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Il trasporto della torre della Magione

8 Agosto 1455 | 23 marzo 1825

Schede

Il “Comitato per Bologna Storica e Artistica”, dal 1974 pubblica una rivista che viene inviata ai soci intitolata “LA TORRE DELLA MAGIONE”. Il motivo di tale intitolazione viene spiegato dall’allora Presidente, il Prof. Vincenzo Busacchi, nel primo numero, con queste parole: “Abbiamo scelto questo titolo “La Torre della Magione” perché da pochi mesi, per generoso gesto della Cassa di Risparmio in Bologna, il nostro Comitato (o meglio Associazione, che il nome di Comitato conserva per ragioni storiche) si è trasferito in una nuova decorosa sede in Strada Maggiore 71, nell’antico palazzo che fu sede del glorioso Collegio Comelli, a pochi passi dal luogo ove si ergeva la Torre della Magione. Questo monumento, come è noto, fu famoso dal sec. XV, quando fu spostato di 13 metri, con tecnica per quei tempi arditissima, ad opera di un bolognese, Aristotele Fioravanti (o Fieravanti). Appartenente ad una famiglia di architetti che noverò i fratelli Fioravante (circa 1390-1480) e Bartolomeo (1390-1462), il nostro Aristotele (1432-1480 circa), chiamato Mastro Ridolfo, nel 1453 fu nominato ingegnere del Comune e dimostrò profonda capacità nell’eseguire fortificazioni, edifici pubblici, ponti; ma l’opera che gli dette fama fu il trasporto come si è detto, della Torre di Santa Maria del Tempio detta “della Magione” che trovavasi in Strada Maggiore all’angolo dell’attuale via Malgrado. Questa torre, in muratura di mattoni, alta 24 metri, fu poi atterrata nel 1825. Girolamo Bianconi nel 1825 pubblicò un immaginario dialogo fra la Torre degli Asinelli e la Torre della Magione, con notizie di notevole interesse. A mastro Ridolfo, che in trasporto di torri e in raddrizzamento di campanili doveva essersi formata una particolare capacità, talché lo vediamo all’opera nei campanili di S. Biagio di Cento e di S. Angelo in Venezia e nel raddrizzamento della Torre Cerese di Mantova, sono attribuiti anche il modello della facciata del Palazzo del Podestà (1462) e altri progetti di edifici. Ricercatissimo per la sua capacità, lavorò molto anche fuori della sua patria e fino in Russia, dove dal 1474 lo troviamo attivo a Mosca ad erigere la chiesa dell’Assunzione e quella di S. Michele Arcangelo, ove seppe associare motivi rinascimentali e motivi russo-bizantini. Chiuse la sua laboriosa vita a Mosca”.

A proposito di questa Torre, nel 1871 venne stampata a Bologna su un foglio doppio una memoria di quell’eccezionale spostamento dal titolo: TRASLOCAMENTO DELLA TORRE DELLA MAGIONE. Data l’importanza e la storicità dell’evento, riproduciamo qui di seguito tale rara descrizione, a cui si affianca l’immagine presente su quel foglio. “In sull’angolo del vicolo Malgrado, rimpetto alla via Fondazza, erigevasi un’antichissima Torre che sino al 1269, serviva da campanile alla chiesa parrocchiale dei cavalieri Templari; a capo dei quali era, nell’anno medesimo, fra Ridolfo, uno dei primi di quell’Ordine che tenesse stanza in Bologna. E siccome nel convento che innalza vasi allato di detta chiesa, sacrata a Santa Maria del Tempio, aveano residenza i cavalieri; così fu esso denominato la “Magione dei cavalieri del Tempio” Papa Clemente V soppresse, nel 1307 l’Ordine dei Templari, il quale era stato istituito dal 1118; ed il cavaliere Achille Malvezzi, cui fu assegnata in commenda la chiesa e l’annessovi casamento, invaghito di fornire di più utili comodità la propria abitazione e rendere libero l’entrare ad una vicina porta, a che faceva impedimento la torre delle campane, che era allogata di faccia ai muri del tempio, venne in pensiero di farla trasportare alquanto indietro. Viveva allora maestro Ridolfo di Fioravante Alberti, bolognese, il quale per singolarissima valentia architettonica, ebbesi meritato il famoso nome di Aristòtele; e a questo grand’uomo volse la mente il Munifico nostro concittadino Malvezzi onde porre in atto l’ideato traslocamento. Né andò a vuoto l’ardito concetto; ché l’audace e dotto architetto s’accinse di buona voglia, e con tutta la possa del saper suo, alla difficilissima impresa; assai prima meravigliosa che stupenda. E di vero, l’8 d’agosto del 1455, il Fioravante pose ad eseguimento felice l’opera prodigiosa, superando le gravi difficoltà sopravvenutegli allo imperversar della pioggia in quel dì, e dalla rottura d’una trave della colossale armatura: sì che ebbero a udirsi fragorosi applausi degli affollati spettatori, giunti da ogni parte, stupiti del valore del sapiente ingegnere, e della speditezza del generoso cittadino, che apprestavasi a tanto enorme spesa.

Operazione siffatta era ben degna d’alta ammirazione, perché del tutto nuova né da altri mai sperimentata per lo innanzi; e perché porgeva solenne e pubblica prova di quell’eminente grado di meccanica scienza,cui erano saliti, in quel tempo i nostri avi. E a meglio e più sconvenevolmente pregiare l’acutissimo intelletto dimostrato da Aristotele di Fioravante, in così arduo lavoro, giova accennare che la torre, la quale era edificata in mattoni, elevati sopra terra per piedi 65 e once 6, con larghezza di piedi 11 e once 3 per ogni lato; e che per questo porse serio e singolare argomento di discussione alle scientifiche Accademie italiane straniere, ed in ispecie a quelle di Francia e d’Inghilterra, la sua trasportazione. Aggiungasi a quanto si è detto che all’atto dell’atterramento, verificassi avere la torre una base, o fondamento, di piedi 13 a perfezione quadrati, equivalenti a piedi cubici 21 97; che per piedi 4 dalla base in su, i muri erano di grossezza piedi 1 e oncie 10, cioè piedi cubici 277; e che gli altri muri, salendo alla sommità della mole (per piedi 61) eran grossi piedi 1 e once 6, rispondenti a piedi cubici 3613; di guisa che il volume materiale della torre riscontrassi essere di piedi cubici 6087; ed essendo stato cubato un piede bolognese delle materie stesse componenti la torre, il quale diede il peso di libbre 235,2; e moltiplicatolo per lo intero volume, ridotto a cubi, ne derivò che il peso totale della Torre traslocata fosse di libbre 1,431.460. Rimane eziandio a sapere che, per circostanze non ben note, fu vietato di certificare alcune misure; e quindi non si potè conoscere precisamente quella dei vani che vi esistevano, onde detrarla; né il peso del tetto costruito di tavola di rovere, né quel delle tegole, della palla, della croce e banderuola di ferro; come neppure quello de’ sacri bronzi e loro congegni, da porsi in aumento; per lo chè tornò prudente il non darne un risulta mento, il quale non sarebbe apparso che inesatto ed incerto. A levar dunque questa voluminosa mole dal sito ov’era posta, è da credere che al valoroso architetto fosse mestieri l’aprire una vasta e profonda fossa; imperciocché la torre portata sovra cilindri (e qui tecnicamente “curri” avrebbero a dirsi) grossissimi d’abete, oltre la grandiosa macchina dell’armatura, traeva pur seco i 13 piedi di fondamento; e per tal via venisse condotta sino al canto anteriore dell’edificio del tempio, da cui era prima distante 35 piedi colà collocata salda ed intatta. Ma la torre, data più tardi a privato possedimento, il 23 di marzo dell’anno 1825 fu colpita da inesorabile decreto di atterramento; comecchè non mettesse in sospetto di crollo, né incomodo od inciampo al pubblico cammino recasse. Non valse ragione; e Bologna vide abbattuto per sempre un memorando monumento che, a decoro della patria, avea per molti secoli esistito.” BOLOGNA 1871 - CARTERIA RIGATORIA E TIPOGRAFIA AL SOLE DAI CELESTINI

Giovanni Paltrinieri

Testo tratto da 'Il trasporto della torre della Magione: un ricordo', in 'La torre della Magione - NOTIZIARIO DEL COMITATO PER BOLOGNA STORICA E ARTISTICA', Anno XLIX – N. 1, Quadrimestrale Gennaio-Aprile 2022. In collaborazione con il Comitato per Bologna Storica e Artistica.