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Matilde di Canossa in una epigrafe Medicinese

1676

Schede

L’appartenenza di Medicina al cospicuo patrimonio di Matilde di Canossa è confermata da una epigrafe posta nel 1676 “nel Palazzo della Comunità per volere degli Uomini del Consiglio”. Di questa lunga iscrizione, ormai scomparsa, che ripercorre la storia di Medicina e dei suoi antichi privilegi, rimane traccia solo negli scritti degli storici locali Orlandi e Simoni che, a loro volta, ne hanno ricopiato il testo o dal manoscritto (conservato nell’Archivio Storico Parrocchiale e qui riprodotto) del sacerdote e cronista medicinese Evangelista Gasperini (1696-1772) o dalla raccolta di carte e manoscritti, peraltro anch’essi scomparsi, del meno noto erudito medicinese Giorgio Dalla Valle, di cui si sa solo che è vissuto nel XVIII secolo. Secondo il Simoni, l’epigrafe, “incisa su tavola di marmo”, era stata posta nella Sala dell’Archivio (o delle Adunanze) del Palazzo del Pubblico Consiglio (oggi Biblioteca Comunale) e venne distrutta nei primi anni dell’Ottocento al momento della “soppressione napoleonica”. Si conosce anche una versione “breve” dell’iscrizione, riportata anche questa, con poche varianti, dai tre storici locali citati. Non restando più traccia se non documentaria dell’epigrafe, non si sa quale delle due versioni sia quella effettivamente “incisa su tavola di marmo” e quale quella rimasta forse allo stato di bozza. Si può anche ipotizzare che una delle due versioni abbia cronologicamente preceduto l’altra. Per la sua importanza storica e per la completezza e precisione delle notizie sulla storia di Medicina, l’epigrafe, di cui si dà qui anche il testo e la traduzione, meriterebbe forse, per essere conosciuta dai medicinesi e in genere dagli interessati, una maggiore visibilità.

TRASCRIZIONE
Nella Sala dell’Archivio nel Palazzo del Publico Consiglio:

MEDESANICI TRACTVS BONONIÆ ROMANDIOLÆQ(ue) INTER FINES APVD PADVSAM VALLEM VETVSTISSIMVM CASTRVM CELEBRIS / TERRA INDEPENDENS AB OMNI CIRCVMSTANTE CIVITATE TERRITORIVM FIDELISSIMA HIC MEDICINA CONSISTIT — / IMIZÆ DE GLIZBERCK AN(no) D(omi)NI MLVII CVNZÆ ITIDEM IMIZÆ ET VVLPHONIS DE ALTORF BAVARIÆ DVCIS FILIÆ IN = / TER DOTALIA CONCESSVM BEATRICI DEINDE AC BONIFACIO POTENTISSIMIS ITALIÆ MARCHIONIBVS INTER DITIS = / SIMVM PATRIMONIVM CONVMERATV(m) AC DENIQ(ue) A SERENISSIMA HEROINA COMITISSA MATILDA BEATRICIS AC BONIFACII / FILIA PIA DONATIONE AC TESTAMENTO S(anctae) R(omanae) E(cclesiae) LEGATVM SVB HVIVS FOELICISSIMO IMPERIO PERPETVA LIBERA ET IM(m)E = / DIATA SVBIECTIONE MODO VSQVE PERDVRAT AN(no) VERO D(omi)NI MCLI NE A LEGITIMI PRINCIPIS OBSEQVIO INCO(n)CVSSA FIDES / INTEGRAQ(ue) DEVOTIO DEFICERET AMPLIANDI IMPERII CVPIDITATE CIVILIBVS PROPINQVORVM ODIIS FVNDITVS DEVASTATV(m) / FRIDERICI I IMPERATORIS IVSSV AN(no) MCLV REÆDIFICATV(m) PRIVILEGGIIS CONFINIBVS ET IMMVNITATIBVS AVCTV(m) ROMA = / NIS PONTIFICIBVS SEMPER CARV(m) AB HONORIO III CONTRA OCCVPATORES AN(no) MCCXXIV CENSVRIS VINDICATV(m) A BALDAS / SARE CARD(inale) COSSA AN(no) MCCCCIII DVM ANTE PONTIFICATV(m) BONONIÆ AC ÆMILIÆ LEGATIONEM AGERET OB AMPLA SVBSIDIA / ET DEVOTA OBSEQVIA S(anctae) R(omanae) E(cclesiae) PRÆSTITA LIBERTATI ANTIQVÆ DONATV(m) NOVIS GRATIIS ET IMMVNITATIBVS DECORATVM A IVLIO II ET GREGORIO XIII SVM(mis) PONT(ificibus) IN EIS ROBORATV(m) DENIQVE AN(no) MCCCCXI CVM ILL(ustrissi)MA CIVITATE BONONIÆ CON = / TRA COMMVNES HOSTES SACRVM FOEDVS INITVM CONVENTIONIBVS FIRMATVM ANTIQVIS RECENTIBVSQ(ue) EXEMPTIONIBVS RETRIBVTV(m) A SAC(ra) ROTA ROM(an)A POST VARIOS DISCRIMINVM CASVS P(er) DEFFINITIVAM SENTENTIAM AN(no) MDC[[C]]XXIX1 IN EIS / CONFIRMATVM SEMPITERNA NVNC ET IN ÆVVM RERV(m) SVARV(m) INTEGRITATE LIBERTATE ET IMMVNITATE PEREN(n)AT / AN(n)O MDCLXXIV A CARD(inale) BONACVRSIO DE LATERE BON(oniae) LEGATO POST VARIAS RATIONV(m) DISCVSSIONES DE NON SOL = / VENDO VECTIGALI DE REBVS MEDICINÆ NATIS VEL FABRICATIS NECNON BONONIAM TRANSLATIS DECRETVM ~ / ADHVC IN SVA VI ROBORE PERSERVERANS OBTINVIT / HINC POSTERIS HOC PVBLICVM GLORIÆ SVÆ MONVMENTVM / VIRI CONS(ilii) PON(i) CVR(averunt) AN(no) D(omi)NI MDCLXXVI DIE VERO XV / MENSIS OCTOBR(is) REGNANTE S(anctis)S(imo) IN XP(ist)O PATRE / ET D(omino) N(ostro) D(omino) INNOCENTIO PAPA XI

Considerato che l’iscrizione fu posta nel 1676 è evidente che il Gasperini ha scritto una C in più e che quindi la data deve essere letta MDCXXIX (1629).

TRADUZIONE

L’antichissimo Castello della fedelissima celebre Terra di Medicina, territorio indipendente dai confinanti, si trova tra i confini di Bologna, della Romagna e della regione del Medesano vicino alla Valle Padusa. Nell’anno del Signore 1057 [il Castello di Medicina] fu incluso nella dote di Imiza di Glizberck e poi [in quella] di Cunza, figlia della stessa Imiza e del Duca di Baviera Wolf [Guelfo] di Altdorf, in seguito ricompreso nel ricchissimo patrimonio di Beatrice e di Bonifazio, potentissimi Marchesi d’Italia e, da ultimo, dato dalla Serenissima Eroina Contessa Matilde, figlia di Beatrice e di Bonifazio, per pia donazione testamentaria alla Santa Romana Chiesa, sotto il felicissimo dominio della quale fino ad ora permane con perpetua, libera e diretta soggezione. Nell’anno del Signore 1151, per non aver mai fatto venir meno la fedeltà sincera e la devozione perfetta all’obbedienza al legittimo Principe, [il Castello di Medicina] fu completamente devastato dall’odio civile dei confinanti a causa della loro cupidigia di ampliare il [proprio] territorio. Nell’anno 1155 [il Castello di Medicina], riedificato per ordine dell’Imperatore Federico I, fu accresciuto nei privilegi, nei confini e nelle immunità; sempre caro ai Romani Pontefici, nel 1224 fu liberato, con sentenze, dagli invasori e nell’anno 1403, da Baldassarre Cossa, mentre prima del Pontificato, svolgeva le funzioni di Legato di Bologna e dell’Emilia, per il grande sostegno e per la devota obbedienza rese alla Santa Romana Chiesa, [il Castello di Medicina] fu compensato con l’antica libertà e onorato con nuovi favori ed immunità; nei quali fu confermato dai Sommi Pontefici Giulio II e Gregorio XIII. Ancora nell’anno 1411, avendo stabilito una sacra alleanza con la illustrissima città di Bologna contro i comuni nemici, [il Castello di Medicina] fu non solo confermato negli antichi accordi ma fu anche compensato con nuove esenzioni. Nell’anno 1629 dopo diverse diatribe [il Castello di Medicina] fu dalla Sacra Romana Rota in esse [esenzioni] confermato con sentenza definitiva perché ora e sempre duri nell’integrità e libertà dei suoi pubblici affari. Nell’anno 1674 [il Castello di Medicina] ottenne dal Cardinale Bonaccorsi, Legato a latere di Bologna, dopo varie controversie giuridiche, l’autorizzazione a conservare l’esenzione dal dazio sulle merci prodotte o fabbricate in Medicina e trasportate a Bologna. Tutto ciò ottenne fino ad oggi perseverando con vigore nel proprio diritto. Gli Uomini del Pubblico Consiglio vollero che fosse posta per i posteri questa memoria della gloria di Medicina, nell’anno del Signore 1676 oggi 15 ottobre, regnante nel nome di Cristo il Santissimo Padre e Re, Nostro Signore Papa Innocenzo XI.

MATILDE di CANOSSA – La Gran Contessa - Cronologia

1046 Nasce quasi sicuramente a Mantova, è contessa di Canossa, Reggio Emilia, Modena, Mantova, Brescia e Ferrara; é marchesa di Toscana e signora di vasti territori in Lombardia, Emilia-Romagna (compresa MEDICINA) e Toscana; è nipote dell’imperatore Enrico III, pronipote del papa Leone IX, cugina del futuro imperatore Enrico IV, pronipote del papa Stefano IX.
1052 Il 6 maggio muore suo padre Bonifacio.
1054 Sua madre Beatrice, su suggerimento forse dello zio papa Leone IX, sposa un oppositore dell’imperatore Enrico III, Gotifredo IV di Lorena il Barbuto (fratello di Federico di Lorena poi abate di Montecassino e futuro papa Stefano IX) che ha già un figlio naturale mGotifredo V il Gobbo. Il patrigno Gotifredo il Barbuto, inviso a Enrico III per la sua condotta proditoria, fugge in Germania.
1055 Dopo la fuga di Gotifredo Enrico III (suo zio) la prende in ostaggio insieme alla madre e le conduce in Germania.
1069 Muore il suo patrigno Gotifredo il Barbuto.
1070 Sposa Gotifredo il Gobbo (figlio naturale del suo patrigno Gotifredo il Barbuto e quindi suo fratellastro) che era anche suo cugino di quarto grado per parte di madre.
1071 Genera la figlia Beatrice che muore poco dopo il parto. Sua madre Beatrice fonda il Monastero di Frassinoro (nell’Appennino modenese) in suffragio dell’anima della nipote defunta.
1076 Il 27 febbraio in un’imboscata muore suo marito Gotifredo il Gobbo che viene ucciso a tradimento in modo atroce conficcandogli una spada tra le natiche mentre soddisfa un bisogno corporale. Non versa oboli né fa donazioni né fa recitare messe per l’anima del marito.
Il 18 aprile sua madre Beatrice di Lorena muore a Pisa e viene sepolta nella Cattedrale di Santa Reparata; poi il sepolcro, un grande sarcofago romano (del II sec. d.C.) ricco di sculture, viene traslato nel Camposanto a lato del Duomo, dove è ancora visibile. Alla morte della madre Beatrice diviene unica signora di un immenso territorio che va, in Italia, dal Lazio al Lago di Garda ed é
costituito dai beni allodiali (cioé personali) e feudali paterni (il Castello di Livorno, Arezzo, Siena, i Ducati di Spoleto e di Camerino, Brescia, Bergamo, Mantova, Reggio Emilia, Modena, Parma, Ferrara e molti altri territori lungo il medio corso del Po comprese MEDICINA e Argelato) oltre che dai possessi materni in Lorena.
1077 Il 28 gennaio ospita nel castello di Canossa il famoso incontro, nell’ambito della lotta per le investiture, del papa Gregorio VII (al secolo Ildebrando di Soana oggi Sovana) con Enrico IV alla presenza dell’abate Ugo di Cluny (“umiliazione di Canossa”). Dona l’Abbazia di San Benedetto Polirone (MN), fino ad allora abbazia privata della casata, al papa Gregorio VII che poco dopo ne affida la cura all’abate Ugo di Cluny. Dona i suoi beni allodiali (personali) d’Italia e di Lorena alla Chiesa.
1081 Enrico IV si vendica dell’appoggio dato da Matilde al papa Gregorio VII destituendola dei poteri feudali (Bando di Lucca).
È sconfitta da Enrico IV a Volta Mantovana (MN).
1084 Sconfigge le truppe di Enrico IV presso Sorbara (MO) tra Carpi e Nonantola.
1086 Respinge la proposta di matrimonio di Roberto, figlio del re di Inghilterra Guglielmo I il Conquistatore.
1089 A 43 anni sposa il duca Guelfo V di Baviera (figlio di Guelfo IV) detto il Pingue che ha circa 16 anni.
1092 L’imperatore Enrico IV assedia la Rocca di Monteveglio nelle colline ora bolognesi, che resiste e resta fedele a Matilde; l’imperatore abbandona l’assedio in cui perde, secondo Donizone, una torre mobile e un figlio naturale. Il complesso sistema, caratteristico della casata, di torri fortificate e di castelli blocca il pur temibile esercito imperiale presso il
castello di Bianello (RE), a nove chilometri da quello di Canossa (RE) che Enrico IV non riesce a cingere d’assedio. Della dura lotta resta ancora oggi memoria nel Santuario di Madonna della Battaglia (RE).
1095 È abbandonata dal marito Guelfo di Baviera detto il Pingue che dopo il fallimento del matrimonio viene detto l’Impotente.
1097 Nella lotta contro l’imperatore Enrico IV perde la Toscana, Mantova e le città emiliane.
1099 Adotta come figlio il conte Guido Guerra forse poco più che ventenne, ultimo discendente della nobile stirpe fiorentina dei conti Guidi, figlio del conte di Toscana Guido Guerra.
1102 Il 17 novembre rinnova l’atto di donazione dei suoi beni territoriali alla Chiesa.
1108 Forse l’adozione del conte Guido Guerra viene annullata e comunque dal 1108 egli non agisce più in tale veste.
1111 Nel suo castello di Bianello (RE) incontra l’imperatore Enrico V che le restituisce il titolo di vassalla imperiale e la incorona vice regina d’Italia (ancora oggi l’avvenimento viene celebrato in diverse località dell’Appennino reggiano con rievocazioni in costume d’epoca).
1114 Riprende il dominio di Mantova.
1115 Il 4 maggio, già gravemente inferma, riconosce e riconferma all’Abbazia cluniacense di San Benedetto Polirone (MN) tutti i beni concessi in passato alla comunità monastica dal padre Bonifacio e dall’avo Tedaldo. Dal 1100 aveva fatto personalmente ben 19 concessioni di beni mobili e immobili alla stessa Abbazia. Nella notte del 24 luglio muore a Bondeno di Ròncore (RE) oggi Bondanazzo di Reggiolo; per sua espressa volontà il corpo viene portato in processione alla vicina Abbazia di San Benedetto Polirone e subito sepolto nel sepolcro preparato da tempo nella Cappella di S. Maria (oggi non più esistente), a lato della chiesa abbaziale.
1632 Il papa Urbano VIII “compera” letteralmente dall’abate di Polirone Ippolito Andreasi le sue spoglie che vengono trasferite, furtivamente e di notte, a Roma (aprile 1633) dove sono deposte provvisoriamente in Castel Sant’Angelo.
1635 Lo stesso papa incarica l’architetto Gian Lorenzo Bernini di creare la grandiosa tomba monumentale detta “Onore e gloria d’Italia” che accoglie definitivamente i suoi resti (1644) ed è ancora oggi visibile nella Basilica di San Pietro in Vaticano.
1790 L’abate Mauro Man provvede alla ristrutturazione della Chiesa dell’Abbazia di Polirone e anche del sarcofago di Matilde (ormai ridotto a cenotafio ossia tomba vuota).
1812 Dopo la “soppressione napoleonica” (1797) il sarcofago di Polirone é acquistato da Alberico XII d’Este, visconte Trivulzio Barbiano di Belgioioso (che sostiene di essere un discendente di Matilde), il quale provvede al restauro e alla sua sistemazione e ricostruzione nella forma in cui è ancora oggi visibile.

Raffaele Romano Gattei

Testo tratto da "MATILDE DI CANOSSA IN UNA EPIGRAFE MEDICINESE" in "Brodo di serpe - Miscellanea di cose medicinesi", Associazione Pro Loco Medicina, n. 6, dicembre 2008.