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Vittoria Guadagnini detto/a Dina

01 marzo 1903 - [?]

Scheda

Vittoria Guadagnini, «Dina», da Alfonso ed Emma Cacciari; nata l'1 marzo 1903 a Imola; ivi residente nel 1943. Licenza elementare. Casalinga.
Moglie di Roberto Gherardi, iniziò la sua militanza politica negli anni della più dura repressione fascista. «La miseria più nera» in cui la sua famiglia versò negli anni trenta, acuì la sua volontà di lotta, sostenuta dalla fiducia che solo attraverso l'organizzazione delle forze antifasciste fosse possibile opporsi alla dittatura. Amica di Prima Vespignani, nell'ottobre 1929 aderì al PCI.
Assieme a questa, ad Anna Maranini, Giovanna Zanarini, nonostante il loro «analfabetismo» politico e la «scarsità» numerica, fondò la prima cellula femminile comunista imolese. La sua casa divenne luogo di incontro di dirigenti comunisti e centro per la stampa clandestina che, insieme con le sue compagne, diffuse accortamente eludendo la stretta sorveglianza della polizia fascista.
Assertrice delle libertà democratiche, alla violenza fascista oppose la protesta coinvolgente l'opinione pubblica. Contro l'ondata di arresti e condanne dei comunisti e socialisti imolesi, organizzò l’8 marzo 1930 con Prima Vespignani la manifestazione delle donne che al grido di «pane e lavoro» denunciarono alle autorità cittadine le condizioni di fame e di miseria in cui versava la popolazione. I funerali di Enea Fantini, morto per le violenze subite nel carcere di Castelfranco Emilia (MO), dell'12 aprile 1931 divennero occasione per una manifestazione antifascista.
Il 12 aprile 1932, in occasione dell'anniversario della morte di Fantini, con Giovanna Zanarini affisse sugli alberi lungo la via Emilia volantini recanti le fotografie di Camilla Ravera e Umberto Terracini denuncianti le precarie condizioni di salute dei detenuti politici. I volantini rimasero affissi tutto il giorno perché la polizia ritenne che fossero fotografie dei corridori del giro d'Italia.
L'1 maggio 1932 con Prima Vespignani, mescolandosi fra i fedeli che partecipavano alla processione della Madonna del Piratello, diffuse volantini antifascisti.
Tramite rimesse di danaro del marito emigrato all'estero, fece pervenire al Soccorso rosso gli aiuti economici di compagni e di antifascisti fuoriusciti.
Nel maggio 1934, raggiunto il marito in Unione Sovietica, si diplomò dattilografa e come tale, lavorò prima alla Scuola leninista internazionale e poi a Radio Italia. Fu delegata al 1° Congresso internazionale femminile dove conobbe Dolores Ibarruri. Nel 1942 chiese e ottenne di ritornare in Italia. Rientrata a Imola poco dopo venne arrestata per 28 giorni. Assolta dalla Commisione provinciale, fu invitata a non interessarsi di politica. «La donnetta qualunque», come ebbe a definirla un giudice della Commissione provinciale, riprese con maggior entusiasmo la lotta contro il fascismo.

Dopo l’8 settembre 1943 partecipò alla formazione dei Gruppi di difesa della donna. Nominata dirigente provinciale, si trasferì a Bologna estendendo la sua attività in tutta la provincia. Fu a Molinella nel giugno 1944 accanto alle mondine scese in sciopero; nel settembre 1944 organizzò a Castel Maggiore il gruppo delle donne che poi parteciparono con i partigiani alla presa del Comune.
A Imola preparò con Prima Vespignani ed altre compagne la grande manifestazione delle donne del 29 aprile 1944 guidata da una commissione diretta da Clorinda Carletti Baroncini per rivendicare migliori condizioni economiche. L'intervento delle squadre della GNR che spararono sulle donne ferendo Prima Vespignani e uccidendo Rosa Zanotti e Livia Venturini non solo non riuscì a disperdere le donne ma divenne atto di accusa della violenza squadrista.
Fu ancora accanto alle donne nella manifestazione del sale organizzata a Bologna il 3 marzo 1945.
Militò nella 7a GAP Gianni Garibaldi e nel CUMER. Il marito cadde nella Resistenza.
Riconosciuta partigiana con il grado di sottotenente dall' 1 aprile 1944 alla Liberazione. Testimonianza in RB1. [AQ]