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Fabrizio Savelli

14 Giugno 1607 - 26 Febbraio 1659

Scheda

ARMA: Troncato, nel 1° d’argento a due leoni affrontati e tenenti con le branche anteriori una rosa sormontata da una colomba il tutto rosso, nel 2° bandato d’azzurro e di rosso e la fascia d’oro caricata da una burella ondata di verde.
Lo scudo è cimato da una croce trilobata d’oro e sormontato da un cappello vescovile con cordoni e fiocchi laterali, manca però la biscia ondata di verde sulla fascia.
Il cartiglio sottostante dice: FABRICIVS CAR· / SABELLVS LEG· / 1648· (cardinal Fabrizio Savelli. Legato. 1648).

Nella cappella Savelli che si trova nella chiesa di S. Maria in Aracoeli, si possono vedere due scudi a mosaico dei Savelli: uno sulla tomba di Vanna Aldobrandeschi, madre di Papa Onorio IV, e l’altro sulla tomba del padre di Onorio, Luca Savelli. 

Nella prima tomba lo scudo è: Di rosso a due bande d’oro ed il capo d’argento caricato da una rosa di rosso bottonata d’oro, sormontata da una colomba ed accostata da due leoni affrontati: il tutto rosso.
Nella tomba invece di Luca Savelli abbiamo: Bandato d’oro e di rosso di sei pezzi ed il capo d’argento caricato da una rosa di rosso sormontata da una colomba e fiancheggiata da due leoni affrontati il tutto in rosso, il capo è sostenuto da una riga di verde; due altri identici stemmi si trovano sulle mura esterne della cappella.
Il Rietstap ed il Neubecker danno per i Savelli: Troncato, nel 1° d’argento ai due leoni affrontati tenenti nelle branche anteriori una rosa sormontata da una colomba il tutto di rosso, nel 2° bandato d’oro e di rosso.

È probabile che l’arma originaria dei Savelli sia stata quella raffigurata nel capo degli stemmi posti sulle tombe, alla quale sia stato aggiunto poi il bandato d’oro e di rosso, che sono i colori della chiesa, quando Cencio Savelli divenne Papa con il nome di Onorio III (1216).

Le famiglie infatti che avevano un Papa nella loro ascendenza, usavano aggiungere alla loro arma i colori della Chiesa. Altre famiglie poi modificarono gli smalti del bandato come per esempio gli Orsini, i Cossa, ecc. I Savelli furono una delle quattro famiglie più ricche e potenti di Roma, tradizionalmente alleata degli Orsini, con i quali erano imparentati, nelle lotte sostenute da questi contro i Colonna ed i Conti. La stirpe, che diede alla Chiesa due Papi e undici Cardinali, sembra che tragga il suo nome e l’origine da Castel Savello, località poco lontana da Roma. Il primo personaggio di cui si ha notizia certa è un Aimerico padre del Cardinal Cencio divenuto poi Papa con il nome di Onorio III.

Suo fratello Luca diede poi i natali a Jacopo che, a sua volta, divenne Papa con il nome di Onorio IV (1285). Un fratello di questi fu Podestà di Orvieto (1275) e Senatore di Roma. I Savelli furono anche marescialli di S.R.C. e, per diritto ereditario, custodi perpetui del Conclave finché la carica non fu loro tolta da Clemente IX che la conferì ai Chigi. I due rami principali di questa famiglia, quello dei Principi di Albano ed Ariccia e quello dei Savelli Palombara che si separò dal primo nel 1495, sono entrambi estinti.

Figlio di Paolo dei Sign. di Albano e di Caterina Savelli, era nipote del Cardinal Giulio.
Egli nacque a Rovenna il 14 giugno del 1607. Dopo essersi addottorato in legge, percorse i vari gradini della carriera di Curia e nel 1642 venne nominato Arcivescovo di Salerno al posto di suo zio Giulio.
Durante il suo arcivescovato richiamò il clero diocesano al rispetto di quanto deciso dal Concilio di Trento: vigilò sui parroci di modo che incrementassero gli sforzi per l'insegnamento del catechismo e combattè le radicate manifestazioni della cultura popolare del territorio, fra cui anche la stregoneria che condannò fortemente. 
Durante la rivoluzione di Masaniello, il Savelli, che era favorevole alla Monarchia, riuscì abilmente a tenere la sua diocesi fuori dalla tempesta che imperversava a Napoli. Nel 1647 Innocenzo X lo creava Cardinale Prete con il titolo di S. Agostino e l'anno successivo lo inviava Legato a Bologna ove rimase fino al 1651.
Al termine della legazione rientrò nella sua diocesi restandovi fino al 1658 quando vi rinunciò in favore di Giovanni Torres. Stabilitosi a Roma divenne ministro di Polonia presso il Vaticano.
Morì il 26 febbraio del 1659 a 52 anni e fu sepolto in S. Maria in Aracoeli.