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Pier Paolo Pasolini

5 Marzo 1922 - 2 Novembre 1975

Scheda

Pier Paolo Pasolini, nato il 5 marzo 1922 a Bologna in via Borgonuovo 4, da Carlo Alberto e Susanna Colussi, morto a Roma il 2 novembre 1975.

Le ragioni del grande impatto emotivo che la figura di Pier Paolo Pasolini ha sempre avuto sia sul grande pubblico sia negli ambienti culturali, politici e sociali del Novecento, vanno ricercate nella storia della sua breve esistenza e nella sua intenzione di indagare sempre e comunque gli eventi del tempo nel quale viveva.
Nel suo particolare modo di essere un intellettuale "diverso", Pasolini seppe farsi notare fin dai primi anni della sua vita perché capace di esprimersi come poeta, scrittore, pittore, giornalista, sceneggiatore, regista teatrale e cinematografico, prerogativa quest'ultima che lo rese internazionalmente famoso per i suoi lungometraggi socialmente impegnati e, il più delle volte, "nudi e crudi".
Formatosi al liceo Galvani di Bologna e successivamente nelle aule dell'Alma Mater (Facoltà di Lettere), Pasolini ebbe come insegnante il critico e storico dell'arte Roberto Longhi, enciclopedico professore e importante figura del mondo accademico dell'epoca.
Dopo aver lavorato ad alcuni progetti letterari promossi dall'Università, nel novembre del 1942 Pasolini, appena ventenne, fu tra i fondatori della rivista mensile "Il Setaccio", organo ufficiale del Comando federale del GIL (Gioventù Italiana del Littorio) diretta da Giovanni Falzone, fascista della prima ora, col quale Pasolini, che era vicedirettore, era in continuo attrito a causa dei diversi punti di vista editoriali ed ideologici. Consulente della testata giornalistica era Italo Cinti. Tre i componenti della redazione, tutti giovanissimi: Mario Ricci e Luigi Vecchi (nati nel 1924) e Fabio Mauri (1926). Collaboravano alla rivista "firme" di primo piano dell'epoca mentre nello spazio riservato alle illustrazioni vi erano lavori di Maestri come Filippo De Pisis, Giovanni Ciangottini, Pompilio Mandelli oltre che ai disegni ed acquerelli di Pasolini, Mauri e Cinti.
Nonostante i dissapori tra Pasolini e Falzone la rivista continuò nel suo percorso artistico-letterario fino al n.4 (febbraio 1943) poi il dissidio tra direttore e vicedirettore si esasperò fino al punto che nel marzo del 1943, prima dell'uscita del n.5, Pasolini fu "declassato" al ruolo di semplice redattore e al suo posto fu nominato Italo Cinti, scrittore, pittore, critico d'arte e grande amico di Giovanni Falzone. Ancora un numero dato alle stampe (il 6/7 di aprile-maggio 1943) poi lo stop definitivo anche a causa dei negativi eventi bellici.
Questa ruvida esperienza, comunque, ebbe per Pasolini anche risvolti positivi poiché rafforzò i suoi convincimenti sull'arretratezza delle politiche del fascismo e consolidò i suoi principi anti regime che finirono col portarlo fuori dai dettami della dottrina e dell'ideologia fascista.
Nel settembre del 1943 il "milite" Pasolini (era stato richiamato alle armi alla vigilia dell'armistizio) disertò e si rifugiò a Casarsa, in Friuli, dove divenne amico di alcuni poeti (Cesare Bortotto, Riccardo Castellani, Ovidio Colussi, Federico De Rocco, Domenico Naldini) con i quali fondò, nel 1944 "Stroligüt di cà da l'aga" ("Lunario di qua dall'acqua" dove per "acqua" si intendeva il Tagliamento).

Nel dopoguerra, nel 1946, si dedicò ad una serie di diari in versi pubblicati dall'editore friulano "Edizioni dell'Academiuta" e sulla rivista "Il mondo" di Firenze.
Gli anni Cinquanta furono per Pasolini il momento della svolta "professionale", in quanto ottenne il suo primo lavoro, non come regista, ma come collaboratore di Giorgio Bassani per realizzare la sceneggiatura del film di Mario Soldati "La donna del fiume".
In agosto del 1955 scrisse la sceneggiatura per il film neorealista di Mauro Bolognini "Marisa la civetta" e contemporaneamente collaborò con Fellini alle "Notti di Cabiria". Ma il momento più importante del '55 fu l'uscita del romanzo "Ragazzi di vita" che suscitò innumerevoli critiche per lo scabroso argomento che trattava: la prostituzione omosessuale maschile.
Questo libro fruttò a Pasolini una denuncia per oscenità (dalla quale fu poi assolto) e un'incredibile pubblicità mediatica. Ormai Pasolini era divenuto "Pasolini": il dissacratore, il contestatore, il visionario, il personaggio scomodo capace di denunciare ogni tipo di falso moralismo.
Negli Anni Sessanta e Settanta arrivò il momento della notorietà. Una notorietà dovuta soprattutto alla capacità di analizzare gli aspetti più drammatici e crudi della vita senza preoccuparsi di portare sullo schermo aspetti umani e sociali di particolare durezza e realismo. Questo suo modo di interpretare il cinema gli procurò numerose critiche e contestazioni, tanto che nel 1961 il film "Accattone", dopo un'avversa accoglienza al Festival del Cinema di Venezia, fu proiettato a Roma (Cinema Barberini, 23 novembre 1961) dove un gruppo di neofascisti occupò la sala interrompendo la proiezione, aggredendo gli spettatori e distruggendo gli arredi del cinema.
Dopo Accattone uscirono film come "Mamma Roma" (1962) "Il Vangelo secondo Matteo" (1964) "Uccellacci e uccellini" (1966) "Edipo re" (1967) "Teorema" (1968) "Porcile" (1969) "Medea"(1969) "Il Decameron" (1971) "I racconti di Canterbury" (1972) "II fiore delle Mille e una notte" (1974) "Salò e le 120 giornate di Sodoma" (1975) tutte opere di grande spessore culturale, ma sempre "contro", anche se coerenti con il provocatorio modo di vivere di Pasolini e di interpretare la società raccontandola nei suoi aspetti meno conformisti dove l'umanità è ridotta in schiavitù dal consumismo e dalla corruzione.
Pasolini era comunista. E lo era veramente. Ma la sua spregiudicata condotta di vita (era dichiaratamente omosessuale) non gli permetterà mai di avere un buon rapporto con i politici che componevano i vertici del PCI, considerati solo degli ottusi burocrati, tant'è vero che nel 1949, dopo appena un anno che Pasolini si era iscritto al Partito Comunista, scoppiò il casus belli che il PCI aspettava per poterlo allontanare dal Partito.
Il 28 ottobre di quell'anno, infatti, Pasolini venne denunciato per corruzione di minorenni e atti osceni in luogo pubblico. I giornali diedero ampio spazio alla notizia e il giorno dopo l'Unità, organo del partito, pubblicò la notizia che Pasolini era stato espulso dal PCI. "Malgrado voi, resto e resterò comunista, nel senso più autentico di questa parola" fu la risposta che Pasolini inviò alla Federazione PCI di Udine. Tra parentesi, l'anno successivo (dicembre del 1950) Pasolini verrà assolto da ogni accusa.
Ancora oggi, a distanza di quasi cinquant'anni, Pasolini è considerato uno dei più attenti osservatori della realtà sociale e politica italiana anche se distaccato dal pensiero di sinistra degli Anni Sessanta e Settanta. Prova ne fu la presa di posizione che Pasolini assunse in merito ai fatti di Valle Giulia, avvenuti a Roma il 16 giugno del 1968, anno della grande ribellione studentesca che portò migliaia di contestatori in piazza. Quel giorno ci furono ripetuti e prolungati scontri tra giovani rappresentanti delle forze dell'ordine e studenti: cariche della polizia, corpo a corpo violentissimi, feriti, arresti. Tutti i giornali italiani e non solo italiani ne parlarono. E Pasolini, ancora una volta sorprendendo tutti, cosa disse? "lo simpatizzavo per i poliziotti".
Riflessione molto complessa, ma giusta. Perchè giusta? Semplice.
Pasolini non voleva certo difendere la reazione della polizia al momento degli scontri, ma al contempo non voleva accusare gli studenti. A fargli assumere questa posizione fu semplicemente il fatto che ad affrontarsi erano ragazzi più o meno della stessa età con da una parte i figli del popolo (i giovani poliziotti) e dall'altra gli studenti, il più delle volte ragazzi previlegiati, da comode situazioni familiari: i cosiddetti "figli di papà".
Posizione, questa, molto originale e provocatoria, ma in perfetto "stile Pasolini".

La sua raffinatezza culturale e le sue originali prese di posizione erano sempre basate sull'osservazione profonda delle cose della vita, tanto che spesso "mescolava" l'arte e la letteratura con l'impegno politico, un mix di elementi che vanno al di là del tempo e che ci fanno pensare a Pier Paolo Pasolini come ad un genio incompreso più che a un poeta contemporaneo.
Pasolini mori in tragiche circostanze ad Ostia (Roma) il 2 novembre 1975. Il giorno prima aveva rilasciato un'importante intervista al giornalista Furio Colombo nella quale spiegava una serie di temi che l'avevano appassionato per tutta la vita.

Alessio Boschi