistoria della ritirata tedesca nel corso dell’offensiva alleata in Italia nell’aprile del 1945. Abbiamo, ovviamente, focalizzato la nostra attenzione su quanto avvenuto nelle nostre zone. In particolare va segnalato che l’ultima linea difensiva in Italia su cui l’esercito tedesco riuscì ad imbastire, per qualche giorno, una difesa organizzata, fu la “linea Anna” che si posizionava lungo il percorso del torrente Gaiana; poi fu la rotta. Da un punto di vista più generale è interessante apprendere che i comandi sul campo avevano chiesto, in previsione dell’attacco degli Alleati, di arretrare la linea difensiva dietro il Po o addirittura sulle Alpi. E’ evidente che se tale richiesta fosse stata accolta per i tedeschi la difesa sarebbe stata più agevole e le nostre popolazioni non avrebbero subito le perdite che gli scontri poi comportarono. Come sappiamo il Comando Supremo negò l’autorizzazione forse perchè quanto proposto rispondeva troppo al comune buon senso.

La traduzione dal tedesco è stata eseguita da Ettore Grandi, medicinese residente a Rosenheim, al quale vanno i più sentiti ringraziamenti di “Brodo di Serpe” per l’impegnativo lavoro svolto. Tutte le illustrazioni di questo articolo sono tratte dal volume di Luciano Trerè “16 aprile 1945 - Una battaglia per Medicina”; 1998.

Storia del IV Reggimento paracadutisti 1942-1945 CAPITOLO VIII: DAGLI APPENNINI ALLE ALPI Gli ultimi combattimenti dal 28.03 al 02.05.1945. SITUAZIONE INIZIALE | Nell’autunno del ‘44 eravamo di nuovo riusciti ad impedire il dilagare del nemico nella pianura del Po. Solo sul fronte laterale adriatico il nemico era avanzato fino alle propaggini meridionali delle Valli di Comacchio. Qui, come pure nella zona del MONTE GRANDE, gli ultimi sforzi degli alleati si erano esauriti su un fronte di neve e pantano, anche grazie al valoroso impegno della prima FJD. Alla neutralizzazione dell’attacco americano nella zona di VEDRIANO aveva contribuito in modo sostanziale il nostro RgtKpfGrp, costituito dal secondo Btl con staffette. Pertanto si doveva sicuramente contare su una grande offensiva all’inizio della primavera intesa ad annientare le truppe tedesche a sud del Po. L’approvvigionamento del Gruppo si era fatto molto critico a causa della situazione strategica generale. Si registravano scarsità di munizioni, in particolare per l’artiglieria, di combustibile e di armi da fuoco portatili. Lo spazio aereo era dominato dagli alleati, i passi alpini erano sottoposti a bombardamenti continui, rifornimenti e movimenti di truppe erano possibili solo di notte. Ogni movimento diurno, sia sul campo di battaglia che nelle retrovie, veniva ostacolato dai caccia. Due richieste del Gruppo di ritirare in più tempi l’HKL dietro il Po e poi a ridosso delle Alpi furono respinte dall’OKW. Attendendo due attacchi contemporanei del nemico a partire dai due punti avanzati del fronte, cioè dall’Adriatico e a sud di Bologna, con lo scopo di rinchiudere le nostre truppe in una morsa, furono ispezionati ed in parte allargati i fiumi e i canali della pianura padana per preparare le difese. Poiché un grande numero di fiumi ed argini, dalle sembianze molto simili e quindi facilmente confondibili tra loro, giocano un ruolo importante nelle cronache che seguono, cerchiamo nella seguente tabella di metterli in relazione ai nomi di località e postazioni ricorrenti nelle nostre Memorie.

Fiume/ postazioni/ data/ località
Senio / HKL / 28.03 - 10.04 / Riolo Bagni
Santerno / Linea Laura / 13.04 - 14.04 / Imola
Sillaro / Linea Paula / 15.04 - 16.04 / Castel S. Pietro
Canale di Medicina/ Linea Intermedia/ 16.04/ Medicina
Canale della Gaiana/ Linea Anna/ 17.04 - 19.04/ Medicina Quaderna Forno
Idice / Linea Gengis Kan / 20.04 - 21.04/ Budrio Castenaso
Canale del Reno/ 21.04 - 22.04/ Castelmaggiore - Pieve di Cento

La forza del nemico era per truppe e materiali largamente superiore. Le sue divisioni, specialmente quelle d’artiglieria, possedevano una forza almeno due volte maggiore a quella delle nostre, già stremate da mesi. L’aviazione e la marina degli Alleati non avevano più una nostra controparte di forza paragonabile. Lo scopo dell’offensiva di primavera era quello di accerchiare ed annientare le truppe tedesche a sud del Po, per impedire che potessero riorganizzarsi sulle Alpi. L’attacco delle truppe alleate fu predisposto su due direzioni principali. L’ottava Armata britannica, posizionata su MONTE GRANDE e sul fronte adriatico aveva il compito di: – condurre l’affondo principale col quinto Corpo britannico partendo dalle Valli di Comacchio, dove questo già si era insediato nell’autunno-inverno; – di impiegare il secondo Corpo polacco lungo la via Emilia, mentre i due Corpi ad occidente di questi dovevano attaccare frontalmente dall’Appennino per impegnare l’ala occidentale della decima Armata.

Inizio dell’attacco: 9.04.44 | La quinta Armata americana, il cui comando si estendeva da MONTE GRANDE alla costa ligure, condusse gli attacchi con: – il quarto Corpo americano contro i ponti sul Po di Ostiglia passando ad ovest di Bologna; – il secondo Corpo americano contro Bologna e poi verso Finale. Le operazioni, concordate con l’attacco britannico, erano previste per il 12.04 e furono spostate al 14.04 per il clima sfavorevole. Le direttrici d’attacco del nemico erano diverse da quelle previste per il nostro ritiro, cosicchè ci ritrovammo a che fare con nemici diversi. Sulle prime furono i combattenti italiani del Gruppo Friuli a tentare invano di scacciarci dalle postazioni sul Senio per permettere lo sfondamento del Corpo britannico verso la Via Emilia. Sull’ala sinistra eravamo attaccati da una brigata ebraica e un Corpo neozelandese. Lungo la via Emilia avanzò verso di noi il Corpo polacco, mentre il decimo e tredicesimo Corpo britannico calarono dalle montagne nella pianura del Po. Ancora prima del Po si portarono nel nostro teatro d’operazioni anche la sesta Divisione corazzata britannica, la decima Divisione indiana e la seconda neozelandese. E infine c’erano i partigiani, che erano stati incitati dal Comandante alleato Gen. Mark W. Clark per via radio ad intensificare le operazioni. In questa fase essi ci diedero più da fare che in ogni altra precedente occasione nella campagna d’Italia, rappresentando un considerevole problema per i piccoli gruppi e le unità di servizio e di comando delle retrovie. Successivamente dopo la caduta del fronte i partigiani diventarono oltretutto un pericolo per singoli soldati o gruppi di soldati sbandati. Solo con l’azione decisa e una ferrea coesione dei reparti si poteva contrastare tale pericolo. 06.04 Si registrò un intensificarsi delle attività del nemico. Attraverso i prigionieri catturati, capimmo che il nemico che ci fronteggiava era il Gruppo di Combattimento FRIULI agli ordini del corpo polacco. La rivista militare italiana RIVISTA MILITARE ne parla diffusamente nel suo numero del luglio/agosto 1985 e rivela che per il pianificato sfondamento stavano pronti: 2 reggimenti di granatieri, 2 di artiglieria, 2 plotoni di assaltatori/pioneri, una squadra di carri Sherman e diversi cacciabombardieri. Il piano di battaglia prevedeva due fasi: innanzitutto attacchi simulati, per distogliere l’attenzione del nemico dall’attacco principale e dalla linea di sfondamento e per disperdere le forze di riserva; poi sfondamento con 2 battaglioni d’assalto nel settore ABBAZIA-PUNTA (2º e 3º Kp), questi 4 battaglioni erano di riserva. Il rapporto di forza viene stimato dal KpfGrp FRIULI al 2,5: 1. In realtà tale rapporto era ancor più sfavorevole nei nostri confronti, perchè in seguito, al nuovo ordinamento del III./4 avevamo dovuto rinunciare a uomini con esperienza di fronte, per lo più comandanti di rango inferiore. La forza della Kp si aggirava ormai su circa 70-80 uomini. A partire dal 02.04 cominciarono i preparativi per la “fatale ora H”. Il fuoco dell’artiglieria si accentuò probabilmente per aggiustare la mira sugli obiettivi singoli e le zone di battaglia. 09.04. Un gruppo di osservazione della 3º Kp registra una considerevole concentrazione di truppe dall’altra parte del SENIO. 10.04 ore 02.30 della mattina: piccole scaramucce ed attacchi simulati contro RIOLO e CUFFIANO, che vengono respinti. Ore 04.30: improvviso fuoco battente sui settori della 2ª e 3ª Kp, che termina ad un tratto dopo un’ora. Successivamente un battaglione d’assalto italiano sorpassa il SENIO e si avvicina alla nostra HKL. Tali attacchi nel settore 3ª Kp vengono respinti con operazioni che partono da postazioni favorevolmente sopraelevate, appoggiate magistralmente dalle nostre armi pesanti, in particolare dalla GrW 13ª e dalla 4ª Kp. Dopo due ore tiriamo un sospiro di sollievo: il nemico si ritira e trasporta nelle retrovie i feriti sventolando le bandiere della Croce Rossa. Nel primo pomeriggio dopo il tiro preparatorio dell’artiglieria riprendono gli attacchi, questa volta anche da CUFFIANO. Dopo due ore anche questi attacchi devono essere interrotti. Le nostre posizioni furono mantenute, il nemico non riuscì a sfondare da nessuna parte. Avevamo guadagnato piena fiducia quando ci giunse l’ordine di sganciarci perchè uno sfondamento del nemico sulla via Emilia rischiava di asserragliare le truppe sul SENIO. Beelitz/Heckel nel loro saggio affermano che “non si voleva nuovamente esporre le truppe sul SENIO al fuoco martellante preferendo piuttosto parare l’attacco in profondità”.

LE OPERAZIONI A SUD DEL PO | 11.04. Quando cessò il fuoco di sbarramento nel nostro settore, il nostro reggimento si insediò sulla linea Hermann, un fronte intermedio davanti al SANTERNO. Le retroguardie protessero lo spostamento. La 5ª Kp, durante un passaggio in salita nei pressi di BERGULLO, dovette difendersi da gruppi nemici in perlustrazione. A nord si udivano i combattimenti sulla VIA EMILIA e nel cielo si vedevano come fuochi d’artificio. Ciò confermava quanto si supponeva sul SENIO e cioè che il pericolo di sfondamento non stava di fronte a noi, ma alle spalle lungo la VIA EMILIA.
Il 12.04 il secondo battaglione fu coinvolto in accesi combattimenti già sulla VIA EMILIA. Dopo che era riuscito a sottrarsi al nemico fu impiegato con la quarta FJD nella zona di CASTEL GUELFO, dove la postazione del SILLARO era gravemente minacciata. La grande pianura del Po, coi suoi innumerevoli canali d’irrigazione e i suoi alberati, per lo più allineati su strade lunghe e diritte, ci aveva così accolti per le dure battaglie delle ultime settimane e doveva legarsi al nostro destino per i giorni a venire.
12.04 Il comando del reggimento e il Centro Comunicazioni si trovavano fino a quel giorno a IMOLA. Il Centro Comunicazioni dichiarava nel suo rapporto che le linee telefoniche venivano ripetutamente distrutte. La comunicazione era solo possibile per via radio.
13.04 Il primo battaglione aveva evacuato di notte le ultime postazioni sulle montagne e si era posizionato sul Santerno a nordovest di IMOLA.
14.04 Mentre gli attacchi frontali dei carri erano stati bloccati davanti ai ponti fatti saltare in precedenza, parti del corpo polacco avevano sfondato più a sinistra. Per questo l’ala sinistra del primo battaglione dovette ripiegare a scaglioni. MASSA LOMBARDA ( a circa 12 Km da IMOLA) era già caduta la sera del 13 e il nemico avanzava sul SILLARO attraverso una larga testa di ponte. 15.04 Le unità ancora sottoposte al comando del reggimento si erano separate nella notte per raggiungere posizioni a nord di CASTEL SAN PIETRO. L’inizio dell’offensiva della quinta Armata era in un primo tempo previsto 3 giorni dopo quello dell’ottava Armata britannica e fu procrastinato al 14.04. Il ritiro della prima FJD dalla HKL fu però dovuto alla situazione militare nella pianura Padana. Beelitz /Heckel scrivono: “Si giunse a duri scontri a sudovest di MEDICINA nella zona di SESTO IMOLESE, nei quali la 4ª FJD subì perdite pesantissime”. Ciò riguardò in particolar modo il II./4.
16.04 Il battaglione fu ritirato su MEDICINA. Il canale di Medicina passa attraverso il paese, ragion per cui la linea intermedia di difesa era in contatto con entrambe le parti del paese stesso; la parte del paese rivolta al nemico veniva così coinvolta nel sistema di difesa. Si giunse a duri combattimenti corpo a corpo, come si legge sul libro di paga del maresciallo Meerkatz, KpTrpFhr della sesta compagnia, per il giorno 16.04 (CASA MEZZO). Intanto il nemico aveva inviato nuove forze per la presa di BOLOGNA. Il fascicolo di memorie “Finito” del 15º Gruppo di armata scrive: “...Il 18 aprile (N.d.R.: in realtà trattasi del 16 aprile) la decima divisione indiana raggiunse il SILLARO, il suo nuovo settore operativo, con il primo battaglione Durham di fanteria leggera. Parti del secondo Corpo polacco circondarono MEDICINA da sud e alle prime luci del mattino videro alzarsi delle fiamme, che avvolsero la città in una nube di fumo. Il 14/20 Ussari britannici e il 2/6 Gurkhas della 43.ma Brigata Gurkhas motorizzata, sotto il comando del Corpo polacco, si aprirono la strada verso MEDICINA e constatarono che il nemico aveva incendiato la città prima di ritirarsi”. Il tenente Vitali ricorda che “dopo un contrattacco ritrovammo tutti i commilitoni rimasti indietro con la gola tagliata”. Beelitz /Heckel ricordano: “Il 16.04.45 il secondo Corpo polacco penetrò profondamente nel settore della quarta FJD minacciando di irrompere in direzione di MEDICINA”. Anche il I./4, appostato circa 4 Km a nord della VIA EMILIA (CASTEL SAN PIETRO), ebbe contatto col nemico la mattina del 16.04. Ma anche questa volta non fu l’attacco frontale, ma piuttosto lo sfondamento più a nord, che costrinse al ritiro dei resti dell’FJR 4 sul canale di Medicina. In tal modo anche la 3ª/4 subì un attacco sul fianco più basso da parte di una truppa d’assalto, che in un primo momento potè essere respinto con l’aiuto della tredicesima Compagnia lanciatori di granate, il cui avamposto d’osservazione si trovava nella Centrale di Comando della Compagnia. Nel susseguente contrattacco le truppe della compagnia scovarono una postazione di mitragliatrici, facendo 3 prigionieri ed impossessandosi di vario materiale bellico. Un nemico ferito dovette essere abbandonato sul luogo. Su questa linea veniva impiegata anche la terza Colonna di lanciatori di granate della Compagnia di ricognizione paracadutista del 4º/4º. Tuttavia, poichè in questo settore carri nemici avevano già oltrepassato il SILLARO, il comando del reggimento ordinò il ritiro del fronte sul prossimo canale, dove però il nemico, nella sua manovra di aggiramento, già si era appostato. Il secondo Corpo polacco attraversò il canale di MEDICINA e la quinta Brigata Wilenska s’impadronì di POGGIO PICCOLO dopo duri combattimenti. Il nostro reggimento fu pertanto subito ritirato sulla GAIANA, per la quale era stata ordinata “accanita resistenza”.

FRONTE DELLA GAIANA LINEA ANNA 17-18.04.45 | Nella notte dal 16 al 17.04 la prima FJD eseguì l’ormai necessario ritiro sul fronte della GAIANA, in seguito al decorso dei combattimenti di MEDICINA e rinunciando così al territorio di CASTEL SAN PIETRO. In questo settore anche la prima FJD si ritrovò per la prima volta coinvolta in duri combattimenti. Queste posizioni furono tenute fino al 19.04. Tuttavia fu la pressione sulla VIA EMILIA a costringerla ad abbandonare le postazioni montane e a ritornare sulla Pianura Padana, dove ci ritrovammo a combattere fianco a fianco coi nostri compagni di Divisione. Anche qui l’FJR 4 non fu impiegato nella sua interezza. Il II Btl combattè nell’ambito della 4 FJD sull’ala destra dell’FJR 4, che si ritirava combattendo da MEDICINA in direzione di BUDRIO.
Sulla GAIANA il battaglione si appostò con la 6ª Kp sulla HKL, mentre la 5ª e la 8ª si portarono in una posizione di chiusura. Già nei primi giorni si registrarono sugli argini della GAIANA attacchi da parte del nemico che incalzava da vicino. Il 17,18 e 19/04 sono giorni di combattimento all’arma bianca. Un consistente fuoco di artiglieria e carri appoggiavano il continuo assalto. Il possesso dell’argine anteriore cambiava continuamente. Le nostre riserve appostate sull’argine posteriore (a meno di 10 metri di lontananza) riuscivano sempre a capovolgere la situazione in nostro favore. La bomba a mano divenne l’arma principale. Il notiziario giornaliero segreto del Comando della Wehrmacht scriveva nella stessa data: “L’impiego dell’aviazione nemica in questo giorno fu stimata sui 2000 bombardieri bi- e quadrimotori”.
18.04 Un attacco combinato di carri e fanteria costrinse la 6. Kp ad abbandonare provvisoriamente entrambi gli argini. Questi poterono essere riconquistati con un contrattacco ed essere mantenuti nei giorni seguenti.
19.04 Carri e fanteria attaccarono di nuovo le postazioni delle compagnie, ridotte ormai a circa 20 o 30 uomini. Anche le centrali di comando erano pesantemente sotto fuoco.
17-18.04 “Nella notte del 17.04 anche il primo Battaglione fu schierato sul fronte della GAIANA, a nord della località che porta lo stesso nome; la prima e la seconda compagnia sulla HKL e la terza in una posizione di sbarramento. Il comando del battaglione e l’avamposto tattico si trovavano probabilmente nelle case più a nord di San Giovanni Bosco. In questa giornata e in quelle seguenti si registrarono continui attacchi della fanteria nemica contro la nostra HKL, che furono tutti respinti. Un improvviso attacco con mortai su Casa Bandita Vecchia, in cui si trovava il Comando della terza Compagnia, ci costrinse a traslocare in tutta fretta il comando stesso approfittando di una pausa di fuoco. Una serie di colpi mirati ridusse la vecchia casa colonica in un ammasso di macerie. Il motivo di questo attacco improvviso l’apprendemmo poco dopo dal Battaglione: il 16.04 era stato inviato un portaordini alla centrale di comando, che si supponeva essere ancora a POGGIO PICCOLO, con l’avviso di trasferire il comando a Casa Bandita Vecchia. La staffetta con l’ordine in mano cadde nelle mani del nemico, che nel frattempo aveva occupato POGGIO PICCOLO.
19.04 In questo giorno si ebbe il crollo della Linea ANNA. Secondo il Ten. Kunkel, capo della seconda Compagnia, non vi erano più comunicazioni verso sinistra nella zona della STATALE 253. Questa zona doveva essere controllata dal FJR 11. Racconta il Ten. Kunkel: “Il ponte sulla GAIANA, zona controllata dalla seconda Compagnia, era stato preparato per essere fatto saltare, ma il dispositivo fece cilecca. Il nemico riuscì a sfondare il 19.04 contro la nostra prima Compagnia, mentre la seconda potè respingere tutti gli attacchi a prezzo di gravi perdite. Il nemico non osò passare sul ponte ritenendolo minato. Dopo lo sfondamento sulla prima Compagnia dovemmo spostare il nido di resistenza dalla parte destra a quella sinistra del ponte, essendo quella direttamente esposta al tiro dei carri. Nello stesso tempo il nemico avanzò sulla Statale 253 e, aggirando le nostre posizioni, si portò sul terreno aperto dietro di noi con carri e mitragliere puntate contro la postazione di sbarramento della terza Compagnia e quella della seconda. (vedi allegato 69 e 70). L’attacco era stato fermato. Tuttavia al nostro Reggimento erano state spezzate le ossa. I cacciatori venivano travolti dai carri nelle loro buche e venivano fatti prigionieri dalla fanteria che seguiva. Soltanto la 3ª Kp registra per quel giorno 37 perdite: 5 uomini sicuramente caduti, 11 dispersi (certamente pure caduti) e 21 prigionieri. Simile situazione presso le altre compagnie. Circa 20 uomini della 3ª Kp (a cui si aggiunsero 3 o 4 dispersi nei giorni seguenti) si erano radunati nella centrale di comando. Secondo la testimonianza di dispersi, nel TVP del battaglione i polacchi avevano massacrato feriti e personale sanitario, compreso il dr. Wille. Sulla situazione presso lo Stato Maggiore del Reggimento ci dà notizia un rapporto della centrale Comunicazioni: “Fino al 16.04 la Centrale Comunicazioni del Reggimento si trova a POGGIO PICCOLO, un piccolo agglomerato a ovest di MEDICINA sulla via di BUDRIO. Dopo che il 14.04 IMOLA era stata abbandonata, i battaglioni del reggimento ritornano su MEDICINA. Fino al 18.04 il Comando di reggimento si trasferisce in una piccola località 10 Km a nord-ovest di BUDRIO. Il contatto radio tra Rgt I, e II 4 è ancora funzionante. Lo Stato Maggiore del reggimento col Maggiore Gunther si trova in una grande casa colonica, mentre a 200 metri di distanza in un altro podere si trova Obtl Demnitz con le radio e i telefoni. Nella notte dal 18 al 19.04 si registra improvvisamente un furioso fuoco battente che dura per cinque ore. Dopo qualche ora i centralini dei battaglioni non rispondono più. Nell’incertezza della situazione l’Ufficiale Capo del centralino del reggimento dà ordine di installare una linea telefonica verso il podere del Comandante. Nonostante non ci siano speranze di poter mettere in funzione un tale collegamento sotto il perdurante fuoco pazzesco del nemico, l’Obj Hauke s’incarica di installare il cavo fino al Comando, assieme al Maresciallo Garbe delle Comunicazioni. Ancora 19.04. Prendendo posizione sull’IDICE (Linea GENGIS- KAHN) la II./4 si ritrova coinvolta in aspri combattimenti davanti a BUDRIO. La 6ª Kp incontra una unità Tigre che chiede una copertura di fanteria perchè gli spostamenti diurni sono troppo pericolosi ed inoltre devono essere effettuate alcune riparazioni. La compagnia prende posizione e all’imbrunire si sposta sulle postazioni dell’IDICE col compito di accompagnare i carri. Dietro di noi non restano che il cigolio e il rombo dei carri nemici e di tanto in tanto un violento scoppio.
20.04 Nel corso della notte il II. Btl raggiunge le sue posizioni ad ovest di MEZZOLARA. La I./4 ritorna più a sud nella mezzanotte tra il 19 e il 20.04 e prende posizione più avanti a nordest di CASTENASO. Questa postazione sull’IDICE era la più fortificata tra tutte quelle fluviali (secondo Beelitz/Heckel). Il RgtFhr racconta di aver ascoltato sulla radio del campo il discorso di Goebbels in occasione del compleanno del Fuhrer, citando la frase: “Non ho mai visto il Fuhrer così sicuro della vittoria come in questo momento!”. Mentre il nemico è ancora impegnato a setacciare la Linea della GAIANA, a radunare i prigionieri e ad aggiustare il tiro sulle nostre posizioni e i suoi ricognitori volano sulla nostra HKL, noi abbiamo finalmente un po’ di tempo per fare un sonnellino e lavarci. Gli alleati sapevano che la Linea GENGIS-KAHN era stata molto ben fortificata anche perchè numerosi civili italiani erano stati coinvolti nei lavori e che forti postazioni d’artiglieria si trovavano dietro. Il nemico poteva così concedersi tempo, ben sapendo che l’intera postazione gli sarebbe caduta in mano come una mela matura, dopo l’accerchiamento del 1º Corpo Paracadutisti a sud del Po. Infatti alle nostre spalle le truppe d’assalto alleate erano riuscite a sfondare verso nord ad ovest di Bologna e anche ad est i reparti si sospingevano verso FERRARA. Nella notte sopraggiunse l’ordine di ritirarsi sulla linea più vicina, cioè sul CANALE RENO (da non confondere col fiume Reno, che si trova più a ovest). L’IDICE e il canale RENO dovevano servire come sistema difensivo orientale di BOLOGNA, che per ragioni culturali e umanitarie non doveva essere difesa. La conglomerazione dei due sistemi fluviali doveva assicurare profondità al sistema di difesa. Ma l’effetto non potè più essere raggiunto a causa degli avvenimenti sopravvenuti nel quadro tattico e strategico. La centrale del reggimento comunica: “A partire dal 21.04 il fronte difensivo si sgretola”. Con la linea GENGIS-KAHN si era raggiunto sì il decorso più breve del fronte, tuttavia, diversamente che sull’IDICE, l’occupazione continua dell’HKL sul canale RENO non era più possibile. Unità dell’FJR 4 si trovavano tra CASTELMAGGIORE e BENTIVOGLIO. A partire dal mezzogiorno si registrò di nuovo la pressione del nemico nel nostro settore. Sul mezzogiorno stesso comparvero carri davanti alle posizioni del 7.4, che vennero tuttavia in gran parte distrutti dal fuoco della nostra 13º Kp. La sera sopraggiunse l’ormai solito ordine di ritiro, che questa volta però si spostava notevolmente dalla direzione sino allora mantenuta sulla valle del Po, cioè da est a ovest. Ora la marcia si dirigeva verso nord. Ma ciò che ora si dirigeva a nord erano soltanto i resti ormai deboli e sfiniti delle compagnie una volta tanto fiere del Quarto reggimento Paracadutisti!

Carlo Chiocchini

Testo tratto da "MEMORIE DI PARACADUTISTA TEDESCO" in "Brodo di serpe - Miscellanea di cose medicinesi", Associazione Pro Loco Medicina, n. 5, dicembre 2007.