Salta al contenuto principale Skip to footer content

Giovanni Marchesi, custode di Villa Ameno

Schede

Molti rastrellati di Marzabotto furono portati dai tedeschi a Villa Colle Ameno, dove abitavo. Un sergente prendeva in consegna questi rastrellati e poi ordinava di farli proseguire per l’ospedale. Mi capitò, andando in giro per il giardino e nei pressi della villa, di vedere grandi buche colmate di fresco, con la terra ancora smossa. Lo dissi al sergente e lui rispose con un segno di croce in direzione delle buche, il che mi fece capire qual era l’“ospedale” dove egli diceva che mandava i rastrellati. L’eccidio fu fatto - ma lo seppi dopo - il 18 ottobre 1944. Dopo la liberazione nelle buche furono trovati i resti di diciannove persone.
Qui a Villa Colle Ameno c’è una piccola cappella di stile barocco. Chi se ne intende, dice che è un’opera d’arte. Tra le belle cose da vedere ci sono delle statue di santi, in legno, fatte dal Piò, uno scultore di Bologna. Le ho sentite lodare molto dai visitatori, per come sono state fatte e per i magnifici colori. Un giorno il sergente ed i suoi camerati nazisti, portarono fuori le statue, le allinearono contro il muro e le “fucilarono”. Tutto in piena regola, col plotone di esecuzione schierato ed il sergente che dava i comandi. Poi presero le due grandi statue di cera, che rappresentavano, in grandezza naturale, il “fattore” e la “zdaura” e che erano poste in due nicchie situate l’una dirimpetto all’altra, nel salone della villa, e le impiccarono. La statua della “zdaura” l’appesero poi al voltone dell’entrata e da lontano sembrava una persona vera. Ricordo che alcuni soldati tedeschi si erano vestiti con paramenti sacri trovati nella cappella e facevano i buffoni. Rubarono anche tutto ciò che poterono e rovistarono persino dentro alla tomba della famiglia Rizzi e certamente i danni sono stati notevoli perché Colle Ameno, detta anche “Villa dei Ghisilieri” era stata famosa nel 1700 perché c’era una fabbrica di maioliche pregiate.
Io decisi di andare via con la famiglia e, al ritorno, dopo la liberazione, mi accorsi che durante la nostra assenza avevano trasformato le cantine di Villa Colle Ameno in un luogo di concentramento. Di là dentro debbono essere passate centinaia di persone. Vi fu un momento che dentro gli scantinati ce n’erano ammassate più di quattrocento. Lo si vede dalle iscrizioni sui muri. Ve ne sono una quantità. Sono a gruppi. Ogni gruppo raccoglie le firme di gente dello stesso paese, o frazione o case. C’è la data di arrivo, in alcune anche quella di partenza. Ma in molte la data di partenza non c’è. Forse non ebbero il tempo di scriverla. C’è una di quelle iscrizioni che mi ha fatto proprio commuovere. È isolata dalle altre, non c’è data, né firma, solo una frase: “Con sommo rammarico”. I tedeschi restarono a Colle Ameno dal 6 ottobre al 24 dicembre 1944. In quei mesi la Villa di Colle Ameno era loro servita anche come campo di smistamento di prigionieri verso i lager della Germania.

Luciano Bergonzini, "La Resistenza a Bologna. Testimonianze e documenti", vol. V, Istituto per la Storia di Bologna, Bologna, 1980
[RB5]
Note
1