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Il diluvio di Deucalione

1815

Schede

Per questo notevole Diluvio il Boldrini ebbe in mente il grande modello di Antonio Carracci, che nella doppia versione romana e parigina fu fonte di appassionate meditazioni per i neoclassici, come indicava il Longhi fin dal '27: per David e Ingres segnatamente, ed inevitabilmente per quanti si applicarono allo stesso tema in Francia, Gamelin, Regnault, Danloux, Girodet Troison, con esiti che sono sempre importanti nella traiettoria che dagli Orazi porta alla Zattera. Qui il Boldrini riesce intrigante per quell'emergenza sul fondo, che ha sentore di cose anglosassoni, tra Füssli e Blake, e di enfasi ossianica: a suggerirla potrebbe essere stato Francesco Alberi, professore in accademia, persona complessa e stimolante, cui si attribuisce un soggiorno giovanile in Inghilterra. Fu appunto l'Alberi, che difese ad oltranza quest'opera nel corso della discussione insolitamente aspra che si ebbe tra i giudici del Curlandese: al termine della quale il Diluvio, unico concorrente, ebbe la maggioranza dei voti. Né dovette verosimilmente mancare la suggestione di quell'ammirevole Sposalizio di Amore e Psiche (Detroit, Art Institute), che il Palagi da Roma inviò nel 1808 a Carlo Filippo Aldrovandi: il Boldrini, impegnato qui a conciliare con buon piglio categorie accademiche discordi, ne ebbe a mente probabilmente la trasparenza di fisico e ultrafisico, come pure la insolita autorità dell'immagine.

Rinaldo Boldrini, Il diluvio di Deucalione. Olio su tela, cm 98 x 130. Concorso Curlandese 1815, grande premio di Pittura. Bologna, MAMbo, Collezioni Storiche.

Renzo Grandi

Bibliografia: P. Bassani, 1816, p. 76; G. Giordani, 1846, p. 13; P. Giordani, 1874, pp. 134-135; A. Emiliani, 1971, p. 61, n. 47. Testo tratto da "I Concorsi Curlandesi". Bologna, Accademia di Belle Arti 1785-1870, catalogo della mostra, a cura di Renzo Grandi, Bologna, Galleria d’Arte Moderna, marzo-maggio; Museo Civico, giugno-luglio, 1980.