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Alfonso Carrillo de Albornoz

1384 - 14 Marzo 1434

Scheda

ARMA: D’oro alla banda di verde accompagnata da due castelli di rosso aperti del campo e torricellati di tre.
Lo scudo è cimato da una croce trilobata d’oro e sormontato da un cappello cardinalizio con cordoni e fiocchi laterali.
Il cartiglio sottostante dice: Cardinale Alfonso Carillo Spagnolo. Legato 1420.

Il Rietstap per il Carrillo di Cuenca dà: Di rosso ad una torre d’oro aperta e finestrata del campo e cimata da tre torricelle del secondo, quella di mezzo più alta, anche il Giaconio riporta la stessa arma; è verosimile quindi che quella raffigurata sul muro sia frutto di una combinazione tra l’arma Albornoz e l’arma Carrillo.

Alfonso Carrillo de Albornoz apparteneva ad una delle più nobili famiglie di Spagna.
Egli era nato intorno al 1384, figlio secondogenito di Gomez Carrillo de Cuenca Signore di Ocentejo e Paredes e da Urraca Gomez de Albornoz nipote del Cardinale Egidio Albornoz e, da questo lato, era imparentato anche con la famiglia Luna a cui apparteneva l’Antipapa Benedetto XIII.
Grazie alla sua parentela fece una rapida carriera ecclesiastica assicurandosi ricche prebende.
Fu investito in giovane età di un canonicato nella cattedrale di Cuenca e in seguito ricevette l'arcidiaconato di Alcaràz nel capitolo di Toledo, l'abbazia di Alfaro e numerosi altri benefici. Fu creato Cardinale con il titolo di S. Eustacchio da Benedetto XIII.
Al seguito del suo papa, partecipò all'incontro con Ferdinando I d'Aragona a Morella. Negò il suo consenso ai cardinali a Costanza per la deposizione dei due papi in carica.
Venne poi riconfermato nel titolo cardinalizio da Martino V che lo inviò Legato a Bologna nel 1420.
Lo stesso Papa gli conferiva poi il titolo dei S.S. Quattro Coronati. Fu coinvolto subito nei contrasti di parte nel tentativo di sanare i rapporti fra Antonio Bentivoglio (esiliato a Castel Bolognese) e la famiglia dei Cantelli, da lui richiamati in città. Fu costretto a ricorrere a misure punitive di essere bollato come un duro governatore.
Per quanto riguarda invece la politica estera, suscitò un conflitto: dopo un fallito tentativo di alleanza con Firenze, il legato strinse un accordo con Filippo Maria Visconti, reso pubblico il 25 febbraio del 1422. Questa accordo suscitò le ire della repubblica di Firenze, ingannate con false promesse. Martino V fu costretto a richiamare il Carrillo. Quest'ultimo si rifugiò in San Michele in Bosco e l'amministrazione della città fu esercitata in sua vece dal vescovo Iacopo de Camplo. Al Carillo fu poi preferito Ludovico Aleman, politicamente neutrale, non favorevole ai Visconti.
Eugenio IV, successore di Martino V, entrò poi in contrasto con il Carrillo quando costui si fece nominare dal Concilio di Basilea Vicario di Avignone, ciò contro il volere del Papa che aveva destinato a questo incarico suo nipote Marco Condulmer Vescovo di Avignone.
Più tardi però il Papa che aveva pensato di privarlo anche della dignità cardinalizia, ritornò sulle sue decisioni lasciandolo in possesso di tutti i benefici.
Signore munifico protesse artisti e letterati e restaurò magnificamente la chiesa del suo titolo.
Morì a Basilea il 14 marzo del 1434 e fu sepolto nella Cattedrale di Sigüenza.