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Lista dei combattenti

1919

Schede

In occasione delle elezioni politiche del novembre 1919, la sezione bolognese dell’Associazione nazionale combattenti propose a tutti i partiti ad eccezione del PSI - di non presentare liste, per lasciare questo compito agli ex combattenti.
Il presidente Cesare Righini giustificò la proposta con la necessità di costituire un blocco unito «contro i partiti estremi, in nome della patria e della vittoria».
I cattolici del PPI respinsero la proposta, mentre gli altri partiti, dal PRI al Gruppo nazionalista, inviarono una loro rappresentanza alla riunione promossa dai combattenti.
Righini sostenne che solo chi aveva combattuto poteva presentarsi alle elezioni, il che voleva dire che tutti i vecchi dirigenti dei partiti moderati dovevano ritirarsi a vita privata. Al termine, fu approvata una lista, chiamata Blocco delle forze nazionali, d’ex combattenti scelti dall’Associazione.
I dirigenti dei gruppi moderati e liberali sconfessarono l’intesa e così pure il Gruppo nazionalista.
A sostenere i combattenti restarono il PRI, l’Associazione radicale e il Partito socialista riformista (quello di Leonida Bissolati) che a Bologna era inesistente.
L’Associazione combattenti ritirò la lista e ne presentò una seconda chiamata Lista dei combattenti - comprendente nomi d’esponenti del PRI e dei gruppi minori, compreso il Fascio di combattimento di Bologna.
Alle elezioni il PSI conquistò 7 deputati con il 68,8% dei voti e il PPI uno con il 18%. Nessun deputato ebbero i liberali con il 7,8%, né i combattenti con il 5,6%. [O]