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Giorgio Pini direttore del "Resto del Carlino"

26 Maggio 1928

Schede

Già direttore de "L'Assalto", a soli 29 anni Giorgio Pini (1899-1987) è designato alla guida del "Resto del Carlino", che naviga da tempo in cattive acque dal punto di vista finanziario, tanto che il Consiglio di Amministrazione è sul punto di cederlo.
Il giornale è gravato da diversi oneri, tra i quali il costo di stampa del quotidiano sportivo "Il Littoriale", mentre le vendite sono in calo.
Conosciuto per le sue doti di "fascista equilibrato", il nuovo direttore riceve il saluto di Mussolini, che gli raccomanda di fare un giornale "che sia degno oggi e domani del quadrivio della rivoluzione delle camicie nere".
Il potente Podestà Arpinati, invece, lo considera solo una copertura dell'amico Missiroli, al momento in disgrazia presso il Duce.
Umiliato di sentirsi semplicemente un "trait d'union", Pini non starà al gioco e perciò sarà presto dimissionato, il 4 marzo 1930.
Sarà in seguito caporedattore al "Popolo d'Italia" e quindi nuovamente direttore del "Carlino" e anche sottosegretario agli Interni nel periodo della Repubblica Sociale. Nel 1946 sarà processato per collaborazionismo con i tedeschi.
Sulla base di note biografiche da lui stesso redatte, i giudici lo descriveranno come protagonista di "nobili battaglie" contro gli esponenti del vecchio regime e fautore di riforme sociali e di pacificazione.
Eviterà la pena capitale prevista per il reato di collaborazionismo e otterrà una pena di soli 10 anni, subito ridotta a 6 per una decorazione ottenuta nella Grande Guerra.

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