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Matilde di Canossa e Medicina

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Schede

Se a Medicina, oltre al Barbarossa, a Pier da Medicina, a Dante Alighieri – tanto per rimanere nel Medioevo – c’è una via dedicata a Matilde di Canossa vuol dire che una ragione di carattere storico, e non soltanto di generico omaggio “culturale”, esiste veramente e la città ne è consapevole. A differenza di Piero e di Dante, che a Medicina ci sono effettivamente stati lasciando un segno indelebile nella Divina Commedia e nei suoi commentatori, Federico Barbarossa invece, e prima di lui la contessa Matilde, pur non avendo messo piede in questo antico Castrum, ne hanno però determinato profondamente le vicende per i secoli successivi al punto di entrare, insieme alla storia, nella tradizione locale e nella stessa leggenda popolare. Ormai i medicinesi, sul Barbarossa e su quello che ha fatto per Medicina, conoscono più o meno tutto quello che c’è da sapere dopo tanti anni di Festa e di “rievocazione storica”. Anche su Dante e Pier da Medicina, la mostra storica al Carmine del 2006, il convegno sullo stesso tema e l’articolo su “Brodo di Serpe” dello scorso anno debbono avere offerto ai cittadini sufficiente materiale per conoscere un poco più a fondo le vicende che stanno alla base dell’incontro, su questa terra – “lo dolce piano” – e all’Inferno, tra i due ben differenti personaggi.

Quest’anno non si poteva fare a meno di dedicare uno spazio all’ultimo personaggio della serie medievale, cui si accennava, per il quale fino ad ora a Medicina non si era ancora fatto praticamente niente da potere offrire all’attenzione dei cittadini, dei visitatori e – obiettivo sempre da tenere presente – delle scuole. Per queste ragioni da tempo il gruppo di appassionati ricercatori medicinesi si interessavano alla figura di Matilde di Canossa per presentarne alcuni aspetti utili per conoscere in che modo Medicina si è trovata collegata alla storia della “Gran Contessa”. Un’occasione particolarmente interessante anche perché, per pura casualità, è venuta a coincidere con le varie manifestazioni e mostre promosse nei più importanti centri matildici: Reggio, Mantova, San Benedetto Po. A sfogliare i libri degli storici medicinesi dell’Ottocento – Pasquale Orlandi e Giuseppe Simoni - si apprende che essi attingevano sull’argomento a precise notizie dai precedenti cronisti – primo tra tutti Evangelista Gasperini – i quali si mostravano bene informati riguardo l’appartenenza di Medicina ai beni di Matilde di Canossa, citandone fonti bibliografiche e documentarie. Tra l’altro questi storici citano e riportano, in una delle due diverse versioni pervenute trascritte, il testo di una iscrizione che dalla metà del Seicento, sulle pareti del Palazzo della Comunità, condensava i passaggi principali della storia del nostro territorio; il quale, recita nella traduzione della scritta tradotta dal latino dall’Orlandi: “ ...Fra la dote della contessa eroina Matilde annoverato, dalla medesima venne per testamento lasciato in perpetuo dono alla Santa Romana Chiesa”. Al riguardo, di suo, lo storico precisa: “E già si riscontra fra le cronache medicinesi, che la madre di Matilde ritenea in dominio, fra le altre tenute, Medicina e Argellata, gran ville, e spaziose: e che Matilde, indipendentemente dal marito, dominò maisempre le suddette terre…La contessa Matilde adunque era signora di Medicina; ed in tutte le memorie medicinesi si fa parola di essa…”. Non si fa parola invece di come Medicina, passata per testamento in dono alla Chiesa di Roma, verrà di fatto a trovarsi di lì a poco soggetta all’Impero, tanto che Federico Barbarossa, nel diploma del 1155, ne definisce il territorio comunale e la fortifica sottraendola al Comune di Bologna. Per lungo tempo “Medicina ed Argellata” verranno contese tra papa e imperatore come beni matildici, e in seguito ancora tra papa e bolognesi. La mostra e il convegno hanno inoltre toccato un altro punto, sul quale solitamente medicinesi e soprattutto cittadini di Villa Fontana intervengono ogni volta che si parla della Gran Contessa: “La fondazione delle Partecipanze risale a Matilde di Canossa”. Più che un’affermazione storicamente certa, nella maggior parte dei casi sembra il riportare una convinzione appartenente alla tradizione, che tra l’altro si riscontra anche in altre zone ‘partecipanti’ della nostra regione. Su questo argomento però la voce ricorrente non ha trovato finora alcun documento che l’appoggi; anzi, studiosi, che anche di recente hanno affrontato il complesso tema delle Partecipanze nella nostra regione, mettono in rilievo, oltre all’assenza di documenti, la presenza di molti interrogativi e l’esistenza di notevoli differenze all’origine e nelle caratteristiche delle diverse realtà anche se vicine tra loro.

Altra questione interessante per Medicina - ma non solo –, riguarda i due territori appartenenti ai beni della Contessa e sempre nominati insieme: Medicina ed Argelato. Questa seconda terra si trova citata nei documenti, come si è visto poc’anzi, con diverse varianti nella denominazione: Argelato, Argelata, Argellata, Argelate e simili. Ancora nel ‘300 uno scrittore come Giovanni Fiorentino afferma, riguardo a Matilde, che esistevano “nel Bolognese Arzellata e Medicina, gran ville spaziose, e tutte furono di suo patrimonio”. Per tutti gli autori che si sono occupati di storia medievale non vi è alcun dubbio che l’Argelato o Argelata, che compare in stretto binomio con Medicina tra i possedimenti matildici donati alla Chiesa e sempre ambiti dagli imperatori germanici, sia l’attuale Comune di Argelato, vicino al Reno verso il confine col Ferrarese. C’è però uno studioso bolognese, Amedeo Benati (recentemente scomparso), che avanza un’ipotesi solitaria quanto suggestiva. Lo studioso prende le mosse da una considerazione dell’Orlandi, secondo il quale l’Argelata sempre citata con Medicina potrebbe essere un’altra Argelata unita strettamente e fisicamente alla stessa Medicina, e trattarsi della località posta nel territorio di Villa Fontana (nominata spesso nelle antiche mappe locali). Argomentando su tali premesse e basandosi su altre considerazioni storiche, Benati sostiene non esserci dubbi che “l’Argelata”, ricordata insieme a Medicina nelle vicende del patrimonio fondiario che fu di Matilde di Canossa, sia da identificarsi con l’attuale Villa Fontana o con una località nei pressi di questa”. E conclude affermando: “L’odierno Comune di Argelato non ha nulla a che vedere con le lotte lunghe e complesse cui dette luogo l’eredità matildica”. È però sulle complesse vicende in generale, oltre a soffermarci su le cose che riguardano Medicina, che si è cercato di avvicinare la straordinaria statura umana e politica della Gran Contessa. Ciò che ha contribuito a creare il mito di Matilde, dal Medioevo all’età contemporanea, è sicuramente dovuto all’energia e alla determinazione con cui la Contessa ha governato il vasto ed eterogeneo territorio che aveva ereditato dai suoi avi. Ha infatti sempre affascinato constatare come essa abbia saputo difendere i suoi diritti e abbia affrontato contrasti, rivendicazioni, usurpazioni territoriali con una serena energia insospettata in una donna, soprattutto se si considerano la cultura e le leggi del tempo secondo le quali – proprio per essere di elevato rango feudale – la discendenza femminile non poteva avere titolarità se non soggetta all’uomo. Matilde fu sì indotta per ragioni politiche a due successivi sventurati matrimoni - il primo con Goffredo il “gobbo”, morto assassinato, il secondo con il sedicenne Guelfo il “pingue”, allontanato per impotenza - ma in entrambe le situazioni si impose la sua personalità autonoma nonostante le critiche e le avversioni suscitate.

La figura della Gran Contessa è sempre affiancata nella storia all’altra grande personalità del tempo: il monaco Ildebrando di Soana, poi papa Gregorio VII. Tra i due personaggi si instaura una sintonia di fondo e una alleanza che hanno come obiettivi principali l’affermazione in Italia dello Stato della Chiesa, in contrapposizione con il potere imperiale, ad entrambi “scomodo”, e la riforma della Chiesa fortemente bisognosa di maggiore coerenza religiosa e di autonomia dal potere secolare. Il non comune fatto, per una donna, di avere tenuto testa – ed anche di sconfiggere con le armi, come avvenne anche a Monteveglio – il potente sovrano germanico Enrico IV, ma allo stesso tempo di avere promosso la pacificazione tra questo personaggio e il papa Gregorio VII, nello storico e in seguito drammatizzato incontro di Canossa, ha alimentato la fama e il ‘mito’ di Matilde in ogni tempo ed ha contribuito alla creazione di numerose opere letterarie, poetiche e figurative. Una delle più celebri e suggestive idealizzazioni di Matilde, secondo l’interpretazione di molti commentatori della Divina Commedia, è la figura allegorica di Matelda, presente in diverse cantiche del Purgatorio, come immagine della “vita attiva” sostenuta dalle virtù cardinali “Prudenza, Giustizia, Fortezza, Temperanza”. Le ingenti elargizioni a chiese e monasteri effettuate dal casato dei Canossa si collocano anch’esse in questo contesto di sostegno all’ardua azione di riforma. Di tutto ciò la Chiesa sarà talmente riconoscente che, in pieno ‘600, papa Urbano VIII non esiterà a fare trafugare da San Benedetto in Polirone le spoglie di Matilde e a fare erigere dal Bernini, sul nuovo sepolcro in San Pietro a Roma, il grandioso monumento (il primo in quella basilica per una donna non beatificata) in cui la Contessa è raffigurata con il bastone del comando mentre sorregge il simbolo della Chiesa. Era veramente il caso di proporre alla nostra attenzione una così straordinaria figura del pieno Medioevo per riportarla, insieme con i principali problemi e personaggi del suo tempo, alla più reale concretezza delle cose; ed anche per presentarla meno ammantata delle suggestive atmosfere mitiche, frequenti peraltro ad ogni uomo e donna celebrati in vita e passati alla storia.

Luigi Samoggia

Testo tratto da "LA CONTESSA MATILDE E MEDICINA" in "Brodo di serpe - Miscellanea di cose medicinesi", Associazione Pro Loco Medicina, n. 6, dicembre 2008.