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Lapide dei Fadii

lapide Prima metà del I secolo d.C.

Schede

Provenienza: Castel Maggiore (Bologna). Rinvenuta nel 1664.


TRASCRIZIONE

V(ivus) f(ecit)

T(itus) Fadius T(iti) f(ilius)

Primus et

Cominiae

Sex(ti) f(iliae)

Iucundae


TRADUZIONE

Tito Fadio Primo, figlio di Tito, fece da vivo (questo monumento per sé) e per Cominia Gioconda, figlia di Sesto


L’iscrizione nomina una coppia di cittadini, probabilmente marito e moglie. L’uomo era ancora vivo al momento della realizzazione della pietra per ricordare la moglie defunta.

Curiosità: Non sempre il latino che viene usato nelle epigrafi corrisponde alle nozioni grammaticali e sintattiche che abbiamo imparato nei libri delle superiori. Vuoi perché il lapicida aveva scarsa cultura, vuoi per errori di scrittura, vuoi perché la lingua usata tutti i giorni era ben più flessibile della lingua “ufficiale”, spesso nelle iscrizioni funerarie dei privati troviamo incongruenze o salti logici. In particolare, qui sembrerebbe mancare la parola sibi - per sé - dopo il nome Primus: altrimenti non si spiega sintatticamente quell’ et + nome della moglie Cominia Gioconda in caso dativo. Comunque sia, agli occhi di chi allora leggeva l’epigrafe il messaggio era chiaro: un marito afflitto che in occasione della morte della moglie realizzò una sorta tomba di famiglia che prima o poi li avrebbe entrambi accolti. 

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Descrizione tecnica

Arenaria: 177x59,5x9,6 cm. Inv. 19079