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Alessandro Guidotti

1 Settembre 1790 - 12 Maggio 1848

Scheda

Alessandro Guidotti nacque a Bologna il 1° settembre 1790, figlio del senatore e patrizio Annibale e di Costanza, della famiglia dei marchesi Sampieri. A quindici anni frequentò la scuola militare per giovani nobili a Milano, nel corpo dei paggi di Napoleone re d’ Italia. Ben presto però preferì la vera e propria caserma e fu così nominato sergente nel reggimento dei Veliti Reali. Partecipò alle campagne militari di Spagna nel 1808 e 1809 durante le quali fu ferito al volto, dimostrando un notevole coraggio che gli valse la carica di sottotenente e poi di tenente nel I battaglione dei granatieri. Nel 1812 prese parte alla campagna di Russia. Nuovamente ferito, guadagnò il grado di tenente in prima agli inizi del 1813 e pochi giorni dopo fu catturato e fatto prigioniero dai russi. Napoleone nel frattempo lo nominò Cavaliere della Corona di Ferro.

Liberato e rimpatriato nel 1814 in Italia, ottenuta la pensione dal governo austriaco, scelse di entrare a far parte dell’esercito napoletano come aiutante di campo a fianco di Gioacchino Murat. Nel 1815 combatterono insieme nella sfortunata campagna per l’indipendenza italiana e lo stesso Re gli conferì la decorazione dell’Ordine delle Due Sicilie direttamente sul campo. Durante la Restaurazione, Guidotti si ritirò a vita privata, dedicandosi a musica, pittura e lunghi viaggi in Europa. Persa la pensione austriaca, ne ottenne una pontificia mentre attendeva però l’occasione per imbracciare nuovamente le armi a favore della causa nazionale. Nel 1831, con la rivoluzione delle provincie emiliane e romagnole, il Guidotti divenne uno dei cinque capi della Guardia provinciale. In qualità di colonnello, capeggiò un distaccamento di volontari bolognesi che in febbraio partì per raggiungere Ancona. Dopo la resa della fortezza anconetana, proseguì per l’Umbria in direzione della città di Roma. Il distaccamento ottenne una prima vittoria sulle truppe pontificie ma a fine marzo, secondo la convenzione, fu sciolto. Guidotti s’imbarcò allora con altri volontari sul bastimento “Isotta” per raggiungere la Francia ma il viaggio fu interrotto da due golette austriache e i passeggeri fatti prigionieri e trasferiti a Venezia. Guidotti era considerato tra i compromessi politici dei moti del ‘31, controllati dalla Polizia Pontificia, veri e propri ribelli ai quali, grazie ad un’amnistia concessa da Papa Gregorio XVI, fu consentito di emigrare; egli visse quindi da esule in Svizzera, Francia e Inghilterra, fino al 1837 quando rientrò in Italia per assistere la madre malata.

Durante la permanenza nella sua città natale, Guidotti ebbe un legame sentimentale con la contessa Anna De Gregorio, moglie del conte Francesco Sampieri, detta la Sampireina; infatti, presso la Villa di famiglia a Casalecchio di Reno, il Generale era spesso invitato a partecipare a feste, balli e ricevimenti durante i quali probabilmente aveva iniziato a corteggiare la giovane ed elegante padrona di casa. Dopo qualche tempo, Anna diede alla luce segretamente un figlio, frutto della relazione clandestina. Aiutata da Maria Malvezzi principessa Hercolani sua grande amica e confidente rientrò al palazzo di città dopo la nascita. Il figlio crebbe a Madrid e rientrò in patria solo quando fu adulto. Nel 1838, dopo aver aderito alle logge massoniche, Alessandro Guidotti entrò a far parte della Società del Casino di Bologna, che aveva sede a Palazzo Amorini Bolognini in Piazza Santo Stefano. Tale società, di ispirazione giacobina, fu sin da subito un luogo di incontro e integrazione politica e culturale tra nobili e borghesi; un vero e proprio laboratorio “neutro” che coinvolgeva favorevoli e contrari al governo pontificio e all’Unità d’Italia. Nel 1847 Papa Pio IX concesse la formazione della Guardia nazionale e al Guidotti fu offerto il comando di Bologna in qualità di Colonnello. Egli accettò ma l’anno successivo, in un clima politico inquieto e molto acceso, fu vittima di contestazioni personali per le quali fu difeso dallo stesso generale G. Durando, il quale chiese che il Guidotti fosse nominato Generale di brigata nelle truppe di linea. Egli lasciò quindi la Guardia civica bolognese, raggiunse il Veneto agli inizi di maggio e prese il comando di una brigata “mista” dislocata sul basso Piave. Nei giorni successivi la stessa brigata dovette retrocedere, in preda a disposizioni confuse del generale Ferrari il quale accusò Guidotti di tradimento. Il generale Durando lo incaricò allora di difendere Treviso ma per una questione di orgoglio egli rifiutò e durante l’attacco alla città da parte degli austriaci, insieme a Padre Ugo Bassi che inutilmente tentò di dissuaderlo, uscì da Porta S. Tommaso e avanzò verso i nemici finché non fu colpito mortalmente al petto. Era il 12 maggio del 1848.

Così viene descritta la sua morte nel volume 'L'assalto di Vicenza' e dito a Milano nel 1863: “Si sa che nei combattimenti di quel giorno caddero valorosamente il marchese Alessandro Guidotti generale di brigata della Civica di Bologna, e il bravo Padovano Giovanni Dall'Olmo, e fu gravemente ferito il famoso monaco Ugo Bassi. Sul campo di Rieti, Ugo Bassi era giunto da quello glorioso di Treviso, di Mestre e di Marghera e si sapeva da tutti che il valoroso oratore erasi trasformato là in un vero e valoroso soldato; si ripeteva il racconto che un giornale aveva pubblicato sulle circostanze, sul modo, il come e il perchè delle sue ferite. Riportiamo quel racconto nel quale le due figure dei bolognesi Guidotti e Bassi acquistano la grandiosità dell'epico. Il 12 maggio fuori Porta S. Tommaso in Treviso furono parecchie zuffe tra i nostri volontari e i Croati. Il Padre Bassi dal primo mattino insino a mezzodì, desideroso di animare i suoi e di confortarli in ogni caso, si trovò più volte in pericolosi luoghi, nè di ben cento palle di archibugio che gli fischiarono d'attorno, una solo non la toccò. - Di questo, egli medesimo prendeva meravigliosa allegrezza: pure, per obbedire alla disciplina, che richiamava lui e i suoi, tornò con bene ordinata ritirata”. Alessandro Guidotti è sepolto presso il Cimitero Monumentale della Certosa di Bologna (tomba nr. 11 – loggiato di ponente). Presso la Torre monumentale di S. Martino della Battaglia, nella “ Sala della Riconoscenza” dedicata alla celebrazione di Vittorio Emanuele II, ai lati delle quattro scene dipinte sulle pareti, Salvatore Pisani ha scolpito otto busti in bronzo che rappresentano generali caduti in battaglia, tra cui Alessandro Guidotti.

Laura Stanzani

Così viene ricordato da Lodovico Marinelli nella rivista 'Il Comune di Bologna' del gennaio 1927: "Altro illustre bolognese, che onorò la Patria per senno e per valore e che Bologna, ha voluto, con alto senso di riconoscenza, ricordare ai cittadini, intitolando al suo nome la strada che da via Andrea Costa, mette in via Saragozza, è Alessandro Guidotti, tempra adamantina di uomo d'azione e di coraggio indomabile. Nacque in Bologna il 12 settembre del 1790 dal marchese senatore Annibale e dalla marchesa Costanza Sampieri. Attese agli studi classici fino al corso di filosofia e, toccato appena il sedicesimo anno di età, fu nominato paggio del Re d'Italia e l'anno dopo (1807) intraprese la carriera delle armi, col grado di sergente nel Corpo dei RR. Veliti, presso il battaglione dei granatieri; fece la campagna del 1808 in Spagna, distinguendosi per ardimento e valore in molte fazioni e specialmente all'assalto di Gerona, che gli valse la promozione ad ufficiale per merito di guerra. Ritornato in patria, ebbe dal Governo importanti missioni, che disimpegnò con zelo ed avvedutezza fino al momento in cui il suo corpo dovette partire per prendere parte alla guerra di Russia. In quella disastrosa e, ad un tempo eroica campagna, il Guidotti, sempre ferito, poté egualmente condurre il suo reparto, fra i più penosi disagi, fino a Mosca, ove gli venne decretata l'ambita ricompensa della corona ferrea. La famosa ritirata, che come è noto, si effettuò in condizioni assolutamente disastrose, per ragioni di clima in special modo, cagionò all'intrepido soldato patimenti e sofferenze tali, da dovere essere ricoverato in uno degli ospedali di Marienwerder appena giunto in Prussia, dove venne fatto prigioniero, dai nemici che inseguirono i fuggiaschi e poi internato in Russia, appena fu in grado di lasciar l'ospedale. Patteggiata la restituzione dei prigionieri dalle potenze alleate, il Guidotti nel 1814, poté rivedere la patria riabbracciare i suoi colla più affettuosa espansione. La sua però non fu che breve sosta, poiché Gioacchino Murat, conoscendo le eccelse doti militari del prode bolognese, lo volle alle sue dipendenze, come ufficiale d'ordinanza, col grado di capo squadrone, restando con lui fino a quando le speranze, che i napoletani avevano risvegliato nel cuore patriottico degli italiani, furono sciaguratamente tramontate. La rivoluzione del 1831 lo trovò a Bologna, reduce da lunghi e dotti viaggi nelle Isole britanniche, in Francia, in Olanda e ancora ai studi letterari, di musica, di pittura e più precisamente di paesaggio, che prediligeva e del quale lasciò studi e bozzetti veramente meravigliosi. In quel tempo istesso furono istituiti quattro battaglioni di guardia nazionale mobilizzati ed uno di essi, al comando del Guidotti, marciò colla colonna del generale Sercognani, fino ad Otricoli. Fallite anche queste nuove speranze e sciolta la guardia nazionale, tollerata fino al 1832, Guidotti riparò in Svizzera poi a Parigi indi nuovamente in Inghilterra, sempre col pensiero rivolto alla patria lontana ed oppressa, per ritrovarvi soltanto di sfuggita nel 1837, onde porgere l'estremo saluto alla madre morente. 

Appena Pio IX ebbe fatta l'amnistia e concessa la guardia civica, il Guidotti, per voto unanime dei suoi concittadini, innalzato al grado di colonello, partiva per il veneto il 15 aprile 1848 col grado di generale di brigata agli ordini di Giovanni Durando, che nel “48” fu chiamato a comandare la divisione pontificia destinata appunto ad operare nel Veneto. Il Guidotti, destinato egli pure col generale Ferrari Andrea alla difesa del Piave, prese parte ai combattimenti contro gli austriaci, comandati dal Nugent, prima a Cornuda l'otto maggio e tre giorni dopo, cioè l'undici alle Castrette presso Treviso, ambedue però sfavorevoli ai volontari, che nuovi ai fatti di guerra, calunniarono indegnamente la condotta del loro capo. In seguito a questi fatti, sembra che fra il Ferrari e il Guidotti, passassero aspre parole e che quest'ultimo venisse accusato perfino di imperizia nel combattimento di Cornuda. Di ciò fortemente indignato, non volle più sapere di comando e, unitosi, come semplice gregario, ai napoletani, ai senigalliesi, padovani ed altri, che giurarono di non abbandonare Treviso, combatté con essi per la difesa della città, fino a che, nella giornata del 12 maggio, colpito al cuore da una palla austriaca cadeva, da prode, presso la barricata esterna di S. Tomaso sulla via dei Paesaggi. L'ultimo respiro del glorioso patriota, fu raccolto da P. Ugo Bassi, il quale aveva più volte cercato di dissuaderlo a non esporre la preziosa sua vita ai codardi nemici, che tiravano a bruciapelo da luoghi nascosti; ma poiché le esortazioni a nulla valsero, egli stesso, sprezzando il pericolo, cercò di fare scudo all'amico con la propria persona, riportando, per tale atto magnifico e generoso, ben tre ferite di moschetteria nemica. Il rimpianto per la morte del Guidotti fu spontaneo e generale, tanto in Treviso quanto in Bologna sua patria e i solenni funerali, che si celebrarono in queste due città, con concorso di cittadini di ogni ceto e categoria, testimoniarono col dolore di tanta perdita, la stima e la considerazione in cui era tenuto il patriota insigne. (trascrizione a cura di Zilo Brati).