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Lorenzo Giusti

21 settembre 1890 - [?]

Scheda

Lorenzo Giusti, da Giovanni e Giulia Venturi; nato il 21 settembre 1890 a Bologna. Licenza di scuola media. Capostazione delle ferrovie.
Militò prima nel movimento anarchico e poi nel PSI.
Negli anni della prima guerra mondiale divenne dirigente del Sindacato ferrovieri italiani, sia a livello provinciale, come segretario, sia nazionale. All'interno del sindacato fu tra i sostenitori, nel 1922, della necessità di costituire un fronte unico antifascista di tutte le forze del lavoro. Il 9 febbraio 1922 fece parte della delegazione dello SFI - dal quale era partita la proposta - che si incontrò con quelle del PSI, PCI, CGdl e dell'USI per dare vita all'Alleanza del lavoro. Nel novembre dello stesso anno fu eletto nell'esecutivo dello SFI, il massimo organo dirigente del sindacato ferrovieri.
Per la sua attività politica e sindacale subì dure persecuzioni. Per avere sospeso il lavoro in occasione del 1 Maggio 1922 fu sospeso per alcuni giorni. Per essere stato uno dei promotori e per avere preso parte allo sciopero dell'1 agosto 1922, indetto dall'Alleanza del lavoro, fu prima retrocesso a sottocapostazione e nel luglio 1923 licenziato dalle ferrovie con la formula dello «scarso rendimento di lavoro», in base al decreto del 28 gennaio 1923.
Nell'agosto 1923 fu processato, per avere violato l'art. 182 del codice penale e l'art. 58 della Legge ferroviaria - sospensione del servizio - e condannato a 3 mesi di sospensione dal servizio e 500 lire di multa. Essendo già stato licenziato, la condanna era una sanatoria a posteriori del provvedimento, ritenuto illegittimo, perché applicato con valore retroattivo.
Anche se lo combatteva, il regime fascista cercò di lusingarlo e di attirarlo nel sindacato corporativo, per sfruttare il grande prestigio che aveva tra i ferrovieri. Al termine di un colloquio, nel corso del quale gli venne proposto invano di accettare la segreteria della federazione fascista dei lavoratori dei trasporti, Mussolini gli disse: «Ti stroncheremo».
Per sottrarsi alla persecuzioni fasciste, emigrò prima in Francia e poi in Spagna, dove subì numerosi arresti per l'attività politica che svolgeva, unitamente al martire socialista Fernando De Rosa.
Dopo l'avvento della repubblica spagnola, ricoprì incarichi di grande responsabilità all'interno della Confederazione sindacale dei lavoratori anarchici e della Federazione anarchica iberica. All'inizio della guerra civile - scatenata dalla sedizione franchista-fu tra i fondatori della Colonna italiana della divisione Ascaso che si battè sul fronte di Huesca. In seguito militò nelle colonne Rosselli e Durruti, partecipando a tutte le principali battaglie della guerra civile. Durante il soggiorno spagnolo fu anche responsabile del gruppo «P. Cori» e di Villa Malatesta a Barcellona.
Dopo l'assassinio del dirigente anarchico Camillo Berneri, a opera della polizia stalinista, ebbe numerosi e forti contrasti con i dirigenti del PCI. Fu schedato nel 1937, mentre si trovava in Spagna, e lo stesso anno fu emesso un mandato di cattura nei suoi confronti se fosse rimpatriato. Conclusasi tragicamente la guerra civile di Spagna, rientrò in Francia dove fu internato per 15 mesi nel campo di concentramento d’Argèles surmer.

Riottenuta la libertà, partecipò alla Resistenza contro i tedeschi dai quali fu catturato a Dunkerque. Riuscì a evadere dopo molti mesi di detenzione. Rientrato in Italia dopo l'8 settembre 1943, aderì al PSI e partecipò alla Resistenza nella zona imolese.
Alla Liberazione è stato eletto nella segreteria nazionale dello SFI e nominato presidente della Cooperativa ferrovieri di Bologna. [O]